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Eriobotrya japonica (Thunb.) Lindl.
Albero nativo della Cina e ampiamente coltivato in Giappone e in
altre regioni sub-tropicali, il nespolo del Giappone è una specie
diffusa in Italia soprattutto a scopo ornamentale e per i frutti (in
particolare nel meridione). Rispetto ad altre piante tropicali, ha frutti
molto meno dolci e saporiti, ma comunque apprezzati, che possono
essere consumati freschi, cotti o nelle marmellate. All’Orto Botanico
l’esemplare di nespolo del Giappone si trova nel Parterre-Scuola; è
un alberello sempreverde di circa 3 metri d’altezza, con fusto sottile
e chioma tondeggiante.
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Foglie a pagina superiore liscia, con nervature non
infossate
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Foglie più brevi di 10 cm, opache, grigio-pelose di sotto. Fiori senza petali. Frutto una
ghianda
Quercus ilex L. subsp. ilex
Il leccio è l'albero mediterraneo per eccellenza, presente allo stato
spontaneo in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, ma
molto più abbondante nell'Italia mediterranea, ove è la specie
dominante nei residui boschi di sclerofille sempreverdi. Il nome
generico, già in uso presso gli antichi, è di etimologia incerta, il
nome specifico, che forse deriva da una radice celtica che significa
'punta', è quello dato dai Romani all'agrifoglio, per la frequente
presenza anche nel leccio di foglie subspinose. Ha limitati impieghi
artigianali, essendo il legno molto duro e resistente alle alterazioni
ma difficile da lavorare e stagionare; viene comunque usato per
oggetti sottoposti a forti sollecitazioni e usura, come parti di attrezzi
agricoli, pezzi per torchi, presse e imbarcazioni, ecc. La corteccia è
usata per la concia delle pelli, perché ricca in tannini. Le ghiande
sono impiegate nell’alimentazione dei maiali; un tempo venivano
usate anche dall'uomo, torrefatte, come surrogato del caffè. All’Orto
Botanico sono presenti cinque esemplari di leccio. Di questi, quattro
hanno portamento arboreo e sono tutti di notevoli dimensioni,
mentre uno solo ha portamento arbustivo. Quest’ultimo ha le foglie
ovoidali con margine lievemente dentato, mentre gli esemplari
arborei hanno foglie ellittico-lanceolate con margine intero.
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Foglie più lunghe di 10 cm, lucide, rugginose di sotto. Fiori con petali. Frutto diverso da
una ghianda
Magnolia grandiflora L.
Originaria dalle regioni meridionali degli Stati Uniti, fu importata in
Europa nel 1737. Ne è documentata la presenza in Italia dal 1760. È
utilizzata soprattutto come grande pianta ornamentale in parchi e
giardini ma ha un accrescimento piuttosto lento. Il nome generico è
dedicato al botanico francese Pierre Magnol, vissuto nel XVII
secolo; il nome specifico fa riferimento alle ragguardevoli
dimensioni dei fiori. All’Orto Botanico sono presenti cinque
esemplari di Magnolia grandiflora. I due di maggiori dimensioni si
trovano uno in prossimità del cancello di accesso su Viale Caduti in
Guerra, l’altro nella parte Nord dell’Orto: il primo ha chioma
regolare, espansa e di forma conica; il secondo invece possiede una
chioma più irregolare.
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Foglie (almeno le più vecchie) spatolate, cioè più larghe nella metà apicale
Pittosporum tobira (Thunb.) W.T. Aiton