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ed il Carso triestino, ove la specie è molto rara. Cresce in pascoli e prati
aridi, su suoli neutri o subacidi, dalla fascia montana inferiore a quella
alpina. Il nome del genere, recentemente segregato da
Hieracium
, si
riferisce ai lunghi peli presenti sulle foglie di alcune specie; il nome
generico
Hieracium
deriva invece dal greco 'ierax' (sparviere), in
riferimento ad una pianta di cui gli antichi credevano si cibassero gli
sparvieri per rafforzare la vista (da qui il nome italiano adottato da
Pignatti); la specie è dedicata a D. H. Hoppe (1760-1846), professore di
Botanica a Regensburg e studioso della flora alpina; il nome della
sottospecie, che in greco significa 'a fiori grandi' allude alla dimensione
dei capolini, che però sono più piccoli di quelli della sottospecie
nominale. Forma biologica: emicriptofita rosulata. Periodo di fioritura:
maggio-agosto.
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Frutti sormontati da un lungo becco (carattere visibile
anche alla fioritura: aprire il capolino ed osservare i frutti
immaturi)
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Frutti senza becco
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Pianta pelosa. Becco non inserito al centro di una coroncina (lente!)
Crepis vesicaria L. subsp. taraxacifolia (Thuill.) Thell.
Entità mediterraneo-atlantica, appartenente ad una specie circumboreale
piuttosto polimorfa presente con tre sottospecie in tutta Italia, dal livello
del mare alla fascia montana; questa sottospecie è presente in Italia
settentrionale, Umbria, Campania, Basilicata e forse Sicilia. Nella nostra
regione è forse di antica introduzione e diffusa sino ai fondovalle alpini;
in Carso è comunissima ovunque. Cresce sia negli aspetti più freschi dei
prati stabili ad
Arrhenatherum
che ai margini di strade, in aiuole, alla base
di muri, in discariche etc., su suoli argillosi per lo più carbonatici,
piuttosto freschi e ricchi in composti azotati. Rispetto alle citazioni
dell'800 che la davano rara, ha avuto un forte incremento dovuto alla
crescente ruderalizzazione. Il nome generico deriva dal greco 'krepis'
(scarpa), per l'aspetto delle foglie basali appressate al suolo (o forse per
quello dei frutti); il nome specifico allude alle brattee inferiori dei
capolini, rigonfie a mo' di vescica. Forma biologica: terofita
scaposa/emicriptofita bienne. Periodo di fioritura: febbraio-ottobre.
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Pianta glabra. Becco inserito al centro di una coroncina
Chondrilla chondrilloides (Ard.) H. Karst.
Specie endemica delle Alpi orientali e delle aree adiacenti, in Italia
presente dalla Lombardia al Friuli. La distribuzione regionale si estende,
con diverse lacune, su tutte le aree montuose del Friuli (ove è
generalmente ristretta ai fondovalle), con diverse stazioni lungo i greti dei
torrenti nell'alta pianura friulana occidentale, soprattutto nella vegetazione
di magredi. Cresce su ghiaie, preferibilmente di natura calcarea,
soprattutto lungo i greti dei torrenti, su suoli ghiaioso-sabbiosi, tollerando
l'azione delle piene, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Il
nome generico deriva dal greco 'chondros' (grumo) per il latice che si
raggruma facilmente a contatto con l'aria. Forma biologica: emicriptofita
scaposa. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
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Foglie inferiori larghe 1-2 cm. Capolini disposti in un'infiorescenza ombrelliforme
Hieracium umbellatum L.
Specie circumboreale presente in Italia centro-settentrionale (salvo che
nelle Marche) e forse Campania e Basilicata (segnalata erroneamente in
Abruzzo), dal livello del mare ai 1500 m circa. Nella nostra regione è
diffusa dalla costa alla fascia montana; in Carso è sparsa e poco comune.
Cresce ai margini di boschi termofili, su suoli decalcificati subacidi,
poveri in composti azotati. Il nome generico deriva dal greco 'ierax'
(sparviere) in riferimento ad una pianta di cui gli antichi credevano si
cibassero gli sparvieri per rafforzare la vista (da qui il nome italiano
adottato da Pignatti), il nome specifico allude all'infiorescenza, un racemo
contratto simile ad un'ombrella. Forma biologica: emicriptofita scaposa.
Periodo di fioritura: agosto-ottobre.