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Specie eurasiatica presente in tutta Italia dal livello del mare alla
fascia montana. Cresce in vegetazioni erbacee seminaturali, nei prati
da sfalcio, ma anche lungo strade e nei coltivi, su suoli limoso-
argillosi piuttosto profondi, ricchi in composti azotati. - Pianta
erbacea perenne di 2-5 dm, con radice legnosa ingrossata. Foglie
semplici, parallelinervie, tutte disposte in rosetta, perduranti in
inverno, la porzione inferiore (metà-tre quinti) generalmente ristretta
in una sorta di picciolo, la superiore allargata, lineare-lanceolata, con
3-5 nervi, a margine intero o con denti debolissimi e distanziati.
Fusto eretto, striato-solcato; fiori disposti in spiga breve (1-5 cm),
sottesi da brattee ovato-acuminate di 4-5 mm; sepali 4, gli anteriori
di 3-3,5 mm, saldati in un'unica lamina biloba, i posteriori liberi,
acuminati; corolla con 4 lobi lanceolati (2-2,2 mm); stami 2, con
antere gialle, poi aranciate di 1,5 mm. Semi 1-2, lunghi 3 mm. - Il
nome generico deriva dal latino 'planta' (pianta dei piedi): le specie
più comuni crescono in ambienti calpestati, il nome specifico allude
alla forma delle foglie. Per la presenza di aucubina la pianta è
efficace contro le punture degli insetti. Forma biologica:
emicriptofita rosulata. Periodo di fioritura: aprile-agosto.
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Pianta più bassa di 3 dm. Fiori non disposti in capolini
Samolus valerandi L.
Specie subcosmopolita presente in tutta Italia, dal livello del mare a
1200 m circa. Cresce in luoghi paludosi, in terreni temporaneamente
invasi dall'acqua, lungo i fossati, nelle zone fangose anche subsalse,
in ambienti con sorgenti o stillicidio. - È una pianta erbacea perenne
di 5-50 cm, con fusti eretti, glabri, i più sviluppati ramosi in alto. Le
foglie sono semplici, quelle basali disposte in una rosetta
oblanceolata-spatolata, quelle del fusto alterne, simili ma in numero
minore. L’infiorescenza è un racemo semplice o ramificato, con
peduncoli fiorali di 1-2 cm interrotti a metà da una piccola brattea; i
fiori hanno un calice di 1.5 mm diviso su 1/5-1/3 in 5 lacinie, corolla
bianca a simmetria raggiata, con 5 petali di circa 3 mm, 5 stami. Il
frutto è una capsula ovale, quasi completamente avvolta dal calice. -
Il nome generico è quello di una pianta citata da Plinio, usata dai
Druidi contro le malattie del bestiame; la specie è dedicata a Dourez
Valerand, botanico del sec. XVI. Forma biologica: emicriptofita
scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Pianta più alta di 3 dm. Fiori disposti in capolini
Tripolium pannonicum (Jacq.) Dobrocz. subsp. tripolium (L.) Greuter
Syn.:
Aster tripolium
L. subsp.
tripolium
- Specie eurasiatica,
presente con due sottospecie in tutta Italia, salvo che nelle regioni
settentrionali dal Piemonte al Trentino-Alto Adige (non ritrovata in
tempi recenti in Lombardia). Cresce su argille e sabbie umide, su
suoli solitamente salati, presso il mare. - Pianta erbacea bienne di 3-
12 dm, glabra, con fusto eretto o ascendente, ingrossato in basso,
striato e ramoso in alto. Foglie semplici, alterne, quelle basali
oblanceolato-spatolate, grassette, di 4-5 x 12-25 cm, fragili e con
picciolo lungo circa un quarto della lamina fogliare. Capolini larghi
circa 2,5 cm, con involucro cilindrico di 5 x 8 mm. 9-12 fiori ligulati
violetti di 2,5 x 18 mm e numerosi fiori tubulosi gialli di circa 10
mm. Frutto secco (achenio) di 2-3 mm con pappo biancastro. - In
alcune regioni costiere consente la produzione di un miele unifloro
dal gusto salmastro. Il nome generico e quello della sottospecie
derivano dal greco 'tris' (tre) e 'polios' (biancastro), in riferimento al