20
45
Foglie glabre o sparsamente pelose, un po' lucide di
sopra da giovani, mai grigio-pelose di sotto. Frutto
ellissoidale
46
46
Foglie glabre e lisce di sopra, con picciolo più lungo di 1.5 cm. Frutti su peduncoli di
1-2 cm, con polpa biancastra
Morus alba L.
Il gelso bianco, originario dell'Asia orientale, è stato introdotto in
Europa probabilmente nel XII secolo per l'allevamento del baco da
seta che lo preferisce al gelso nero. La presenza in Italia è
documentata dal 1434. È ampiamente coltivato nella zona
submediterranea, ed è segnalato come specie avventizia in quasi tutta
Italia. Nella nostra regione è molto diffuso dalla costa ai fondovalle
anche perché un tempo era coltivato come cibo per il baco da seta; in
Carso è abbastanza comune. Cresce in filari, siepi, ai margini degli
abitati. I frutti sono commestibili, anche se quasi mai appaiono sul
mercato per la loro breve durata. Il nome generico è quello utilizzato
dagli antichi Romani per indicare il gelso nero, pianta da loro già
conosciuta perché originaria dell'Asia Minore; deriva a sua volta dal
greco antico 'meros' (parte), in riferimento all'infruttescenza formata
da tanti piccoli frutti con involucro carnoso; il nome specifico deriva
dal latino 'albus' (bianco) e si riferisce sempre ai frutti ma questa volta
al loro colore prevalente (esistono anche forme a frutti rosa o violetti,
che possono generare confusione col gelso nero). Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
46
Foglie sparsamente pelose e ruvide di sopra, con picciolo spesso più breve di 1.5 cm.
Frutti subsessili, con polpa scura
Morus nigra L.
Il gelso nero è originario dell'Asia minore ma si è ampiamente diffuso
in epoca antica come albero da frutto; è stato anche utilizzato
inizialmente per l'alimentazione del baco da seta, sostituito in seguito
dal gelso bianco più gradito alle larve. È segnalato come specie
avventizia in molte regioni d'Italia. In Italia meridionale il frutto del
gelso nero viene utilizzato come componente di dolci e guarnizioni;
famosa in Sicilia è la granita di gelsi. Il nome generico era già usato
dagli antichi Romani: deriva dal greco 'meros' (parte), in riferimento
all'infruttescenza formata da tanti piccoli frutti con involucro carnoso;
il nome specifico fa riferimento al colore viola scuro dei frutti. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
47
Foglie composte (divise in foglioline separate tra loro)
48
47
Foglie intere
53
48
Foglie trifogliate
Laburnum anagyroides Medik. subsp. anagyroides
Il maggiociondolo è una specie dell'Europa meridionale presente in
tutte le regioni dell'Italia continentale salvo forse che in Valle d'Aosta.
La distribuzione regionale si estende su tutto il territorio, con lacune
lungo le coste del Friuli. Cresce in boschetti presso gli abitati su suoli
argillosi umiferi e ricchi in basi al di sotto della fascia montana, con
optimum nella fascia submediterranea, sostituito più in alto da
L.
alpinum
. Tutta la pianta, soprattutto semi e foglie, producono un
alcaloide tossico (neurotossina), la citisina, che paralizza i centri
nervosi provocando avvelenamenti anche mortali. La pianta è spesso
usata a scopo ornamentale; il legno si conserva bene e trova uso nella
paleria, ma anche per lavori al tornio e pavimenti; è una specie poco
longeva (50-70 anni). Il nome generico era già in uso presso i Romani
per una pianta simile; il nome specifico significa 'simile ad
un'
Anagyris
' (un'altra Fabacea). Forma biologica: fanerofita cespitosa.
Periodo di fioritura: maggio-giugno.