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Foglie più brevi di 7 cm
Pinus sylvestris L.
Il pino silvestre o pino rosso è un albero eurasiatico-boreale che ha
raggiunto l'Italia durante il periodo glaciale provenendo dalla Siberia, e che
oggi è diffuso lungo tutto l'arco alpino, con optimum nelle vallate interne a
clima più continentale; altrove è stato spesso introdotto con i
rimboschimenti. Nella nostra regione è ampiamente diffuso nell'area
montana, e frequentemente impiegato per rimboschimenti; in Carso ed in
Val Rosandra è stato utilizzato molto meno di
P. nigra
e a differenza di
questo si riproduce con difficoltà ed è quindi meno invasivo. Il legno viene
impiegato per lavori di falegnameria e come pasta per la cellulosa
nell'industria della carta. In medicina le gemme sono utilizzate per le
proprietà balsamiche, mentre dalla resina si estrae la trementina (solvente
per vernici). È un albero longevo, può vivere circa 500 anni. Il nome
generico è quello usato dai Romani per indicare il pino mediterraneo, e
deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della pianta), da 'pic'
(pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per la forma della
chioma degli alberi; il nome specifico, dal latino 'sylva' (selva), allude al
suo habitat, il bosco. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: maggio-luglio.
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Foglie più lunghe di 7 cm
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Foglie più lunghe di 12 cm. Albero a forma di ombrello
Pinus pinea L.
Originario delle regioni mediterranee dell'Europa meridionale e delle coste
dell'Asia Minore, è presente in quasi tutte le regioni d'Italia dal livello del
mare agli 800-1000 m. Insieme a
P. pinaster
è una specie litoranea tipica
delle zone costiere mediterranee. Viene coltivato per il suo seme
commestibile (i pinoli) e per rimboschire le pinete delle zone litoranee. Il
pino domestico è rustico e si adatta bene anche a substrati poveri, ma è
sensibile all'inquinamento che provoca arrossamento e necrotizzazione
delle parti terminali degli aghi. Il nome generico è quello usato dai Romani
per indicare il pino mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece,
resina, essudato della pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal
celtico 'pen' (testa) per la forma della chioma degli alberi; il nome specifico
si riferisce alla parte commestibile dei semi, i pinoli. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie più brevi di 12 cm. Albero non a forma di ombrello
Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra
Specie preglaciale a carattere relitto, con areale piuttosto ampio e
frammentario sulle montagne dell'Europa meridionale e differenziazione in
numerose stirpi locali variamente trattate a livello tassonomico. In Italia le
sue stazioni primarie sono limitate alle Alpi e Prealpi calcareo-dolomitiche
e all'Appennino centrale. Cresce su rupi calcaree, dal livello del mare ai
1200 m circa. Nella nostra regione le stazioni primarie sono limitate ad
Alpi e Prealpi calcareo-dolomitiche; in Carso è stato introdotto dalla metà
dell'800 ed è divenuto ubiquitario ed invasivo, partecipando al
rimboschimento naturale delle lande con grande successo riproduttivo. Si
tratta di un pino molto apprezzato a scopo paesaggistico e ornamentale per
la sua adattabilità, per lo sviluppo relativamente rapido e per il notevole
effetto estetico. Può essere utilizzato come essenza da legno o per il
rimboschimento nelle zone montane in fasce comprese fra i 600 e i 1500 m.
Il nome generico è quello usato dai Romani per indicare il pino
mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della
pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per
la forma della chioma degli alberi. Il nome specifico allude al colore scuro
della scorza e della chioma. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: maggio-luglio.
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Foglie disposte tutt'attorno al ramo
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Foglie disposte a pettine sui rami, in due ranghi più o meno
opposti
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