27
ampiamente diffuso a scopo paesaggistico-ornamentale soprattutto per
siepi sempreverdi, grazie alla sua robustezza ed adattabilità alle
potature frequenti. Tende raramente a spontaneizzarsi senza però
diventare invasivo; è segnalato come specie avventizia in Italia centro-
settentrionale (salvo che in Valle d'Aosta e Friuli Venezia Giulia) e
Abruzzo (non ritrovato in tempi recenti in Campania), dal livello del
mare ai 300 m circa. Tutte le parti della pianta contengono elevate
quantità di glicosidi cianogenetici ad azione tossica. Il nome generico,
già in uso presso i Romani, è di etimologia incerta; quello specifico
allude alle foglie che richiamano quelle dell'alloro e ai frutti che
richiamano le ciliegie. Forma biologica: fanerofita scaposa/fanerofita
cespitosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
66
Albero. Foglie (almeno le più vecchie) di color ruggine di sotto. Fiori molto più larghi
di 2 cm
Magnolia grandiflora L.
Specie originaria delle regioni meridionali degli Stati Uniti, fu
importata in Europa nel 1737. Ne è documentata la presenza in Italia
dal 1760. Viene utilizzata soprattutto come grande pianta ornamentale
in parchi e giardini, per i fiori vistosi e profumati e per il denso
fogliame, ma ha un accrescimento piuttosto lento. Il nome generico è
dedicato al botanico francese Pierre Magnol, vissuto nel XVII secolo;
il nome specifico fa riferimento alle ragguardevoli dimensioni dei
fiori. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
maggio-giugno.
67
Foglie a margine intero
68
67
Foglie a margine dentato
69
68
Fusti lungamente erbacei, più bassi di 3 m. Frutto carnoso
Phytolacca americana L.
Specie neofita invasiva originaria del Nord America, coltivata
nell'Europa meridionale come pianta da giardino e oggi largamente
naturalizzata ed infestante in tutta Italia. La distribuzione regionale si
estende dal Carso triestino a tutta la pianura friulana, con lacune lungo
le coste e con poche stazioni nei fondovalle del settore alpino. Cresce
su terreni incolti in campi, giardini, margini di strade, rive dei corsi
d'acqua, massicciate ferroviarie, ambienti ruderali, su suoli freschi e
ricchi di humus, al di sotto della fascia montana inferiore. La pianta
contiene antinfiammatori, proteine antivirali e sostanze che
influenzano la divisione cellulare; il succo dei frutti era impiegato
come colorante per il vino e dall'industria dolciaria, uso oggi
sconsigliato perché, come il resto della pianta, ha proprietà purgative.
Alcuni componenti tossici possono facilmente attraversare la barriera
cutanea provocando dermatiti da contatto in soggetti sensibili. Il nome
generico deriva dal greco 'phytón' (pianta) e dall'indi 'lakh' (un
colorante estratto da un insetto), alludendo alla tinta violacea del succo
delle bacche. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di
fioritura: luglio-ottobre.
68
Grande albero con tronco legnoso. Frutto secco
Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica
Il faggio è un albero europeo che domina le foreste della fascia
montana dalle Alpi alla Sicilia (in Sardegna è presente solo nei
rimboschimenti artificiali). È sopravvissuto alle glaciazioni sulle
montagne dell'Europa meridionale, e successivamente si è esteso verso
nord sino alla Scandinavia meridionale. Nella nostra regione è diffuso
dai primi rilievi alla fascia subalpina delle Alpi; in Carso è spontaneo
solo in pochi siti, tra cui Nasirec in Slovenia, altrove è stato piantato
ma senza prospettive di rinnovamento; ove è spontaneo appare isolato
in boschi freschi ed ombrosi di dolina. Cresce su suoli profondi,
freschi, ben drenati. La specie ha grande importanza forestale ed
economica per il legname duro e di colore roseo, che si lavora