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Gelso nero. - Il nome generico era già usato dagli antichi
romani: deriva dal greco ‘meros’, parte, in riferimento
all’infruttescenza formata da tanti piccoli frutti con
involucro carnoso; il nome specifico fa riferimento al
colore viola scuro dei frutti. E’ un albero deciduo con
chioma globosa e densa, che può raggiungere 8-12 m. Il
tronco è più grosso di quello del gelso bianco, molto
ramificato a volte fin dalla base; la scorza, di colore bruno-
grigiastro, è molto rugosa con profonde solcature. Le foglie
sono coriacee, piuttosto rigide, quasi croccanti,
superiormente di colore verde scuro un pò grigiastro e
ruvide per la presenza di corti peli rigidi, inferiormente più
chiare, con peli soffici sulle nervature, regolarmente
cuoriformi alla base; il margine ha crenatura regolare ed è
leggermente involuto. I fiori sono riuniti in amenti
unisessuali, a volte sullo stesso individuo ma anche su
piante separate. L’infruttescenza è un sorosio più o meno
sessile, costituito da tanti piccoli frutti che assumono a
maturità un colore violaceo o porpora; contrariamente a
quelli del gelso bianco i frutti sono aciduli fino alla
maturazione per acquistare poi un sapore dolce e
gradevole. È originario dell’Asia minore ma si è
ampiamente diffuso in epoca antica come albero da frutto;
è stato anche utilizzato inizialmente per l’alimentazione del
baco da seta, sostituito in seguito dal gelso bianco più
gradito alle larve. In Italia meridionale, il frutto del gelso
nero viene utilizzato come componente di dolci e
guarnizioni. Famosa in Sicilia è la granita di gelsi.
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Foglie glabre e lisce di sopra, con picciolo più
lungo di 1.5 cm. Frutti su peduncoli di 1-2 cm,
con polpa biancastra
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Rami eretti
Morus alba L.
Morus alba L., gelso bianco. - Il nome generico è quello
utilizzato dagli antichi romani per indicare il gelso nero,
pianta da loro già conosciuta perchè originaria dell’Asia
Minore; deriva a sua volta dal greco antico ‘meros’, parte,
in riferimento all’infruttescenza formata da tanti piccoli
frutti con involucro carnoso; il nome specifico si riferisce
sempre ai frutti ma questa volta al loro colore prevalente.
E’ un albero con chioma espansa, che può superare i 10 m,
con tronco spesso ramificato fin dalla base, per cui può
assumere anche portamento arbustivo, e scorza brunastra e
rugosa con numerose solcature e fessurazioni. Le foglie
sono caduche, alterne, semplici, di consistenza tenera,
asimmetriche alla base o anche lobate, soprattutto nei
polloni, un po’ obliquamente cuoriformi, con margine
finemente ed irregolarmente crenato-dentato, lunghe 8-10
cm, di colore da verde intenso a verde chiaro; esse sono
glabre e tendenzialmente lucide di sopra, con brevi ciuffi di
peli alle biforcazioni della nervatura centrale di sotto. I
fiori sono unisessuali e riuniti in amenti: gli amenti
maschili sono lunghi 3-4 cm, quelli femminili sono
subglobosi, lunghi 1,5 cm. I frutti sono dei sorosi di colore
biancastro, lunghi circa 2 cm, su peduncoli di 1-2 cm,
dolciastri anche se immaturi; esistono anche forme a frutti
rosa o violetti e ciò puo ingenerare confusioni con il gelso
nero. Il gelso bianco, originario della Cina e della Corea, è
stato introdotto in Europa probabilmente nel XII secolo per
l’allevamento del baco da seta che lo preferisce al gelso
nero. La presenza in Italia è documentata dal 1434. La
pianta si è spontaneizzata e diventa a volte invadente,