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con fusto eretto e molto ramificato, rami sottili che cadono
spioventi. Gli altri due sono meno evidenti in quanto nascosti da
altre piante.
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Foglie più brevi di 5 cm. Fiori arancioni. Frutto liscio
Punica granatum L.
Il melograno è originario delle regioni asiatiche sud-occidentali
come l’Iran, ma si è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, ove
si è a volte naturalizzato. Viene coltivato per il frutto edule, o come
pianta ornamentale nei giardini, grazie alla spettacolare fioritura
estiva rosso-aranciata; ne esistono varietà solo da fiore e una varietà
nana, molto utilizzata per composizioni verdi. Sin dall’antichità
vengono attribuiti al melograno numerosi significati simbolici: nella
mitologia un frutto di melograno fu donato da Paride a Venere; nella
tradizione ebraica e cristiana è simbolo di speranza, fertilità ed
eternità. Ha diversi utilizzi: dal succo del frutto si ricava la
granatina, uno sciroppo fermentato per produrre cordiali, dolciumi e
marmellate; la scorza e i fiori sono impiegati in medicina per le
proprietà astringenti; il tannino è utilizzato nella concia delle pelli. Il
nome generico deriva da ‘punicus’ che indicava al tempo degli
antichi Romani la provenienza dei frutti dalla regione costiera della
Tunisia, dove si trovava Cartagine; il nome specifico allude alla
presenza dei numerosi semi dal rivestimento rosso all’interno del
frutto. All’Orto Botanico sono in collezione sei esemplari di
melograno, con il tipico portamento arbustivo-cespuglioso, tutti
ubicati sulla Montagnola, tranne uno, che si trova nel Parterre-
Scuola. Quattro di essi (tra cui quello di dimensioni maggiori) sono
raggruppati di fronte all’ingresso dell’Aula storica e, insieme a
Malus x purpurea e a Diospyros kaki, danno luogo a uno degli
angoli più colorati dell’Orto Botanico, contribuendo con i fiori rossi
e i frutti giallo-rossi.
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Foglie raggruppate in ciuffetti su brevi rami laterali
Berberis vulgaris L. subsp. vulgaris
Specie diffusa dall'Europa centrale all'Africa nordoccidentale,
soprattutto in aree con clima continentale, ormai naturalizzata
nell'Europa settentrionale, comprese le isole britanniche e la
Scandinavia meridionale e in Nord America, presente in tutta Italia
sino a circa 2000 m. Cresce su pendii aridi, in pinete e boschi
submediterranei degradati. Il nome generico, di antico uso, deriva
forse dal sanscrito 'varvarata' (ruvidezza) per la spinosità della
pianta. È l'ospite intermedio della ruggine del grano (Puccinia
graminis), un fungo che dalle foglie di Berberis si trasferisce al
grano producendo danni enormi; sembra che già nei primi anni del
'600 alcuni agricoltori si accorsero della relazione tra la Berberis e la
ruggine, ma furono derisi da chi usava i frutti della Berberis per fare
marmellate. La cosa fu chiarita scientificamente solo nel 1865: per il
gravissimo impatto della ruggine sul grano, la coltivazione della
Berberis è proibita in diversi Paesi. La pianta è sia velenosa che
medicinale, per la presenza di berberina.
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Foglie distanziate tra loro, alterne
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Rami non zigzaganti. Foglie opache. Fiori bianchi. Frutto bluastro
Prunus spinosa L. subsp. spinosa