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Famiglia
Saxifragaceae.
Sinonimi
Philadelphus
nepalensis Wall. ex Loud.
Area d'origine
Europa centro-
orientale.
Etimologia
Il termine generico deriva dal greco
'phileo' = io amo e 'adelphos' = fratello, in riferimento,
secondo alcuni, ai molti stami, secondo altri ai numerosi
rami che si intrecciano tra di loro. Il termine specifico
'coronarius' = simile a corona allude ai numerosi stami
verticillati che spiccano al centro della corolla.
Descrizione
Arbusto deciduo, alto 1-3 m, eretto e
cespuglioso, con rami esili. Le foglie sono opposte,
semplici, lanceolate, a margine dentellato, acuminate
all'apice, tomentose sulla pagina inferiore. I fiori, riuniti in
fiorescenze cimose, sono vistosi, profumati, di colore
bianco. Hanno un calice a 4 lacinie e una corolla di 4-5
petali arrotondati, numerosi stami perigini ed un ovario tetraloculare. Il frutto è una capsula a 4 valve.
Periodo
di fioritura
Fiorisce in primavera, tra maggio e giugno. Nelle zone a clima mite la fioritura può anticipare al
mese di Aprile.
Coltivazione
Pianta abbastanza rustica, resistente al freddo, si adatta a terreni di qualsiasi
natura ed a esposizioni sia soleggiate che parzialmente ombreggiate. Necessita di potatura dopo la fioritura per
favorire l'emissione di nuovi getti. In coltura sono note numerosissime varietà orticole originate soprattutto
per incrocio con altre specie. Si moltiplica per seme, per talea di legno tenero in estate o per margotta. Il Fior
d'Angelo può essere soggetto ad alcune malattie crittogamiche quali il 'mal bianco' (Phyllactinia guttata) che
si presenta come un feltro biancastro e farinoso, provoca avvizzimento delle foglie e va trattato con zolfo
bagnabile e prodotti antioidici, la 'maculatura fogliare' (Ascochyta philadelphi, Ranuilaria philadelphi), che
provoca la comparsa sulle foglie di macchie scure e disseccamento, va trattata con benomyl, carbendazim o
tiram. Frequenti sono gli attacchi parassitari da parte di afidi (Aphis fabae) che provocano grave deperimento
e intensa produzione di melata e vanno trattati con aficidi quali pirimicarb e piretroidi.
Uso
È comunemente
coltivato in parchi e giardini per il portamento e per la fioritura. La specie è naturalizzata in Italia nei boschi
termofili delle Alpi orientali e della Toscana, dove tuttavia si rinviene raramente.
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Margine della foglia intero
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Foglie con forte odore di mirto se sfregate tra le dita
Myrtus communis L. subsp. communis
Famiglia
Myrtaceae.
Area
d'origine
Regione
mediterranea.
Etimologia
Il termine generico proviene dal
nome greco della pianta 'Myrtos'. Sembra derivare da
Myrsine, personaggio mitico greco oppure potrebbe
discendere da Mirra, in allusione all'intenso profumo
emanato dalle sue bacche. Il termine specifico indica
l'ampia distribuzione della specie.
Descrizione
Arbusto o
piccolo albero sempreverde, alto fino a 4 m, densamente
ramificato. Le foglie sono opposte, raramente verticillato-
ternate, coriacee, semplici, ovate, con apice acuminato e
margine intero, quasi sessili, di colore verde-scuro, lucide,
più chiare di sotto, lunghe fino a 5 cm, aromatiche se
stropicciate. I fiori sono solitari, fragranti, bianchi, con
calice persistente, tubulare a 5 denti, corolla a 5 petali
liberi, arrotondati, stami numerosi, bianchi, con antere gialle, ovario infero. Il frutto è una bacca ovoidale,
nero-bluastra a maturità, coronata dai resti del calice.
Periodo di fioritura
Maggio, Giugno, Luglio.
Periodo
di fruttificazione
I frutti compaiono già in estate e persistono sulla pianta per tutto l'inverno.
Coltivazione
Pianta rustica, predilige le zone assolate e luminose e si adatta a terreni di qualsiasi natura. Sono note diverse
varietà colturali, quali la var. 'tarentina' a foglie piccole e frutti bianchi e la var. 'variegata' a foglie grigio-verdi
bordate di bianco crema. Si moltiplica per seme o per talea di legno semimaturo in tarda estate.
Uso
Pianta
spontanea nella macchia mediterranea, viene anche coltivata per ornamento. Le foglie e i frutti contengono
un'essenza ricca di oli eterei con proprietà aromatiche, balsamiche e rinfrescanti, utilizzata nella preparazione
di una bevanda alcolica e nell'industria farmaceutica per la produzione di tinture e sciroppi ad azione
antisettica e balsamica.
Curiosità
Una leggenda greca narra che la fanciulla attica Myrsine, uccisa da un
giovane invidioso da lei battuto nei giochi ginnici, fu trasformata da Pallade in una pianta di Mirto. Presso i
Romani il Mirto era pianta sacra a Venere e, come tale, oggetto di offerte propiziatorie. Simbolo di onore,
bellezza ed eroismo, una corona di Mirto veniva usata per ornare il capo dei vincitori e dei guerrieri più
valorosi. Successivamente, divenne anche un albero propiziatorio per la casa dei giovani sposi, comparendo
nel corso delle feste nuziali romane.
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Foglie senza odore di mirto
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Foglie glabre. Fiori e frutti all'ascella delle foglie
Buxus sempervirens L.