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arbusto ornamentale e pioniero per consolidare scarpate
franose; è stata diffusa in altri continenti, come Africa e
America, dove tende a divenire infestante.
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Fiori non a simmetria bilaterale. Frutto
diverso da un legume
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Piante sempreverdi con foglie coriacee
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Piante decidue con foglie non coriacee
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Foglie grigio-pelose di sotto. Fiori senza petali. Frutto a ghianda
Quercus ilex L. subsp. ilex
Leccio, elce. - Il nome specifico è quello già utilizzato dai
latini. Albero o grande arbusto con chioma ampia e molto
fitta, dal tronco in genere non troppo sviluppato in altezza e
scorza da grigio brunastra a quasi nerastra, con scaglie di
forma quadrata. Le foglie, alterne, sono persistenti per 2-3
anni, ed hanno lamina coriacea di forma ellittico-
lanceolata. La pagina superiore, a sviluppo terminato, è
lucida, mentre quella inferiore è ricoperta da un fitto feltro
di peli grigi. Il margine è variabile: spinoso nei polloni,
intero nei rami degli alberi già sviluppati. I fiori maschili
sono raggruppati in amenti lunghi 4-6 cm, quelli femminili
sono riuniti a 1-2 su un peduncolo lungo fino a 2 cm. La
ghianda ha una cupola che la riveste fino quasi a metà,
coperta da scaglie con peli grigi. Il lecccio è una pianta
tipica del Mediterraneo, di cui connota il paesaggio,
originaria dell’Europa meridionale e del nord Africa; la
città di Lecce prende il nome da quest’ albero. E’ più volte
citato da Virgilio, che ne ricorda più volte l’oscurità della
chioma, utile per riparare le greggi dal cocente sole di
mezzogiorno e per offrire ai maiali le ghiande da loro
molto appetite. Delle antiche foreste che ricoprivano le
coste rimangono pochi frammenti: già in tempi antichi il
leccio veniva tagliato per far spazio ai pascoli e il suo
legname era sfruttato per fare del carbone da legna. E’ una
pianta molto utilizzata per scopi ornamentali e
paesaggistici nel verde urbano; in campo forestale è diffuso
il governo a ceduo per ottenere carbonella. Il legno, molto
duro, è utilizzato anche per lavori di intarsio.
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Foglie glabre o con peli rugginosi di sotto.
Fiori con petali. Frutto diverso da una
ghianda
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Foglie spatolate, più larghe nella metà superiore, ad apice ottuso o debolmente bilobo
Pittosporum tobira (Thunb.) W.T. Aiton
Pittosporo, pittosporo della Cina. - Il nome generico deriva
dal greco ‘pitta’, pece e ‘sporos’, seme, che significa: 'semi
a rivestimento resinoso'. E’ un arbusto o alberello che
raramente supera i 3-5 m, dalla folta ramificazione e tronco
molto irregolare e sinuoso. Il legno è poco robusto e tende
a spaccarsi facilmente. La scorza, molto scura, è dapprima
liscia poi scabra e rugosa. Le foglie sono sempreverdi,
alterne, semplici, coriacee e lucide, di color verde scuro,
dalla forma obovato-spatolata e dal margine intero. I fiori,
di colore bianco-crema e dal profumo intenso simile a
quello dell’arancio, sono riuniti in cime ad ombrello che
compaiono nella tarda primavera. Il frutto è costituito da
capsule larghe circa 1 cm, all’interno delle quali si trova
una sostanza viscosa di colore rosso, in cui sono immersi i
semi. Il pittosporo è originario di Cina e Giappone; ne è
documentata la presenza in Italia dal 1820 e da noi è stato
ampiamente utilizzato lungo i litorali e nelle zone con
clima mite. Viene piantato come arbusto ornamentale e per