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Famiglia
Buxaceae.
Sinonimi
Buxus arborescens Mill.;
Buxus suffruticosa Mill.
Area d'origine
Europa, Nord
Africa, Asia temperata.
Etimologia
Il termine generico è
il nome greco della pianta 'puxos'; deriva, forse, dal
persiano 'bàxas' = legno, in riferimento all'uso di questa
pianta per foggiare oggetti di vario tipo. Il termine
specifico significa 'sempreverde' e allude alla persistenza
delle foglie.
Descrizione
Arbusto sempreverde,
densamente cespuglioso, alto da 2 a 5 m, con numerosi
rami tetragoni, quelli più giovani pubescenti. Le foglie
sono opposte, piccole, intere, ovali e coriacee, brevemente
peduncolate, arrotondate o retuse all'apice, con lamina
convessa, lunghe 2-3 cm, di colore verde-scuro lucente,
chiare sulla pagina inferiore. I fiori, unisessuali su piante
monoiche, sono poco appariscenti, di colore giallo-verdastro, apetali, riuniti in glomeruli ascellari formati da
un fiore femminile centrale con ovario sormontato da tre stili persistenti nel frutto e da fiori maschili con 4
stami. I frutti sono capsule obovoidali tricuspidate.
Periodo di fioritura
Fiorisce precocemente, tra la fine
dell'inverno e la primavera, da Febbraio ad Aprile.
Coltivazione
Pianta rustica, resistente al freddo, al vento e
alla siccità, adatta ad esposizioni in pieno sole o in ombra parziale con terreno di qualsiasi natura, anche
sassoso. Tollera abbastanza bene ripetute potature, sia di contenimento che di mantenimento. Sono note
diverse varietà colturali che si differenziano per il portamento o per la forma ed il colore delle foglie, quali la
var. 'arborescens' a portamento eretto con lunghi rami sottili e ricadenti; la var. 'angustifolia' a foglie strette; la
var. 'glauca' a foglie bianche; la var. 'aurea' a foglie dorate, ecc. Si moltiplica per talea di legno semimaturo in
estate oppure per seme, preferibilmente su terreno calcareo. Può essere attaccato dalla ruggine.
Uso
Viene
ampiamente coltivata per siepi e bordure, assai diffusa nei parchi e nei giardini in densi cespugli foggiati in
diverse forme scultoree (ars topiaria). La pianta fornisce un legno omogeneo, duro e compatto, di colore giallo
chiaro, l'unico che non galleggia sull'acqua, ricercato per la fabbricazione di strumenti musicali a fiato,
scatole, utensili e per lavori d'intarsio. Le foglie e la corteccia contengono vari principi attivi, tra i quali un
alcaloide, la bussina, con proprietà purgative e febbrifughe.
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Foglie pelose almeno di sotto. Fiori e frutti in corimbi a forma di ombrello
Viburnum tinus L. subsp. tinus
Famiglia
Caprifoliaceae.
Area d'origine
Regione
mediterranea.
Etimologia
Il termine generico è il nome
latino dei viburni, da 'viere' = legare, per la flessibilità dei
rami di alcune specie. Il termine specifico è il nome
comune latino del lauro selvatico.
Descrizione
Arbusto
sempreverde, alto fino a 3 m, densamente cespuglioso,
con rami opposti. Le foglie, portate da piccioli rossicci,
sono intere, ovato-lanceolate, pelose ai margini, di colore
verde-scuro lucido sulla pagina superiore, con ciuffetti di
peli all'ascella delle nervature sulla pagina inferiore. I
fiori, riuniti in dense cime corimbose, terminali, sono
bianchi, con calice breve a 5 denti e una corolla
gamopetala, tubulare con lembo a 5 lobi patenti,
arrotondati. Gli stami sono 5, epicorollini con i filamenti
rossastri. L'ovario è unico, supero, con stimmi sessili. I frutti sono drupe globoso-ovoidee, di colore bluastro,
nere a maturità.
Periodo di fioritura
Fiorisce in primavera, da Maggio a Giugno.
Coltivazione
Pianta rustica,
piuttosto resistente al freddo, predilige terreni leggeri e freschi e tollera anche l'ombra. Si moltiplica per talea
di legno semimaturo in estate o per seme in autunno. Il Lauro-tino può essere soggetto ad alcune malattie
crittogamiche, quali le maculature fogliari (Ascochyta tini, Gloeosporium tini) che determinano la comparsa
di macchie brunastre e di seccume a livello delle foglie. Esse vanno trattate con clortalonil o ossicloruro di
rame. Può essere soggetto al mal bianco (Microsphaera viburni) che provoca la comparsa di macchie miceliari
bianche e pulverulente sulle foglie e va trattato con zolfo bagnabile in primavera-estate, oppure all'attacco di
parassiti animali, soprattutto afidi (Aphis viburni, A. fabae) da trattare con piretro; cocciniglie che producono
ingiallimento e disseccamento della pianta e vanno trattate con olio bianco attivato, piretroidi o malation;
tripidi (Heliothrips haemorrhaidalis) che provocano deformazioni delle foglioline e deperiemnto generale
della pianta e vanno trattati con piretroidi, carbamati o fosforganici.
Uso
Si coltiva frequentemente come
pianta ornamentale in parchi e giardini per il fogliame e la fioritura sotto forma di cespugli o di siepi.
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Piante con spine sui fusti, all'apice dei rami o sulle foglie
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Piante non spinose
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Foglie non composte ma profondamente lobate
Crataegus monogyna Jacq.