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Piante con fiori unisessuali senza petali (Gimnosperme)
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Foglie squamiformi, appressate al fusto
Tamarix gallica L.
La tamerice è una specie mediterraneo-atlantica con areale centrato sulle
coste del Mediterraneo occidentale, presente in quasi tutta Italia, salvo
che in Valle d'Aosta, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Umbria e forse
Abruzzo (avventizia nelle Marche), dal livello del mare agli 800 m circa.
Molto rara nella regione euganea, si trova nel settore nord-orientale, tra
Abano Terme e l'Abbazia di Praglia. Cresce in greti di torrenti, su sabbie
umide subsalse. Visti i suoi habitat costieri, è una pianta resistente alle
inondazioni di acqua salmastra. Nelle zone litoranee, grazie alla sua
resistenza alle raffiche di vento e alla salsedine e alla rapida crescita,
viene spesso utilizzata come consolidatrice delle dune. Grazie alla ricca e
vistosa fioritura viene utilizzata a scopo ornamentale. Il legno in passato
era utilizzato per la fabbricazione di pipe. Può vivere fino a 100 anni
circa. La consistenza delle foglie è leggermente carnosa e sono
disseminate di ghiandole escretrici che liberano gocce liquide grazie alle
quali la pianta elimina gli eccessi di sale. Il nome generico pare provenire
da quello del fiume pirenaico spagnolo Tàmaris (o Tambro) o dai
Tamarici, popolo dei Pirenei. Questi termini sono però assonanti anche
con l'arabo 'tamár' (palma) e con l'ebraico 'tamaris' (scopa), ed in effetti
un tempo i ramoscelli di questa pianta venivano impiegati come ramazza;
il nome specifico deriva dal latino e allude alla sua presenza lungo le
coste della Francia (Gallia). Forma biologica: fanerofita
cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Foglie aghiformi, divergenti dal fusto
Erica arborea L.
L'erica arborea è una specie mediterranea diffusa in tutte le regioni
italiane ad esclusione di Valle d'Aosta e Friuli; sui Colli Euganei è legata
ai substrati vulcanici delle stazioni assolate esposte a sud. Cresce in
macchie, cedui di leccete e garighe, su suoli acidificati o acidi (substrati
silicei). È una buona pianta mellifera. Le parti basali dei fusti, grazie al
legno durissimo e resistente al calore, forniscono radica per la costruzione
di pipe. È una pirofita: risponde agli incendi, che distruggono solo la parte
epigea, con l'emissione di nuovi polloni. Il nome del genere deriva dal
greco 'eréiko', che significa 'rompo' perché un tempo il decotto dei suoi
fiori veniva utilizzato per frantumare i calcoli della vescica o per la
capacità di questa specie di far penetrare le radici in substrati rocciosi; il
nome specifico allude alle grandi dimensioni della pianta. Forma
biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: marzo-maggio.
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Foglie squamiformi
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Foglie aghiformi
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Rametti angolosi, disposti in tutti i sensi. Pigne più larghe di 12 mm
Cupressus sempervirens L.
Il cipresso è una specie originaria dell'Asia Minore e del Mediterraneo
orientale, da tempi antichissimi molto utilizzata in Italia sia a scopo
ornamentale sia negli impianti di rimboschimento, ma senza alcuna
tendenza a spontaneizzarsi. Il cipresso è stato introdotto in Italia forse
dagli Etruschi e poi si è diffuso entrando stabilmente fra i componenti del
nostro paesaggio. Tollera la siccità e si adatta a qualsiasi terreno, ma è
soggetto a malattie crittogamiche e a parassiti animali: il fungo
Coryneum
cardinale
Wag. ha minacciato l'esistenza dei cipressi italiani. Il cipresso è
ampiamente coltivato per il suo portamento, che lo rende adatto alla
realizzazione di giardini all'italiana e alberature stradali, siepi frangivento
e rimboschimenti. Le foglie, i rami e le pigne hanno impiego officinale,
dalla corteccia si ricava per distillazione un olio essenziale usato in
profumeria. Il nome del genere è quello comune presso i Romani,
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