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montana con ampie lacune nella bassa pianura; in Carso è presente
come arbusto forse introdotto, ma sembra indigeno nei boschi del M.
Cocusso e del M. Castellaro Maggiore, ove appare in forma arborea.
Cresce in boschi freschi, soprattutto di forra, e colonizza anche i
percorsi delle slavine contribuendo alla ricostituzione del bosco. Il
legno, duro ed elastico, è il più pregiato tra quello degli aceri, per cui
questo albero è spesso coltivato in impianti di arboricoltura da legno,
che viene impiegato per fabbricare tavole, parquet, strumenti musicali,
sculture e lavori al tornio. È una specie molto utilizzata anche a scopo
ornamentale, ha vita media superiore ai 2-3 secoli, ma si conoscono
esemplari che superano i 500-600 anni. Il nome generico era già in uso
presso i Romani, e deriva dal latino 'acer' (appuntito, acuto), forse per
la forma dei denti fogliari di
A. platanoides
, oppure in riferimento al
fatto che il legno di alcune specie europee, molto compatto ed elastico,
era usato per la fabbricazione di lance; il nome specifico allude alla
somiglianza delle foglie con quelle del platano. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie composte (divise in foglioline)
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Foglie intere
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Foglie palmate
Aesculus hippocastanum L.
L'ippocastano è un albero ornamentale di origine balcanico-asiatica
introdotto da Clusius nei giardini imperiali di Vienna nel 1576 e poi
diffuso in tutto l'Impero, per cui oggi è comune nell'Italia nord-
orientale. In Italia si trova in quasi tutte le regioni, in particolare al
Nord, dalla pianura fino a 1200 m. È coltivato, anche nella nostra
regione, in viali, parchi e giardini. A volte è subspontaneo nei boschi
termofili della fascia collinare. Le alberature sono oggi attaccate da un
lepidottero (
Cameraria ohridella
) che causa il precoce appassimento
delle foglie. Alcune parti della pianta sono velenose se ingerite (tra
queste i frutti e il nettare). I semi contengono saponine e servivano a
produrre sapone in tempo di guerra. Il nome generico era già in uso
presso i Romani che però con esso designavano una quercia. Il nome
specifico deriva dal greco 'hippos' (cavallo), e 'kastano' (castagna), per
l'aspetto dei frutti, utilizzati in Oriente come alimento per i cavalli.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-
maggio.
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Foglie pennate
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Foglie di odore sgradevole se sfregate tra le dita. Fiori e frutti disposti in corimbi a
forma di ombrella. Frutto carnoso
Sambucus nigra L.
Il sambuco nero è una specie subatlantico-sudeuropea presente in tutte
le regioni d'Italia. Nella nostra regione è ampiamente diffusa; in Carso
è comune ovunque. Originario di boschi di forra freschi ed umidi si è
poi diffuso in ambienti disturbati ed è oggi comunissimo presso gli
abitati, su suoli limoso-argillosi piuttosto freschi, ricchi in basi ed in
composti azotati, da neutri a subacidi, dal livello del mare alla fascia
montana superiore. È una pianta da cui si possono estrarre varie
sostanze, tra cui tannino, saccarosio, olio essenziale, coloranti, cera e
resine; per questo è utilizzata nella medicina popolare. I fiori sono
utilizzati per preparare bevande, i frutti per sciroppi, marmellate,
succhi e liquori. Le foglie sono tossiche. Si adatta molto bene ai
diversi tipi di terreno e clima e può vivere sino a circa 50 anni. Il nome
generico deriva dal greco 'sambuke', uno strumento musicale costruito
con legno tenero; il nome specifico allude al colore nero dei frutti.
Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: aprile-
giugno.
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Foglie non fortemente odorose. Fiori e frutti non
disposti in infiorescenze a forma di ombrella. Frutto
secco, alato
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