Pagina 17 - Cinto_book

Versione HTML di base

17
maggio-giugno.
34
Foglie doppiamente dentate. Picciolo coperto di peli ghiandolari (lente!). Frutto una
noce avvolta da un tubo erbaceo (nocciola)
Corylus avellana L.
Il nocciolo è una specie europea con tendenza subatlantico-
submediterranea presente in tutta Italia dalla fascia
submediterranea a quella montana. Cresce nelle radure e nei
mantelli di boschi di latifoglie decidue, su suoli limoso-
argillosi profondi, freschi, umiferi, ricchi in basi e composti
azotati. Le qualità alimentari della nocciola sono note fin
dall’antichità: sono un alimento energetico di grande valore e
una preziosa fonte di vitamine e minerali. L'industria dolciaria
utilizza la farina di nocciole per la produzione di nocciolati,
torroni e pasta di gianduia (creata quando Napoleone bloccò
l'importazione delle spezie e si verificò una penuria di cacao).
L'alta capacità pollonifera ha favorito la coltivazione come
pianta ornamentale e da frutto. Il legno, ottimo combustibile, è
utilizzato anche per palerie. Il nome generico deriva dal greco
'koris' (elmo), e allude all'involucro erbaceo che ricopre la
nocciola; il nome specifico deriva da Avella, un centro
campano nella provincia di Avellino, noto fin dai tempi dei
Romani per la produzione di nocciole. Forma biologica:
fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
34
Foglie semplicemente dentate. Picciolo senza peli ghiandolari. Frutto carnoso a mora
Morus alba L.
Il gelso bianco, originario dell'Asia orientale, è stato introdotto
in Europa probabilmente nel XII secolo per l'allevamento del
baco da seta che lo preferisce al gelso nero. La presenza in
Italia è documentata dal 1434. È ampiamente coltivato nella
zona submediterranea, ed è segnalato come specie avventizia in
quasi tutta Italia. Cresce in filari, siepi, ai margini degli abitati.
I frutti sono commestibili, anche se quasi mai appaiono sul
mercato per la loro breve durata. Il nome generico è quello
utilizzato dagli antichi Romani per indicare il gelso nero, pianta
da loro già conosciuta perché originaria dell'Asia Minore;
deriva a sua volta dal greco antico 'meros' (parte), in
riferimento all'infruttescenza formata da tanti piccoli frutti con
involucro carnoso; il nome specifico si riferisce sempre ai frutti
ma questa volta al loro colore prevalente (esistono anche forme
a frutti rosa o violetti, che possono generare confusione col
gelso nero). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
35
Rami lungamente pendenti (salice piangente)
Salix x sepulchralis Simonk.
Il salice piangente è originario delle regioni temperate della
Cina, e ne è documentata la presenza in Italia dal 1735. Viene
impiegato in tutta Italia come albero ornamentale da piantare
soprattutto al margine dei laghetti, dal livello del mare agli 800
m circa. La specie è stata a lungo chiamata
S. babylonica
L., un
nome che allude ai salici citati nella Bibbia sulle rive di
Babilonia, ma quello coltivato più frequentemente da noi è un
ibrido tra
S. babylonica
e
S. alba
. Il nome generico, di antico
uso, è di origine incerta: forse deriva dal celtico 'sal lis' (presso