L'aconito dei Tauri è una specie delle montagne dell'Europa sudorientale, in Italia presente sulle Alpi orientali dalla Lombardia al Friuli. Cresce in prati e pascoli di altitudine e nei consorzi di alte erbe, spesso presso le malghe, su suoli piuttosto freschi e ricchi in composti azotati, dalla fascia montana a quella subalpina, raramente anche più in basso. Nell'area di studio è frequente e localmente abbondante a quote superiori ai 1000 m, presso le malghe e in ambienti pascolati anche se oggi abbandonati, su suoli ricchi in composti azotati; appare in espansione anche dopo il regresso del pascolo; un esemplare raccolto dal sig. S. Rizzardini e conservato nell'erbario di Fabrizio Martini (TS), è stato determinato da W. Starmühler (Graz) come ibrido A. tauricum x A. vitosanum Gáyer. Tutte le specie del genere contengono diversi alcaloidi tra cui l'aconitina, un potente veleno, letale anche a dosi ridottissime: i sintomi sono un forte calore a gola e ventre, secchezza della lingua, vomito, diarrea, debolezza muscolare, aritmie sino all'arresto cardiaco. Le diverse specie venivano usate per avvelenare le punte delle frecce o preparare veleni. Il nome generico deriva dal greco 'akoniton' che, negli scritti di Teofrasto e Dioscoride, veniva usato per una pianta velenosa diffusa nei pressi di Acona, villaggio della Bitinia; il nome specifico si riferisce alla catena dei Tauri. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di fioritura: luglio-agosto.

Nome italiano: Aconito dei Tauri (Italia), Aconito napello dei Tauri (Italia), Aconito taurico (Italia).