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artigianali, essendo il legno molto duro e resistente alle alterazioni
ma difficile da lavorare e stagionare; viene comunque usato per
oggetti sottoposti a forti sollecitazioni e usura, come parti di attrezzi
agricoli, pezzi per torchi, presse e imbarcazioni, ecc. La corteccia è
usata per la concia delle pelli, perché ricca in tannini. Le ghiande
sono impiegate nell’alimentazione dei maiali; un tempo venivano
usate anche dall'uomo, torrefatte, come surrogato del caffè. All’Orto
Botanico sono presenti cinque esemplari di leccio. Di questi, quattro
hanno portamento arboreo e sono tutti di notevoli dimensioni,
mentre uno solo ha portamento arbustivo. Quest’ultimo ha le foglie
ovoidali con margine lievemente dentato, mentre gli esemplari
arborei hanno foglie ellittico-lanceolate con margine intero.
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Foglie verdi su entrambe le facce. Fiori con petali. Frutto
carnoso
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Foglie generalmente più brevi di 15 cm. Petali fusi tra loro. Frutto rosso, rugoso
Arbutus unedo L.
Il corbezzolo è una pianta nativa dell’Europa meridionale, delle
coste mediterranee del Nord Africa e dell’Asia occidentale. In Italia
cresce spontaneo nel centro-sud, dove si inserisce nel contesto della
macchia mediterranea, associandosi in particolare al leccio. I frutti,
eduli, sono talora utilizzati per la preparazione di marmellate o
liquori. Il miele di corbezzolo, piuttosto amaro, è apprezzato come
curativo per le affezioni bronchiali. L’esemplare di corbezzolo
dell’Orto Botanico ha portamento arbustivo-cespuglioso; situato
nella parte 'mediterranea' della Montagnola (così definita per le
specie presenti e l’ubicazione sopraelevata e rivolta a Sud),
raggiunge circa 1 metro d’altezza. Con fusto contorto e ramificato
fin dalla base, ha portamento aperto, quasi orizzontale. Presenta fiori
bianchi e cerosi e frutti rosso-arancioni, che creano un forte
contrasto con il fogliame verde scuro.
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Foglie generalmente più lunghe di 15 cm. Petali liberi. Frutto nero, liscio
Prunus laurocerasus L.
Originario di un’area che si estende dall’Europa sudorientale al
Caucaso, il lauroceraso è stato diffuso a scopo ornamentale nel resto
dell’Europa nel XVI secolo. È molto utilizzato, in diverse cultivar,
per la costruzione di siepi divisorie a foglie persistenti e a rapido
accrescimento. È una specie rustica, molto adattabile che in Italia
tollera bene il freddo, i diversi tipi di terreno e le potature. Tutta la
pianta (eccetto la polpa dei frutti) e in particolare le giovani foglie
contengono sostanze tossiche. Il nome generico era già in uso presso
i Romani. Il nome specifico allude alle foglie che richiamano quelle
dell’alloro e ai frutti che richiamano le ciliegie. All’Orto Botanico vi
sono molti esemplari di lauroceraso: quelli di maggiori dimensioni
sono situati lungo la cancellata che lo divide da Viale Caduti in
Guerra e vicino al muro dell’Accademia Militare, tutti con
portamento arbustivo-cespuglioso, con fusto diviso e ramificato fin
dalla base. L’unico esemplare con portamento arboreo, con fusto
sinuoso, si trova nella parte Nord di fianco al fossato didattico.
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Foglie (almeno le più vecchie) verdi di sopra, grigio-pelose
o di color ruggine di sotto
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Foglie verdi su entrambe le facce
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Foglie a pagina superiore fortemente rugosa, con nervature infossate