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Originaria dell’Asia orientale - dall’Himalaya al Giappone - ove era
coltivata da secoli a scopo ornamentale; introdotta in Europa da
William Kerr (?-1814), un ‘cacciatore di piante’ scozzese che la
spedì a Londra da Canton nel 1804, è oggi una comunissima pianta
ornamentale in giardini pubblici e privati, nonostante il fatto che
tutta la pianta contenga acido idrocianico e i frutti alcaloidi quali la
nantenina, che la rendono tossica per l’uomo ma non per gli uccelli
che ne disperdono i semi. Il nome generico deriva dal giapponese
‘nan-ten’, che rimanda ad una vaga somiglianza morfologica con il
bambù. Il nome specifico allude alla diffusione nei giardini asiatici
al tempo in cui la pianta fu descritta. Viene piantata nei pressi dei
templi ed è considerata una pianta porta fortuna; inoltre è spesso
usata nei giardini giapponesi. Ha un carattere ornamentale
abbastanza pronunciato, dato dai fiori candidi primaverili, riuniti in
lunghe pannocchie, spesso arcuate, e dai frutti, costituiti da
numerose piccole bacche di colore rosso vivo, che compaiono in
estate e rimangono sulla pianta fino alla primavera successiva.
All’Orto Botanico è presente un cespuglio di nandina ai piedi del
lato Est della Montagnola, di circa un metro e mezzo, ben visibile
anche in inverno, con la neve, per il colore delle bacche.
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Foglie paripennate. Frutto secco
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Fiori (stami) roseo-violetti
Albizia julibrissin Durazz.
Pianta nativa dell’Asia occidentale. Il nome comune “Acacia di
Costantinopoli” deriva dal fatto che venne diffusa da Costantinopoli
in tutta Europa da un botanico italiano (Albizzi) verso la metà del
‘700. Molte specie di questo genere provengono dalle aree tropicali
e sub-tropicali di Asia, Africa e Australia; pertanto nelle nostre
zone, soggette a gelate, le specie particolarmente sensibili vengono
fatte crescere in serra. In Italia è coltivata e diffusa a scopo
ornamentale, soprattutto per i vistosi stami disposti a mazzi rotondi,
simili a nappine setose, di colore rosa e per il fogliame simile a
quello delle felci, di colore verde intenso; una particolarità delle
foglie è che di notte si ripiegano. È una pianta abbastanza resistente
all’inquinamento e pertanto è ritenuta adatta ad essere utilizzata nel
verde urbano. L’esemplare presente all’Orto Botanico è coltivato in
vaso all’interno delle serre.
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Fiori (stami) gialli
Acacia dealbata Link
È nativa dell’Australia e della Tasmania. In Italia è spontanea lungo
le coste di Liguria, Calabria e Sicilia, mentre nelle altre regioni è
diffusa a scopo ornamentale. Per vegetare necessita di climi caldi,
non sopportando le basse temperature (sotto lo zero termico subisce
danni irreparabili). Il nome generico deriva da una parola greca che
significa 'spina' (che molte specie di acacie possiedono). Le Acacie
sono comunemente conosciute come mimose; in particolare, A.
dealbata è la tradizionale mimosa con cui in Italia si festeggia la
Festa della Donna.
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Foglie paripennate
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Foglie imparipennate
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Foglie di odore aromatico se sfregate tra le dita. Frutto carnoso
Pistacia lentiscus L.