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Foglie lunghe 18-21 cm. Pigne circa 2 volte più lunghe che larghe
Pinus pinaster Aiton subsp. pinaster
Specie mediterranea a gravitazione occidentale, in Italia sicuramente
spontanea in Liguria, Toscana, Lazio, Sicilia e Sardegna, introdotta
altrove per rimboschimenti e a scopo ornamentale; ha l’optimum
presso le coste su substrati silicei ma può crescere anche in ambienti
collinari a clima mite. Il pino marittimo è importante nei
rimboschimenti delle sabbie e delle dune litoranee; resiste alla
salsedine, per cui può formare fasce di protezione lungo le coste. Il
legno è tenero, con alburno chiaro e durame rossastro, molto
resinoso; viene usato per imballaggi e pasta di carta. È una delle
migliori essenze per ricavare resina e trementina. Il nome generico
deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della pianta), da
'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per la
forma della chioma; il nome specifico, già in uso presso i Romani, si
riflette anche in uno dei nomi italiani (pinastro).
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Foglie opposte
35
34
Foglie alterne
67
35
Piante lianose, con fusti rampicanti o volubili
36
35
Alberi o arbusti
37
36
Foglie non composte
Humulus lupulus L.
Il luppolo è una specie eurasiatico-nordamericana diffusa in regione
dalla costa ai fondovalle. Originaria di boschi alluvionali
periodicamente inondati, si è trasferita in siti ruderali su suoli
limoso-argillosi freschi e piuttosto profondi, ricchi in composti
azotati, associandosi a Rubus caesius, Sambucus nigra, Solanum
dulcamara etc. Il nome generico deriva da quello altogermanico
della pianta (Humel), utilizzata per la produzione della birra. I
germogli sono commestibili. In Italia, la coltivazione del luppolo fu
introdotta nel 1847, dall'agronomo Gaetano Pasqui. Il luppolo
dell’Orto Botanico si trova nella zona Sud del Parterre-Scuola: si
tratta di una pianta rampicante alta circa 1,5 metri.
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Foglie composte (divise in foglioline completamente separate tra loro)
Clematis vitalba L.
Specie europea presente in tutta Italia dal livello del mare sino alle
faggete termofile montane. È la liana più comune nelle boscaglie
decidue ove può formare intrichi impenetrabili, soprattutto in forre
fresche e umide. Appare - spesso con l'edera - anche in ambienti
urbani. Il nome generico deriva dal greco 'klematis', diminutivo di
'klêma' (tralcio di vite), in riferimento al portamento della pianta. La
pianta è tossica in tutte le sue parti per la presenza di
protoanemonina. Ha la capacità di aggrapparsi e arrampicarsi su
alberi e arbusti, spesso danneggiandoli per l’abbondante sviluppo
fogliare. Produce fiori ermafroditi bianco-gialli che fruttificano in
acheni piumosi, che danno all’infruttescenza un aspetto lanuginoso.
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Foglie composte (divise in foglioline completamente
separate tra loro)
38
37
Foglie non composte
43
38
Foglie palmate
39
38
Foglie pennate
40