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bacche ovali nere, larghe 6-8 mm, raccolte in grappoli.
Etimologia:
il
nome generico, già in uso al tempo dei romani, prende origine del
latino ‘ligo’, legare’, perché i rami terminali venivano usati per legature
e intrecci. Il nome specifico, che significa ‘volgare’ sta ad indicare la
presenza spontanea nel continente europeo.
Parchi:
Basilisco.
51
Giovani rami senza peli
Ligustrum ovalifolium Hassk.
Origine:
specie originaria del Giappone, in gran parte d’Europa ormai
naturalizzata e tendente a diventare infestante.
Usi e curiosità:
è
ampiamente usata come pianta ornamentale in parchi e giardini, con
numerosi cultivar, alcuni dei quali a foglie variegate. A causa delle
bacche molto appetite dagli uccelli, riesce ad espandersi facilmente,
comportandosi da arbusto pioniere e colonizzando terreni incolti e
abbandonati. Le bacche sono tossiche per l’uomo.
Descrizione:
arbusto
alto fino a circa 2 m, con rami giovani glabri. Le foglie, persistenti,
opposte e con margine intero, sono ellittico-ovali, larghe circa 3 cm e
lunghe circa 6 cm. I fiori, raccolti in infiorescenze terminali a
pannocchia, hanno calice di 4 sepali e 4 petali bianchi fusi tra loro in
tubo, 2 stami con antere gialle, 1 pistillo bianco. I frutti sono bacche
ovali, nere, raccolte in grappoli densi.
Etimologia:
il nome generico,
già in uso al tempo dei romani per indicare la specie europea,
Ligustrum vulgare L., prende origine del latino ‘ligo’, ‘legare’, perché i
rami terminali venivano usati per legature e intrecci. Il nome specifico
si riferisce alla forma ovale delle foglie.
Parchi:
Bologna.
52
Foglie composte (divise in foglioline separate tra loro)
53
52
Foglie semplici
64
53
Pianta spinosa
54
53
Pianta non spinosa
56
54
Foglie palmate o trifogliate. Frutto a mora
Rubus caesius L.
Origine:
i rovi costituiscono un gruppo difficilissimo di specie di
origine apomittica ed ibridogena, ancora incompletamente studiato in
Italia. Questa è una specie abbastanza facilmente riconoscibile, a
distribuzione eurasiatica, presente in tutta l'Italia continentale (la
presenza in Sicilia è dubbia), dal livello del mare alla fascia montana.
Originaria di boschi igrofili, è passata a stazioni disturbate piuttosto
umide, come margini di fossati e siepi, su suoli fangosi o argillosi
spesso inondati, ricchi in composti azotati ed in basi, poco umiferi.
Usi
e curiosità:
le more sono commestibili e vengono utilizzate per
sciroppi, liquori, marmellate.
Descrizione:
arbusto cespuglioso-
sarmentoso con sottili spine setoliformi lunghe circa 2 mm. Ha foglie
caduche, alterne, palmato-composte con 3 foglioline ovato-lanceolate a
margine dentato larghe 4-7 cm e lunghe 7-9 cm; le stipole sono ristrette
verso la base. I fiori, ermafroditi, sono raccolti in corimbi di 2-5
elementi, e sono formati da 5 petali liberi, bianchi, ovati di circa 7 x 10
mm, numerosi stami e numerosi carpelli. I frutti, le classiche more,
sono composti da 8-10 piccole drupe bluastre-violacee.
Etimologia:
il
nome generico dal latino ‘ruber’, ‘rosso’, era già in uso presso i Romani
e potrebbe far riferimento al colore dei frutti di altre specie dello stesso
genere (come il lampone). Il nome specifico in latino significa ‘di
colore azzurro’ ed allude alle more coperte da una pruina bluastra che
manca nella maggior parte degli altri rovi.
Parchi:
Basilisco.
54
Foglie pennate. Frutto diverso da una mora
55
55
Margine delle foglie intero. Fiori a simmetria bilaterale. Frutto secco (legume)
Robinia pseudacacia L.