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Origine:
Specie subatlantica presente in Europa ed Asia Minore,
diffusa in tutta Italia in boschi misti mesofili, con optimum nella fascia
montana, ma ormai piuttosto rara allo stato spontaneo.
Usi e curiosità:
l'agrifoglio è una pianta considerata magica fin da prima dell'avvento
del Natale cristiano, si dice che proteggesse dai demoni e portasse
fortuna. I suoi primi utilizzi risalgono in Irlanda dove anche le famiglie
più povere potevano permettersi di utilizzarlo per decorare le loro
abitazioni. Oggi viene utilizzato esclusivamente coma pianta
ornamentale, da cui sono state ricavate numerosi cultivar, alcuni con
foglie variegate. Può vivere circa 300 anni. Le foglie e soprattutto i
frutti sono tossici per l’uomo.
Descrizione:
piccolo albero alto fino a
10-15 m, con tronco dritto e scorza liscia e glabra, prima verde a
maturità grigio-nerastra che si desquama arrotolandosi su sé stessa. Ha
foglie persistenti, intere, ovali o ellittiche, coriacee e ondulate; sono di
colore verde scuro e lucide nella pagina superiore, i margini sono interi
nelle foglie dei rami vecchi, spinosi in quelli giovani, ma i due tipi di
foglie possono coesistere sullo stesso individuo. È una pianta dioica
con fiori a calice persistente a 4 lobi, corolla persistente a 4 petali
bianchi concresciuti alla base, spesso orlati di rosso; i fiori maschili
hanno 4 stami, quelli femminili un pistillo con ovario supero
sormontato da 4 stimmi quasi sessili. I frutti sono drupe globose od
ovali di colore rosso vivo contenenti 4 semi.
Etimologia:
il nome
generico ‘ilex’, ricorda la denominazione del leccio (Quercus ilex) per
la somiglianza delle foglie. Il nome specifico deriva dal latino
‘acrifolium’, parola composta da ‘acer’, ‘acuto’ e ‘folium’, ‘foglia’:
foglia acuta.
Parchi:
Arcobaleno.
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Foglie più lunghe di 15 cm. Fiori e frutti non disposti
all'ascella delle foglie
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Foglie lucide sopra. Petali liberi. Frutto carnoso
Prunus laurocerasus L.
Origine:
originario di un’area che si estende dall’Europa sudorientale
al Caucaso, il lauroceraso è stato diffuso a scopo ornamentale nel resto
dell’Europa nel XVI secolo.
Usi e curiosità:
è molto utilizzato, in
diversi cultivar, per la costruzione di siepi divisorie a foglie persistenti
e a rapido accrescimento. È una specie rustica, molto adattabile che in
Italia tollera bene il freddo, i diversi tipi di terreno e le potature. Tutta
la pianta (eccetto la polpa dei frutti) ed in particolare le giovani foglie
contengono sostanze tossiche.
Descrizione:
pianta a portamento
arbustivo che può raggiungere i 7-8 m, dalla chioma molto densa. Il
tronco è eretto e sinuoso, a volte contorto, ramificato fin dalla base. La
scorza è grigiastra e liscia nei giovani esemplari, grigio-brunastra con
sfumature nerastre e rugosa negli esemplari più vecchi. Le foglie sono
persistenti, alterne, semplici, di consistenza coriacea, con lamina da
obovato-ellittica a lanceolata ad apice acuto e margine intero o
leggermente dentato, verde scura e lucida di sopra, più chiara ed opaca
di sotto. I fiori, bianchi e molto profumati, sono riuniti in lunghi racemi
eretti posti all’ascella delle foglie. Il frutto è una drupa sferica di colore
rosso-brunastro o nerastro a maturità.
Etimologia:
il nome generico era
già in uso presso i Romani. Il nome specifico allude alle foglie che
richiamano quelle dell’alloro e ai frutti che richiamano le ciliegie.
Parchi:
Arcobaleno, Basilisco, Bologna.
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Foglie opache sopra. Petali fusi alla base. Frutto secco
Rhododendron spp.