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Foglie molto pelose di sotto
Malus pumila Mill.
Il melo, originario dell'Europa ed Asia occidentale per ibridazione
con altre specie, è coltivato in tutta Italia sino alla fascia montana.
Appare anche in forme inselvatichite che si avvicinano alla specie
selvatica
M. sylvestris
, da alcuni autori non considerata veramente
distinta. È una delle piante da frutto più coltivate e diffuse; la mela
viene definita 'falso frutto' in quanto si sviluppa dal ricettacolo,
mentre il vero frutto sarebbe il torsolo, che si forma dall'ovario.
Etimologia: il nome generico è quello già utilizzato dai Romani;
quello specifico in latino significa 'piccolo', 'nano'. È noto anche
come
Malus domestica
Borkh., in tal caso il nome specifico allude
alla sua coltivazione presso le case. Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Ovario semi-infero, visibile sul fondo di un ricettacolo
scavato a coppa. Frutto contenente un solo seme. Foglie
glabre o con peli sparsi di sotto
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Foglie più brevi di 10 cm, con larghezza massima verso il centro
Prunus cerasifera Ehrh.
Il mirabolano è una specie originaria dell'Asia occidentale, introdotta
in Italia già dai Romani, che ne apprezzavano i frutti. Nell'Italia
continentale si è ampiamente spontaneizzato, divenendo in qualche
caso un arbusto invadente, dal livello del mare agli 800 m circa.
Attualmente la sua coltivazione come albero da frutto ha perso
importanza; viene invece ampiamente utilizzato come portainnesto
per altre specie di
Prunus
da frutto, ed è anche impiegato a scopo
ornamentale lungo le strade o nei giardini, soprattutto nelle varietà a
foglie arrossate, per le sue precoci fioriture. Può vivere fino a 80
anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia
incerta; quello specifico allude alla somiglianza dei frutti con quelli
del ciliegio ('cerasus', nome dato dai Romani all'amarena e che deriva
da Cerasunte, località presso il Mar Nero). Forma biologica:
fanerofita cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-
aprile.
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Foglie più lunghe di 10 cm, con larghezza massima al di sopra del centro
Prunus avium L. subsp. avium
Il ciliegio è oggi divenuto subcosmopolita per coltivazione in diverse
varietà. L'areale originario dovrebbe essere il territorio che va dal
Caucaso ai Balcani; l'ingentilimento e la messa a coltura sono iniziati
nell'Asia occidentale. Allo stato coltivato è comune in tutta Italia sino
alla fascia montana inferiore; allo stato subspontaneo è diffuso ma
non comune. Cresce in boschi mesofili maturi e talvolta nelle siepi,
su suoli argillosi piuttosto profondi e abbastanza ricchi in composti
azotati. Si coltiva per il frutto fresco o da conservare in alcool, come
pianta ornamentale, per la ricca fioritura primaverile e per l'aspetto
che acquisisce in autunno con l'ingiallimento delle foglie, oppure per
il legname. Il legno è duro, a grana uniforme, dalle tonalità calde,
bruno-rossicce, e si presta bene per la costruzione di mobili di pregio
e lavori al tornio. Le foglie contengono una sostanza colorante viola.
Vive tra gli 80 e i 120 anni. Il nome generico, già in uso presso i
Romani, è di etimologia incerta, quello specifico in latino significa
'degli uccelli'. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.