Pagina 42 - Osoppo-Gemona_book

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Fusti non volubili
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Fiori non disposti in capolini
Caltha palustris L.
Specie circumboreale presente in tutte le regioni dell'l'Italia continentale
salvo che nelle Marche ed in Puglia. La distribuzione regionale copre, con
qualche lacuna, tutto il territorio salvo che il Carso triestino. Cresce in
prati umidi e lungo le sponde dei corsi d'acqua, dal livello del mare a
2000 m circa (al massimo circa 2530 m). La pianta è debolmente tossica,
anche se in alcune regioni veniva consumata. Il nome generico sembra
derivare dalla corruzione del greco 'kalathos' (paniere, coppa), per la
forma dei fiori, quello specifico allude all'habitat. -
Descrizione:
Pianta
erbacea perenne di 15-40 cm, con radici ingrossate (larghe 2-4 mm) e
fusto eretto, tubuloso, glabro, con striature longitudinali. Le foglie
radicali hanno lamina reniforme di 6-8 x 5-7 cm, palminervia, a volte con
5-7 lobi, e picciolo di 5-20 cm, mentre quelle del fusto sono
progressivamente subsessili. I fiori sono 2-7, larghi 2.5-4 cm, su
peduncoli di 2-5 cm, con petali gialli di 8-13 x 13-20 mm e stami gialli di
7 mm. I frutti sono 10 follicoli compressi di 3 x 7-10 mm, sul dorso retti o
arcuati. Fiorisce tra marzo e giugno.
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Fiori disposti in capolini
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Fiori rosa. Capolini numerosi. Foglie verdi e subglabre di sotto
Petasites hybridus (L.) G.Gaertn., B.Mey. & Scherb. subsp. hybridus
Specie eurasiatica presente in quasi tutte le regioni d'Italia salvo che in
Sardegna. La distribuzione regionale si estende su quasi tutto il territorio,
con qualche lacuna nella bassa pianura friulana presso le coste; in Carso è
piuttosto rara. Forma spesso popolazioni dominanti lungo i corsi d'acqua,
nei prati umidi e presso le sorgenti, su suoli limoso-argillosi spesso
inondati, umiferi, ricchi in basi e composti azotati, dal livello del mare
sino alla fascia montana. La pianta era spesso usata a scopo medicinale,
anche se le foglie ed i rizomi sono velenosi per la presenza di alcaloidi
epatotossici. Il nome generico deriva dal greco 'petasos' (cappello), per le
grandi foglie spesso usate come cappello dai bambini. -
Descrizione:
Pianta erbacea perenne con un grosso rizoma e foglie basali semplici,
larghe 3-12 dm (molto più grandi in estate che in primavera), verdi e
subglabre di sotto, a margine dentato, portate da lunghi piccioli
profondamente scanalati. I fusti fioriferi, alti 1-4 dm, sono coperti da
foglie ridotte a squame arrossate, e portano un racemo di capolini
subsessili, nelle piante maschili di 7-8 mm, in quelle femminili di 3-4
mm. I fiori sono tutti tubulosi, con calice trasformato in un pappo di peli,
corolla rossastra con 5 denti, 5 stami ed ovario infero sormontato da uno
stimma bifido. Il frutto è un achenio sormontato da un pappo di peli.
Fiorisce tra marzo e maggio.
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Fiori gialli. Capolini solitari. Foglie bianco-pelose di sotto
Tussilago farfara L.
Specie eurasiatica presente in tutta Italia dal livello del mare a 2400 m
circa. Nella nostra regione è comune dalla pianura alla fascia subalpina;
in Carso è diffusa e comune quasi ovunque. Colonizza rapidamente i
terreni nudi, umidi, marnosi, disturbati da poco, come sui bordi delle
strade, su dune di sabbia e scarpate argillose, in vegetazioni pioniere
discontinue, su suoli limoso-argillosi da neutri a subacidi, poveri in
humus. Il nome generico deriva dal latino 'tussis agere' (far tossire), per le
proprietà espettoranti: è in effetti una delle piante officinali più apprezzate
nella cura della tosse e delle affezioni della pelle. Contiene però piccole
quantità di alcaloidi pirrolizidinici epatotossici e potenzialmente
cancerogeni. Il nome specifico è quello di una pianta citata da Plauto e
Plinio, forse derivante da Fàrfaro (oggi Farfa), fiume della Sabina
affluente del Tevere. -
Descrizione:
Pianta erbacea perenne di 1-3 dm,
con rizoma sotterraneo orizzontale. Le foglie basali, che si formano dopo
i fiori, hanno picciolo di 4-7 cm e lamina da ovale ad esagonale, all'inizio