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Piante con rami non terminanti in spine. Fiori non
arancioni
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Foglie con forte odore di alloro se sfregate tra le dita
Laurus nobilis L.
L'alloro è un albero mediterraneo-atlantico, di antica introduzione in Italia
settentrionale, ove anche grazie ai merli che ne diffondono i semi è diffuso
anche allo stato subspontaneo. È presente in tutta Italia (in Valle d'Aosta,
Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia come avventizia).
Anche nella nostra regione è di antica introduzione, coltivata e diffusa allo
stato subspontaneo; in Carso è piuttosto comune. Cresce in stazioni
soleggiate nella zona dell'olivo; con l'edera ed il pungitopo forma piccole
oasi di laurofille sempreverdi, soprattutto su substrati arenacei freschi, dal
livello del mare agli 800 m circa. Le foglie sono notissime come
condimento. I frutti contengono olii essenziali ed un grasso impiegato in
profumeria. L'olio di lauro, estratto dai semi, è un componente dell'olio
laurino, utilizzato contro i dolori reumatici. La pianta è tradizionale
simbolo di gloria e di affermazione: la 'laurea' deriva da essa il suo nome. Il
nome generico, assonante con il celtico 'lauer' (sempreverde) e con il
sanscrito 'daru' (albero), è quello utilizzato dagli antichi Romani; il nome
specifico si riferisce all'uso celebrativo della pianta. Forma biologica:
fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Foglie non odorose
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Foglie più brevi di 10 cm
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Foglie più lunghe di 10 cm
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Albero. Fiori senza petali. Frutto secco (ghianda)
Quercus ilex L. subsp. ilex
Il leccio è l'albero mediterraneo per eccellenza, presente allo stato
spontaneo in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, ma molto
più abbondante nell'Italia mediterranea. Nella nostra regione ha
distribuzione prealpico-carsica, ricordo di interglaciali caldi che ne hanno
favorito l'espansione verso nord; in Carso domina la macchia mediterranea
relitta su calcare tra Grignano a Duino, ma appare isolato anche in Val
Rosandra. È la specie dominante nei residui boschi di sclerofille
sempreverdi della macchia mediterranea, su suolo preferibilmente acido; ai
margini dell'areale cresce anche nei boschi decidui o in habitat rupestri in
siti caldo-aridi, su suoli calcarei primitivi e ricchi in scheletro. Ha limitati
impieghi artigianali, essendo il legno molto duro e resistente alle alterazioni
ma difficile da lavorare e stagionare; viene comunque usato per oggetti
sottoposti a forti sollecitazioni e usura, come parti di attrezzi agricoli, pezzi
per torchi, presse e imbarcazioni, ecc. La corteccia è usata per la concia
delle pelli, perché ricca in tannini. Le ghiande sono impiegate
nell'alimentazione dei maiali; un tempo venivano usate anche dall'uomo,
torrefatte, come surrogato del caffè. Il nome generico, già in uso presso gli
antichi, è di etimologia incerta, potrebbe derivare da due parole celtiche,
'kaer' e 'quer' (bell'albero), cioè 'l'albero per eccellenza'; secondo altri deriva
dal greco, indicando il legno ruvido delle piante di questo genere; il nome
specifico, che forse deriva da una radice celtica che significa 'punta', è
quello dato dai Romani all'agrifoglio, per la frequente presenza anche nel
leccio di foglie subspinose. Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita
cespitosa). Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Piccolo arbusto. Fiori con petali. Frutto carnoso
Cotoneaster salicifolius Franch.
Il genere
Cotoneaster
include numerosissime specie provenienti da diverse
aree dell'emisfero settentrionale. Molte di esse sono state soggette ad
ibridazione con la creazione di svariate cultivar oggi ampiamente diffuse in
parchi e giardini. In Italia esistono alcune specie spontanee di
Cotoneaster
,
ma quelle presenti in parchi e giardini derivano da specie quasi sempre
importate in Europa per uso ornamentale. Il cotognastro salicifoglio è una
pianta originaria dell'Asia orientale (Cina occidentale). È un arbusto molto