21
fortemente cuoriforme
48
Foglie a base chiaramente troncata o cuoriforme
49
48
Foglie a base non troncata né cuoriforme
53
49
Picciolo più lungo di 4 cm. Frutti portati da lunghi
peduncoli muniti di un'ala trasversale (tigli)
50
49
Picciolo più breve di 4 cm. Frutti di aspetto diverso
51
50
Foglie glabre di sotto alla confluenza dei nervi principali
Tilia sp.
Il genere
Tilia
comprende una trentina di specie diffuse nelle regioni
temperate dell'Emisfero Nord. Quasi tutte le specie sono in grado di
ibridare tra loro, ed i tigli che vengono piantati in parchi, giardini e
viali sono spesso degli ibridi di non facile identificazione. L'ibrido
più comune è
Tilia x europea
L., che deriva dall'incrocio tra due
specie selvatiche
T. cordata
e
T. platyphyllos
e che presenta caratteri
intermedi tra le due specie, ma esistono anche ibridi che coinvolgono
specie non europee, soprattutto
T. americana
L., e che spesso
vengono designati con il nome collettivo di
'Tilia hybrida'
. Il nome
generico, già in uso presso i Romani, deriva dal greco 'ptilon' (ala), in
riferimento alla brattea del peduncolo fruttifero che funge da ala
durante la disseminazione facilitata dal vento. Forma biologica:
fanerofita scaposa/fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: maggio-
giugno.
50
Foglie con ciuffi di peli di sotto alla confluenza dei nervi principali
Tilia platyphyllos Scop. subsp. platyphyllos
Il tiglio nostrano è un albero sudeuropeo-subatlantico presente allo
stato spontaneo in tutte le regioni d'Italia, salvo che in Sardegna, sino
alla fascia montana. Cresce nei boschi freschi di latifoglie decidue su
suoli argillosi profondi, piuttosto ricchi in basi e composti azotati. I
fiori e le brattee sono usati in erboristeria per la preparazione di tisane
calmanti ed emollienti Il legno è usato per lavori di falegnameria e
tornitura. I Romani utilizzavano la corteccia, tagliata in strisce,
seccata e successivamente macerata, per ricavarne delle fibre usate
nella fabbricazione di corde, tessuti e nella preparazione delle
'vincula tiliae', bende per fasciare le ferite. È un albero longevo che
può vivere fino a 1500 anni. Il nome generico, già in uso presso i
Romani, deriva dal greco 'ptilon' (ala), in riferimento alla brattea del
peduncolo fruttifero che funge da ala durante la disseminazione
facilitata dal vento; il nome specifico deriva dal greco 'platys' (largo)
e 'phyllon' (foglia). Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita
cespitosa). Periodo di fioritura: maggio-giugno.
51
Foglie lucide almeno da giovani, semplicemente dentate. Picciolo senza peli ghiandolari.
Frutto carnoso (mora)
Morus alba L.
Il gelso bianco, originario dell'Asia orientale, è stato introdotto in
Europa probabilmente nel XII secolo per l'allevamento del baco da
seta che lo preferisce al gelso nero. La presenza in Italia è
documentata dal 1434. È ampiamente coltivato nella zona
submediterranea, ed è segnalato come specie avventizia in quasi tutta
Italia. Cresce in filari, siepi, ai margini degli abitati. I frutti sono
commestibili, anche se quasi mai appaiono sul mercato per la loro
breve durata. Il nome generico è quello utilizzato dagli antichi