100
per bambini per conciliarne il sonno) sembra insostenibile. Forma
biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
350
Fiori roseo-violetti, con petali precocemente caduchi
Thalictrum aquilegiifolium L. subsp. aquilegiifolium
Specie europea presente in tutta l'Italia continentale dalla pianura alla
fascia montana superiore. Nella nostra regione è diffusa dalla pianura alla
fascia alpina; in Carso è piuttosto rara e localizzata. Cresce in boschi di
solito esposti a nord, ai loro margini e nelle radure, su suoli limoso-
argillosi freschi, talvolta addirittura inondati, abbastanza ricchi in
composti azotati ed in humus. Tutta la pianta è velenosa. Il nome generico
deriva da una pianta menzionata da Dioscoride, quello specifico allude
alle foglie simili a quelle di
Aquilegia
. Forma biologica: emicriptofita
scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
350
Fiori di altro colore, con petali persistenti
351
351
Petali 5 o più
Filipendula vulgaris Moench
Specie eurasiatico-sudeuropea, presente in quasi tutta l'Italia continentale,
salvo che in Calabria, dal livello del mare ai 1500 m circa. Nella nostra
regione è diffusissima sino alla fascia montana inferiore; in Carso è
comune. Cresce in prati magri ed in orli di boschi termofili, su suoli
argillosi per lo più calcarei, da subaridi a freschi, ricchi in basi. Il nome
generico deriva dal latino 'filum' (filo) e 'pendulum' (pendulo), per gli
ingrossamenti tuberiformi che pendono dalle radici di alcune specie; il
nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune,
diffuso, frequente'. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di
fioritura: maggio-luglio.
351
Petali 4
352
352
Foglie composte (divise in foglioline ben separate tra loro)
Cardamine hirsuta L.
Specie mediterraneo-atlantica oggi divenuta subcosmopolita nelle zone
temperate, presente in tutta italia dal livello del mare alla fascia montana.
Nella nostra regione è comune ovunque, incluso il Carso, fino alla fascia
montana. Cresce in vegetazioni ruderali di giardini e parchi, nei vigneti, ai
margini di siepi e strade, nei campi e su muretti, su suoli argillosi da
neutri a subacidi, freschi ed umiferi, ricchi in composti azotati, spesso con
gerani annuali di origine mediterranea anch'essi divenuti subcosmopoliti.
Il nome generico deriva dal termine greco 'kárdamon' che designava il
crescione (
Nasturtium officinale
), molto simile alle
Cardamine
con foglie
pennate. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-
luglio.
352
Foglie non composte
353
353
Petali più lunghi di 1 cm
354
353
Petali più brevi di 1 cm
355
354
Foglie con forte odore di rucola. Frutti non strozzati tra i semi
Eruca vesicaria (L.) Cav.
La rucola è frequentemente coltivata negli orti di tutta la nostra regione,
compreso il Carso triestino. Abbastanza raramente appare anche allo stato
subspontaneo in ambienti piuttosto disturbati, soprattutto presso gli
abitati. I Romani, che ne consumavano anche i semi, le attribuivano
qualità magiche e la utilizzavano come afrodisiaco. La sua coltivazione
era spesso effettuata nei terreni che ospitavano le statue falliche erette in
onore di Priapo, dio della virilità. Ovidio nella Ars Amatoria la chiamava
'eruca salax' o 'herba salax' cioè erba lussuriosa, sconsigliata in caso di
delusioni d'amore. Plinio asseriva: 'si ritiene che il desiderio del coito sia
stimolato anche dai cibi, come l'eruca...'. Discoride, medico greco,
affermava che mangiata cruda in abbondanza 'destava Venere'. Anche
durante il Rinascimento si scrisse sugli effetti afrodisiaci della rucola, e