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Juglans nigra
L.
Il noce americano è un albero originario della parte centrale e orientale degli Stati Uniti; dal 1760
ne è documentata la presenza in Italia, dove è stato importato per il suo grande valore ornamentale
per parchi e giardini di grandi dimensioni e per il legno molto pregiato. È segnalato come specie
avventizia in molte regioni dell’Italia settentrionale e in Umbria. A volte tende a riprodursi in modo
subspontaneo lungo le rive dei fiumi. Il legno è duro, omogeneo, scuro con molte venature, adatto
per mobili, calci di fucile, lavori al tornio e di incisione. Dai semi si estrae un olio commestibile
utilizzato anche nella fabbricazione dei saponi. Il nome generico deriva dal latino ‘Jovis glans’, cioè
noce di Giove; il nome specifico fa riferimento alla scorza molto scura. Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Juglans regia
L.
Il noce è un albero originario dell’Europa meridionale e dell’Asia occidentale, introdotto nel resto
dell’Europa già nel Neolitico (archeofita), coltivato in tutta Italia e spesso presente allo stato
subspontaneo in quasi tutte le regioni. Allo stato subspontaneo cresce in boschi e boscaglie
disturbati, su suoli limoso-argillosi profondi, umiferi e freschi, dal livello del mare a 1200 m circa.
Si tratta di una albero longevo che può vivere fino ai 600 anni, con il tronco che può raggiungere i 2
m di diametro. Il legno, di colore bruno scuro, pesante, durevole e con belle venature, è impiegato
nella fabbricazione di pavimenti e mobili di pregio. Con il mallo di frutti acerbi, da raccogliere
tradizionalmente il 24 giugno, giorno di San Giovanni Battista, si prepara il liquore ‘nocino’; i semi
sono largamente utilizzati nell’alimentazione umana e da essi si ricava un olio alimentare impiegato
anche nelle industrie di vernici, di colori e in profumeria. Le radici contengono lo juglone, una
sostanza che può avvelenare gli alberi circostanti. Il nome generico deriva dal latino ‘Jovis glans’
(ghianda di Giove); quello specifico significa ‘regale’ e allude anch’esso a Giove, il re degli dei.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Laburnum anagyroides
Medik. subsp.
anagyroides
Il maggiociondolo è una specie dell’Europa meridionale presente in tutte le regioni dell’Italia
continentale, salvo forse che in Valle d’Aosta. Cresce in boschetti di latifoglie decidue presso gli
abitati, su suoli argillosi umiferi e ricchi in basi, al di sotto della fascia montana, con optimum nella
fascia submediterranea, sostituito più in alto da
L. alpinum
. Tutte le parti della pianta, soprattutto
semi e foglie, contengono un alcaloide tossico (neurotossina), la citisina, che paralizza i centri
nervosi provocando avvelenamenti anche mortali. La pianta è spesso usata a scopo ornamentale; il
legno si conserva bene e trova uso nella paleria, ma anche per lavori al tornio e pavimenti. Il nome
generico era già in uso presso i Romani per una pianta simile; il nome specifico significa ‘simile ad
un’
Anagyris
’ (un’altra Fabacea). Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura:
maggio-giugno.
Laurus nobilis
L.
L’alloro è un albero sempreverde a distribuzione mediterraneo-atlantica, di antica introduzione in
Italia settentrionale, ove anche grazie ai merli che ne diffondono i semi è diffuso anche allo stato
subspontaneo. È presente in tutte le regioni d’Italia (in Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Veneto
e Friuli Venezia Giulia come pianta avventizia). Cresce in stazioni soleggiate nella zona dell’olivo;
altrove, con l’edera ed il pungitopo, forma piccole oasi di laurofille sempreverdi, soprattutto su
substrati arenacei freschi, dal livello del mare a 800 m circa. Le foglie sono notissime come
condimento. I frutti contengono olii essenziali e un grasso impiegato in profumeria. L’olio di lauro,
estratto dai semi, è un componente dell’olio laurino, utilizzato contro i dolori reumatici. La pianta è
tradizionale simbolo di gloria e di affermazione: la ’laurea’ prende il nome proprio dalle corone
d’alloro. Il nome generico, assonante con il celtico ‘lauer’ (sempreverde) e con il sanscrito ‘daru’
(albero), è quello utilizzato dagli antichi Romani; il nome specifico si riferisce all’uso celebrativo
della pianta. Forma biologica: fanerofita cespugliosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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