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cilindrico. Scorza liscia, sottile e di colore grigio-argenteo; foglie
alterne, con breve picciolo e lamina ovato-ellittica, lunga 5-10 cm e
larga 3-7 cm, verde scura e lucida di sopra, più chiara di sotto, con peli
presenti sul margine e sul picciolo. Pianta monoica, con infiorescenza
maschile rotondeggiante, peduncolata e pendente, infiorescenza
femminile con 2 fiori (a volte 3) posti in un involucro di spine erbacee
non pungenti; impollinazione anemogama. I frutti, detti faggiole, sono
delle noci lunghe 1-2 cm, racchiuse in numero di due, in una cupola
(l’involucro dell’infiorescenza) lignificata che a maturità si apre in
quattro valve.
Etimologia:
il nome generico è quello che utilizzavano
già gli antichi romani, probabilmente deriva dal greco ‘phegos’. Il
nome specifico si riferisce al ruolo dominante nelle foreste di
montagna.
Parchi:
Arcobaleno.
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Foglie viola
Fagus sylvatica L. f. purpurea (Aiton) C. Schneider
Origine:
la varietà purpurea è presente in Italia dal 1799, mentre quella
pendula dal 1822.
Usi e curiosità:
è una varietà di faggio ad uso
prettamente ornamentale; molto apprezzata per il colore bruno rosato
delle foglie. Spesso, in parchi e giardini, si può trovare la varietà
‘purpurea pendula’, dotata sia di foglie rossastre che di rami penduli
che raggiungono il suolo (Parco Arcobaleno).
Descrizione:
Albero alto
fino a 40 m, longevo, con tronco dritto e cilindrico. Scorza liscia, sottile
e di colore grigio-argenteo; foglie alterne, con breve picciolo e lamina
ovato-ellittica, lunga 5-10 cm e larga 3-7 cm, rossastra, più chiara di
sotto, con peli presenti sul margine e sul picciolo. Pianta monoica, con
infiorescenza maschile rotondeggiante, peduncolata e pendente,
infiorescenza femminile con 2 fiori (a volte 3) posti in un involucro di
spine erbacee non pungenti; impollinazione anemogama. I frutti, detti
faggiole, sono delle noci lunghe 1-2 cm, racchiuse in numero di due, in
una cupola (l’involucro dell’infiorescenza) lignificata che a maturità si
apre in quattro valve.
Etimologia:
il nome generico è quello che
utilizzavano già gli antichi Romani, probabilmente deriva dal greco
‘phegos’. Il nome specifico si riferisce al suo ruolo dominante nelle
foreste di montagna. Il nome della varietà allude alle foglie bruno
rosate.
Parchi:
Arcobaleno (in una varietà a rami penduli), Bologna.
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Foglie densamente pelose sulla pagina inferiore
Cotoneaster salicifolius Franch.
Origine:
pianta originaria dell’Asia orientale (Cina occidentale).
Usi e
curiosità:
arbusto molto apprezzato per uso ornamentale, grazie
soprattutto al fatto che da noi rimane verde tutto l’anno; ne esistono
numerosissimi cultivar che differiscono soprattutto per il portamento.
Descrizione:
arbusto sempreverde a portamento da strisciante ad
ascendente a seconda dei cultivar, alto al massimo 1 m. Le foglie sono
alterne, semplici, di forma ovato-lanceolata, verdi di sopra, grigio-
pelose di sotto. I fiori, con 5 petali bianchi e liberi, sono larghi 5-6 mm
e sono disposti in corimbi. I frutti sono dei piccoli pomi rossastri.
Etimologia:
il nome generico significa ‘simile al cotogno’; il nome
specifico allude alle foglie simili a quelle di alcuni salici.
Parchi:
Arcobaleno.
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Foglie glabre o quasi sulla pagina inferiore
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Foglie più brevi di 15 cm. Fiori e frutti disposti all'ascella delle foglie
Ilex aquifolium L.