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Foglie con odore aromatico o sgradevole se
sfregate tra le dita. Fiori non a simmetria
bilaterale. Frutto diverso da un legume
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Foglie con più di 11 foglioline, di odore sgradevole se sfregate tra le dita. Frutto alato
Ailanthus altissima (Mill.) Swingle
Ailanto o albero del paradiso. - Il nome generico deriva da
quello indigeno delle isole Molucche e significa “albero
che può raggiungere il cielo”. Questo albero da noi può
raggiungere i 25 m ed è caratterizzato da un tronco diritto e
colonnare con scorza liscia di colore grigiastro; il legno è
bianco, compatto ma piuttosto leggero. Le foglie sono
alterne, imparipennate, formate da 13-15 foglioline
lanceolate che possiedono alla base ghiandole oleifere che
emanano uno sgradevole odore se stropicciate, così come i
fiori. Questi sono piccoli, insignificanti, di color giallo-
verdastro, riuniti in pannocchie. Il frutto è una samara
rossastra che si torce a spirale. Originario dell’Asia
orientale, è segnalato in Italia a partire dal 1760. L’ailanto
è stato introdotto in Europa perchè le foglie venivano
utilizzate come alimento per i bruchi di Samia cynthia
(bombice dell’ailanto), una delle farfalle più grandi e più
belle della nostra Lepidotterofauna. L’allevamento fu
tentato per sostituire quello ben più tradizionale e
sperimentato del Bombyx mori, il baco da seta, messo in
crisi nell’Ottocento da una grave malattia. L’allevamento
del bombice dell’ailanto non ebbe successo ma l’ailanto si
diffuse a tal punto negli ambienti ruderali e incolti da
divenire una delle principali specie arboree infestanti. Ha
tendenze pioniere e colonizza anche macerie e cavalcavia.
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Foglie con meno di 11 foglioline, di odore aromatico se sfregate tra le dita. Frutto
sferico, non alato
Juglans regia L.
Noce comune. - Il nome generico ‘juglans’ è derivato dal
latino con il significato di ‘Jovis glans’, ghianda di Giove.
E’ un albero deciduo che può raggiungere i 20-30 m, con
tronco diritto e molto ramificato e scorza liscia di colore
grigio-verdastro negli esemplari giovani, ruvida, fessurata e
di color grigio scuro o bruno-grigio negli esemplari adulti.
La chioma è ampia e rotondeggiante. Le foglie sono
alterne, composte, imparipennate, con 7-9 foglioline
obovate o ellittiche, a margine intero, un po'lucide e di
colore verde oliva di sopra, di odore aromatico quando
sono stropicciate. I fiori maschili sono riuniti in amenti
penduli di colore verde-brunastro, quelli femminili in
grappoli da 1 a 5. Il frutto è una drupa verdastra e
tondeggiante larga 4-5 cm che contiene il seme
commestibile avvolto da un endocarpo indurito detto noce;
la drupa del noce comune è più piccola di quella del noce
americano. L’origine del noce comune è stata a lungo
dibattuta tra Persia, il Caucaso o i Balcani. Recenti ricerche
palinologiche suggeriscono come area d’origine anche la
penisola italiana dove, del resto, si riproduce facilmente in
modo subspontaneo, senza tuttavia entrare nella
composizione dei boschi. Virgilio cita nelle Bucoliche il
lancio delle noci durante gli sposalizi come gesto
propiziatorio per assicurarsi la protezione di Giove.
Il noce comune è coltivato come essenza da legno, per la
produzione delle noci consumate come frutta secca e per la
produzione di un liquore, il nocino. Il legno è di alta
qualità, robusto, flessibile, bruno marezzato di scuro,
ottimo per la costruzione di mobili, parquet e calci di fucili.