21
53
Foglie più brevi di 15 cm. Frutti non avvolti da un riccio
spinoso
54
54
Piccoli arbusti più bassi di 2 m
55
54
Alberi più alti di 2 m a maturità
56
55
Petali rosa
Spiraea japonica L. f.
Specie originaria di Giappone, Cina e Corea, è stata introdotta in Nord
America e in Europa nel 1870 ed è oggi ampiamente diffusa in tutta Italia a
scopo ornamentale, e segnalata come avventizia in Piemonte, Lombardia,
Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il nome 'aspirina'
deriva dal genere
Spiraea
, in cui nel XIX secolo era inclusa anche
Filipendula ulmaria
(
Spiraea ulmaria
). L'acido salicilico fu scoperto nel
1839 nei fiori di questa pianta, per cui fu chiamato 'acido spirico'; nel 1859
il chimico tedesco Hoffmann acetilò l'acido salicilico, ottenendo l'acido
acetilsalicilico o acido acetilspirico, da cui la ditta farmaceutica Bayer
coniò il termine 'aspirina'. Il nome generico deriva dal greco 'spéira' (fune),
perché i fusti, a volte contorti, possono ricordare una sottile corda; il nome
specifico allude ad uno dei luoghi d'origine, il Giappone. Forma biologica:
nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
55
Petali bianchi
Spiraea chamaedryfolia L.
Specie sudsiberiano-pontica, le cui stazioni in Friuli Venezia Giulia, le
uniche italiane, rappresentano l'estremo occidentale dell'areale. Appartiene
ad un genere eurasiatico di piante generalmente arbustive con la maggiore
diversità in Asia centro-orientale. Molte specie e cultivar sono utilizzate da
noi in parchi e giardini a scopo ornamentale. Il nome 'aspirina' deriva dal
genere
Spiraea
, in cui nel XIX secolo era inclusa anche
Filipendula
ulmaria
(
Spiraea ulmaria
). L'acido salicilico fu scoperto nel 1839 nei fiori
di questa pianta, per cui fu chiamato 'acido spirico'; nel 1859 il chimico
tedesco Hoffmann acetilò l'acido salicilico, ottenendo l'acido acetilsalicilico
o acido acetilspirico, da cui la ditta farmaceutica Bayer coniò il termine
'aspirina'. Il nome generico deriva dal greco 'spéira' (fune), perché i fusti, a
volte contorti, possono ricordare una sottile corda; il nome specifico
significa 'con foglie di camedrio'. Forma biologica: camefita suffruticosa.
Periodo di fioritura: maggio-luglio.
56
Pianta sempreverde con foglie coriacee. Frutto a ghianda
Quercus ilex L. subsp. ilex
Il leccio è l'albero mediterraneo per eccellenza, presente allo stato
spontaneo in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, ma molto
più abbondante nell'Italia mediterranea. Nella nostra regione ha
distribuzione prealpico-carsica, ricordo di interglaciali caldi che ne hanno
favorito l'espansione verso nord; in Carso domina la macchia mediterranea
relitta su calcare tra Grignano a Duino, ma appare isolato anche in Val
Rosandra. È la specie dominante nei residui boschi di sclerofille
sempreverdi della macchia mediterranea, su suolo preferibilmente acido; ai
margini dell'areale cresce anche nei boschi decidui o in habitat rupestri in
siti caldo-aridi, su suoli calcarei primitivi e ricchi in scheletro. Ha limitati
impieghi artigianali, essendo il legno molto duro e resistente alle alterazioni
ma difficile da lavorare e stagionare; viene comunque usato per oggetti
sottoposti a forti sollecitazioni e usura, come parti di attrezzi agricoli, pezzi
per torchi, presse e imbarcazioni, ecc. La corteccia è usata per la concia
delle pelli, perché ricca in tannini. Le ghiande sono impiegate
nell'alimentazione dei maiali; un tempo venivano usate anche dall'uomo,
torrefatte, come surrogato del caffè. Il nome generico, già in uso presso gli
antichi, è di etimologia incerta, potrebbe derivare da due parole celtiche,
'kaer' e 'quer' (bell'albero), cioè 'l'albero per eccellenza'; secondo altri deriva
dal greco, indicando il legno ruvido delle piante di questo genere; il nome
specifico, che forse deriva da una radice celtica che significa 'punta', è
quello dato dai Romani all'agrifoglio, per la frequente presenza anche nel