Area di studio

Flora dei biotopi adiacenti il tratto terminale del Fiume Lamone (Ravenna)

L’area di studio include tre zone umide (Punte Alberete, Valle Mandriole e Bassa del Bardello), adiacenti il tratto terminale del fiume Lamone, in provincia di Ravenna.


Il fiume Lamone nasce nell’alto Appennino tosco-romagnolo presso la Colla di Casaglia (1190 m) e dopo un percorso di 88 Km in direzione sud-est sfocia nel Mare Adriatico presso Marina Romea, a circa 10 km a nord della antica città.
Nel tratto appenninico Il corso d’acqua attraversa formazioni geologiche marnoso-arenacee (galestro) e nel tratto planiziale la recente coltre alluvionale padana : la facile erodibilità di questi substrati rende conto del suo elevato trasporto solido e della sua naturale attitudine a sedimentare depositi lapidei nel tratto terminale. Questa peculiare capacità è stata sfruttata nel tempo per la ‘bonifica’ dei territori costieri a nord di Ravenna, storicamente noti per le vaste paludi che cingevano e difendevano la città, fin dal periodo etrusco (Padusa). Acque e torbide del Lamone sono state così utilizzate per diversi secoli per la cosiddetta ‘bonifica per colmata’: bonificazione clementina, bonificazione gregoriana, dai nomi dei Papi che le attuarono e, dal 1840 al 1962, per la Cassa di Colmata del Lamone.


Punte Alberete (Foto di Delio Mancini)

Le tre zone umide incluse nell’area di studio rappresentano attualmente gli ultimi relitti di ambienti d’acqua dolce che al tempo dell’istituzione della Cassa di Colmata si estendevano ancora per diverse migliaia di ettari (oltre 6000), dall’antico corso padano meridionale (ora Fiume Reno) a nord, fin quasi a lambire la città di Ravenna, a sud. Queste zone palustri sono chiamate localmente ‘figlie del Lamone’ e la loro flora costituisce una testimonianza e un patrimonio di biodiversità vegetale di eccellenza rispetto ad un territorio pesantemente antropizzato e banalizzato.

I tre biotopi presentano caratteristiche pedologiche, strutturali e vegetazionali alquanto diverse tra di loro:
- Punte Alberete comprende nei suoi 186 ettari non solo la maggiore foresta allagata regionale, ma anche ambienti ecotonali di transizione rappresentativi dell’evoluzione vegetazionale, dai lamineti ai cariceti, ai tifeti e fragmiteti, dagli arbusteti al bosco compatto, a cui si aggiungono piccole aree prative variamente allagate nel corso delle stagioni;
- Valle Mandriole, estesa sui 260 ettari, risulta molto più omogenea, data la maggiore profondità delle acque, e presenta attualmente una vastissima superficie scoperta da vegetazione, più consistenti fragmiteti e piccoli relitti boschivi;
- la Bassa del Bardello si esende solo per un centinaio di ettari, ma il suo substrato sabbioso e la derivazione dalle antiche compagini forestali ravennati rendono conto di una flora che trasmuta dal fragmiteto centrale - bassa del Pirotolo - a paleodune sabbiose ed interessanti ambienti di transizione.

La ricerca floristica e vegetazionale, passata e presente

Le prime significative esplorazioni scientifiche delle tre aree possono farsi risalire al Conte Francesco Ginanni , a metà del secolo XVIII, ma il primo lavoro che conclude una dettagliata ricerca floristica risale al naturalista forlivese Pietro Zangheri, la cui flora, pubblicata nel 1936, costituisce una pietra miliare di fondamentale riferimento per tutti i ricercatori successivi.
L’elenco utilizzato per questo portale nasce da una pluridecennale attività degli autori non solo nel campo della conoscenza e divulgazione della biodiversità, ma anche in quello della tutela attiva e della gestione operativa dei tre biotopi. Dapprima come soci attivi del World Wildlife Fund, dal 1970 come soci della Cooperativa Culturale L’Arca e ora membri dell’Associazione di Volontariato L’Arca, essi hanno partecipato a tutte le fasi evolutive recenti del territorio ravennate in generale , e in particolare a quelle dei tre biotopi, tramite convenzioni con il Comune di Ravenna e con il Parco del Delta del Po, Emilia Romagna.
La protezione accordatagli fin dal 1968 e i vincoli di tutela ambientale successivi, fino all’istituzione del Parco Regionale del Delta del Po (1988) ed oltre (ZPS e SIC), ne hanno permesso una gestione finalizzata proprio alla conservazione e all’incremento della della biodiversitè vegetale ed animale.
Consistenti limitazioni all’accesso e ad ogni forma di disturbo antropico da un lato, e dall’altro mirati interventi di ingegneria naturalistica (tesi al ripristino di modeste variazioni del microrilievo territoriale, delle rete idrica interna, dei dossi e dei profili di sponda, ecc.), estesi sfalci di vegetazione tesi al rallentamento della evoluzione climatica verso facies boschive a vantaggio di quelle più prettamente palustri, vigilanza e monitoraggio dell’evoluzione ambientale hanno prodotto negli ultimi decenni una situazione di grande biodiversità, costellata di importanti successi floristici e faunistici.
Nell’ambito di dette convenzioni sono stati prodotti nel tempo anche materiali divulgativi di vario genere e su svariati argomenti naturalistici, ma dal 2007 sono stati pubblicati annualmente a cura del Parco del Delta del Po i Quaderni IBIS (acronimo di Inventari della BIodiversità Specifica) relativi alle aree protette del Parco stesso.
I primi due Quaderni hanno avuto come soggetto specifico il censimento della flora vascolare di Punte Alberete e Valle Mandriole (2007) e Bassa del Bardello e dune litoranee (2008), mentre nel 2012 è stato pubblicato il sesto Quaderno IBIS, che considera tutti gli 11 siti della Rete Natura 2000 dell’area costiera ravennate, estesi su oltre 10 mila ettari, con la presenza di oltre un migliaio di taxa infragenerici.
Da questo ultimo elenco sono stati estratti i taxa relativi all’area di studio.

Giorgio Lazzari, Nicola Merloni, Daniele Saiani


PRINCIPALI TIPI DI VEGETAZIONE PRESNTI A PUNTE ALBERETE E VALLE MANDRIOLE


Punte Alberete (Foto di Luciano Piazza)

Nelle zone umide le diverse comunità vegetali si susseguono, nel tempo come nello spazio, soprattutto in funzione della disponibilità e della profondità delle acque; si va dai popolamenti di idrofite natanti e sommerse, presenti nelle acque più profonde, ai canneti, alle boscaglie e ai boschi paludosi, via via che il livello idrico decresce e, quasi sempre in natura, questa successione si realizza anche nel tempo in funzione dello stadio di evoluzione della vegetazione, che tende, come è noto, a raggiungere un livello finale denominato climax, cioè un bosco di latifoglie maturo e stabile.

Vegetazione di idrofite natanti e sommerse

Questo tipo di vegetazione, un tempo molto diffuso a Punte Alberete e a Valle Mandriole, è attualmente molto rarefatto o addirittura scomparso in ampie porzioni di territorio a causa del drastico peggioramento della qualità delle acque (in particolare l’elevatissima torbidità) che alimentano queste zone umide. Si possono distinguere comunque due principali tipologie:

- popolamenti di idrofite liberamente natanti (pleustofite) alla cui costituzione partecipano, in proporzioni variabili, diverse specie di lenticchia d’acqua (Lemna minor, L. gibba, L. trisulca, Spirodela polyrrhiza), e poi il morso di rana (Hydrocharis morsus-ranae), le felci acquatiche Azolla filiculoides e Salvinia natans, l’epatica Riccia fluitans, alle quali si aggiunge l’esotica Lemna minuta che talvolta mostra caratteristiche invasive;
- popolamenti di idrofite sommerse, costituite soprattutto da Ceratophyllum demersum, in acque tendenzialmente eutrofiche, calme o debolmente fluenti, e da Utricularia australis, in acque stagnanti mesotrofiche.

Vegetazione di idrofite radicanti

Vegetazione di idrofite sommerse o parzialmente galleggianti in acque tranquille o debolmente fluenti, ricche di sostanze nutritive, che di volta in volta possono essere rappresentate da lamineti con Nymphaea alba e Persicaria amphibia, oppure da popolamenti quasi interamente sommersi con Potamogeton crispus, P. nodosus, P. lucens, Myriophyllum spicatum, Najas marina. Frequenti sono a tratti le specie della tipologia precedente, e in particolare Riccia fluitans e Ceratophyllum demersum, che tollerano bene l’ombreggiamento operato dalle foglie galleggianti in superficie. Anche questi popolamenti, di elevato pregio ambientale e indispensabili per la nidificazione di rarissime specie ornitiche, hanno subìto negli ultimi anni drastiche riduzioni, in particolare ad opera delle nutrie e dei gamberi della Louisiana che si nutrono dei giovani germogli di queste idrofite, ma anche per il generale e drastico deterioramento della qualità delle acque (torbidità, aumento di salinità, inquinanti, ecc.).


Valle Mandriole (Foto di Roberto Zaffi)

Vegetazione elofitica e dei prati umidi

Popolamenti di elofite con l’aspetto di canneti, presenti talvolta come formazioni miste di cannuccia di palude, tife, lische, carici, ecc. difficilmente definibili dal punto di vista vegetazionale per la loro eterogeneità, o più spesso da formazioni ben caratterizzate o addirittura monospecifiche, che di volta in volta possiamo definire:
- fragmiteti con prevalenza di Phragmites australis (la tipologia di gran lunga più diffusa);
- tifeti con prevalenza di Typha angustifolia, in notevole rarefazione rispetto al passato;
- scirpeti con prevalenza di Schoenoplectus lacustris; è da considerarsi fra le prime fitocenosi che favoriscono l’interrimento;
- popolamenti monospecifici a coltellaccio con prevalenza di Sparganium erectum; quest’ultima situazione è spesso indicatrice di disturbo e abbondanza di nutrienti;
- cladieti con prevalenza di Cladium mariscus, su suoli ossigenati, poveri in nutrienti; è questa una comunità rarissima protetta in modo prioritario dalla Comunità Europea;
- cariceti, ovvero prati umidi dominati da Carex elata, inondati durante la stagione sfavorevole, asciutti nel periodo estivo. Ospitano specie rare quali Leucojum aestivum.
- aggruppamenti a giunchina (Eleocharis palustris) che si formano su suoli melmosi transitoriamente asciutti e sembrano rappresentare comunità di sostituzione di canneti o cariceti, soggetti a disturbo.

Boscaglie e boschi paludosi

Sono rappresentati da arbusteti e boschi che si sviluppano su suoli con falda affiorante durante la stagione invernale. Si tratta di comunità non sempre ben definibili dal punto di vista vegetazionale, essendo talvolta variamente compenetrate le specie caratteristiche delle varie associazioni; non di rado, soprattutto nelle situazioni maggiormente svincolate dall’acqua, si possono affermare le specie dei cespuglieti mesofili, a complicare ulteriormente la definizione delle tipologie; quando le situazioni siano sufficientemente omogenee ed estese, è possibile definire alcune tipologie:
- Cespuglieti di salicone, caratterizzati dal predominio di Salix cinerea, a cui si affiancano con elevata frequenza plantule di Frangula alnus, alcune specie dei fragmiteti e altre specie igrofile. Nello strato erbaceo la specie più frequente è Carex riparia, a testimonianza della prolungata permanenza dell’acqua. Nella dinamica che tende all’interrimento questo arbusteto si sviluppa a partire da canneti o cariceti dove la falda si è abbassata. Sopporta tuttavia prolungati periodi di sommersione che rendono relativamente anossico il substrato. A questo fatto si deve l’assenza dell’ontano nero (Alnus glutinosa), che non tollera tali condizioni. Trova le migliori condizioni di crescita su suoli a granulometria fine, con acque mesotrofiche. Pur trattandosi di una tipologia rara a livello nazionale e da tutelare, a Punte Alberete si comporta con forte invasività a discapito delle associazioni erbacee e finora è stata contenuta mediante il taglio periodico.
- Boschi di Frassino ossifillo, caratterizzati nello strato arboreo dal predominio di Fraxinus oxycarpa, a cui si affiancano in minor misura Frangula alnus, Populus alba, Salix alba, Ulmus minor, Alnus glutinosa e Quercus robur. Alla composizione dello strato arbustivo partecipano, oltre alle specie precedenti, Prunus spinosa, Pyrus pyraster, Viburnum opulus, Crataegus monogyna e Rhamnus catharticus. Lo strato erbaceo è costituito da specie igrofile quali Carex riparia, C. elata, Cladium mariscus, Iris pseudacorus, Lycopus europaeus, e da specie altrove molto rare quali il Campanellino Leucojum aestivum e la felce palustre Thelypteris palustris. Le opere di bonifica che hanno avuto come effetto la contrazione delle zone umide, hanno fortemente ridotto anche i cosiddetti “boschi che si inondano”, come venivano denominati nelle vecchie cartografie. Per questo questa formazione (Cladio-Fraxinetum oxycarpae) deve essere considerata un tipo di vegetazione eccezionale e meritevole di adeguata tutela. A livello nazionale questo tipo di bosco, oltre che a Punte Alberete e nelle depressioni della limitrofa Pineta di San Vitale, si può trovare nel Bosco della Mesola (FE) e sulle rive del lago di Sabaudia nel Parco Nazionale del Circeo.
- Formazioni a Salice bianco caratterizzate dalla prevalenza di Salix alba e, in subordine, Alnus glutinosa, Frangula alnus e Populus alba, ma in ogni caso con minor ricchezza floristica rispetto al tipo precedente. Si sviluppa su modeste superfici nella parte ovest di Punte Alberete. Le ragioni della sua presenza sembrano da attribuire a cause di disturbo, come ad esempio escavazioni che hanno portato alla luce suoli a granulometria grossolana, ipotesi avvalorata dal fatto che i rilievi effettuati presentano i valori più elevati di abbondanza di Rubus ulmifolius, specie che predilige suoli di questo tipo. Non si può inoltre escludere una relazione con il taglio del Cladio-Fraxinetum oxycarpae o di cenosi che normalmente lo precedono nella serie dinamica, in località dove il salice bianco, specie a rapido accrescimento, ha poi reso impossibile la ricostituzione del bosco originario.

Arbusteti caducifogli

Arbusteti caducifogli isolati o presenti come mantello di formazioni boschive, non interessate da regolari sommersioni. Nel territorio esaminato sono caratterizzati dalla presenza di Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Rhamnus catharticus, Ulmus minor (arbustivo), Cornus sanguinea, Sambucus nigra, Clematis vitalba, C. viticella, Euonymus europaeus, Rosa sp.pl., Pyrus pyraster e Rubus ulmifolius. Pur trattandosi di forme di vegetazione non propriamente tipiche delle zone umide, esse sono tuttavia di grande importanza ecologica come nutrimento e rifugio per numerose specie animali.

Vegetazione di terofite su fanghi umidi

Aggruppamenti effimeri ed eterogenei di terofite a sviluppo tardo-estivo su suoli umidi e ricchi di nutrienti; vi si trovano specie dei generi Amaranthus, Cyperus, Bidens, Chenopodium, alcune di queste non autoctone e a tendenza invasiva.


PRINCIPALI TIPI DI VEGETAZIONE PRESENTI AL BARDELLO

L’ambiente della Bassa del Bardello

La Bassa del Bardello è sicuramente una delle zone più importanti ed interessanti del Parco Regionale del Delta del Po. Situato di fronte alla nota Valle Mandriole, si presenta come una prateria ondulata, con rare macchie di alberi ed arbusti. La particolare morfologia è dovuta alla presenza di cordoni di dune fossili, in gran parte spianate ed erose, alternate a bassure più o meno lungamente inondate nel corso dell’anno. Per motivi che si possono facilmente immaginare, in ambiti fortemente antropizzati come il Ravennate ambienti come questo sono generalmente scomparsi, o per meglio dire sono stati sostituiti da ambienti in vario grado antropizzati. Quindi l’eccezionale interesse naturalistico di quest’area risiede nel fatto che in circa 100 ettari vi si incontrano comunità vegetali pressoché scomparse dal territorio circostante, e rare anche per tutto il litorale nord-adriatico. Il continuo saliscendi del terreno e la falda freatica superficiale producono una serie di microambienti molto diversi che si susseguono in poco spazio, e le comunità idrofitiche ed elofitiche possono essere sostituite, a pochi metri di distanza, da cenosi dei prati aridi.
Immaginando un transetto che parta dalle zone più inondate, la prima comunità vegetale che si incontra è l’aggruppamento a giunchina (Eleocharis uniglumis) che si trova a stretto contatto coi fragmiteti monospecifici e tende a sostituirli dove le acque divengano meno profonde; oltre ad Eleocharis uniglumis vi si trovano specie molto rare come Baldellia ranunculoides e Hydrocotyle vulgaris. Questa comunità sembra essere favorita dallo sfalcio annuale che ne rallenta l’evoluzione. A contatto con questa fitocenosi, su suoli meno lungamente inondati, si può trovare l’associazione a giunco subnodoso (Holoschoeno-Juncetum subnodulosi), interessante prato umido che ospita specie altrove rare come la graziella (Gratiola officinalis) e numerose orchidee di suoli umidi: Anacamptis laxiflora, Anacamptis palustris, Epipactis palustris. La comunità ora descritta si trova spesso in contatto con praterie più svincolate dall’acqua, ma che risentono sempre comunque dell’influsso di falda; sono queste le cenosi dominate da Molinia arundinacea, con Genista tinctoria, Lythrum salicaria, Thalictrum simplex. In taluni casi, all’interno di queste formazioni, è possibile individuare una rarissima associazione vegetale, denominata Allio suaveolentis - Molinietum, con l’aglio odoroso (Allium suaveolens), a tratti molto abbondante, Schoenus nigricans, Molinia arundinacea, Succisa pratensis. Va ricordato che questa fitocenosi, rara e localizzata, trova qui il suo limite meridionale di diffusione in Italia.
Altre tipologie di bassure umide sono caratterizzate dalla presenza inconfondibile della canna di Ravenna (Tripidium ravennae = Erianthus ravennae) che si accompagna a Schoenus nigricans e Scirpoides holoschoenus oppure, in condizioni di maggiore igrofilia, dal falasco (Cladium mariscus); nel primo caso le depressioni, assai simili a quelle delle pinete litoranee, sono in qualche modo influenzate da una falda debolmente salmastra, mentre la presenza di Cladium mariscus, abbondante ad esempio nella parte occidentale del Bardello, in prossimità della statale Romea, sembra indicare un substrato relativamente più grossolano ed una più prolungata presenza di acqua, mai troppo ricca di nutrienti. Quest’ultima tipologia vegetale, in forte rarefazione a livello nazionale, corrisponde ad un habitat prioritario ai sensi delle Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE).
La risalita di acque marine lungo il fiume Lamone, che delimita il Bardello verso sud, e l’infiltrazione di queste acque attraverso gli argini fluviali, determina qua e là una permanenza più o meno prolungata di acque salmastre, in particolare nella fascia meridionale del Bardello, prontamente evidenziata dall’insediarsi di formazioni alofile quali giuncheti a Juncus maritimus in cui sono presenti specie relativamente rare ed interessanti quali Limonium narbonense, Puccinellia festuciformis, Hainardia cylindrica e Plantago cornutii.
Infine va citata una formazione igrofila molto interessante e poco appariscente, in generale piuttosto rara e limitata a poche stazioni del Parco del Delta: il Cyperetum flavescentis. Si tratta di una vegetazione effimera di giunchi nani (es. Juncus bufonius) su sabbie umide, per lo più lungo sentieri poco calpestati e piccole depressioni, che comprende specie altrove rare come Cyperus fuscus, Cyperus flavescens, Lysimachia minima, Lythrum hyssopifolia, e la rarissima epatica Riccia cavernosa.
Su suoli più rilevati, che tendono a divenire aridi per buona parte dell’anno, è possibile incontrare una singolare associazione in cui la bella graminacea Chrysopogon gryllus si accompagna a Schoenus nigricans: lo Schoeneto-Chrysopogonetum grylli. Si tratta di una comunità rara e localizzata su dune fossili erose e livellate, con falda superficiale solo nelle stagioni piovose. Questa formazione, visibile anche a distanza per la taglia elevata del Chrysopogon, noto localmente come Busmarôla o ‘erba da spazzole’, conferisce a questi ambienti una nota steppica, e l’aspetto di una savana.
Alla sommità delle dune fossili più rilevate, in ambienti a forte aridità estiva, è possibile trovare comunità erbacee a prevalenza di specie annuali ascrivibili al Bromo tectorum-Phleetum arenarii. Specie frequenti sono le piccole graminacee Phleum arenarium, Anisantha tectorum (= Bromus tectorum) e Lagurus ovatus, il lichene Cladonia convoluta, il muschio Tortula ruraliformis, le cariofillacee Cerastium semidecandrum, Petrorhagia saxifraga, Silene conica e Silene otites. È questa una comunità vegetale generalmente rarefatta, la cui conservazione andrebbe perseguita anche in considerazione dell’inclusione fra gli Habitat prioritari ai sensi della normativa comunitaria (Habitat 2000).
Visto l’elevato numero di cenosi rare ed interessanti che nel Bardello hanno trovato l’ultimo rifugio, nell’ambito di un territorio ormai largamente antropizzato, ci sembra utile segnalare una volta di più l’importanza che tale area riveste per la biodiversità del Parco Regionale del Delta del Po e di tutto il litorale nordadriatico.
Purtroppo quest’area così ricca di presenze vegetali rare, se non scomparse dalla pianura circostante, non è stata inclusa nelle zone a maggiore protezione del Parco del Delta, ma fa ancora parte di quella sorta di limbo protezionistico denominato preparco, sostanzialmente per motivi di opportunismo politico (pressione venatoria). Anche se l’intera area è sottoposta ad ulteriori vincoli (pSIC-ZPS Bardello - IT4070002), ci sembra opportuna una maggiore attenzione da parte della comunità scientifica e degli Enti che a vario titolo si occupano della conservazione di questa preziosa zona naturale.

Prof. Nicola Merloni


Bibliografia dedicata ai censimenti floristici

I Quaderni IBIS (Inventari della BIodiversità Specifica) relativi alla Flora di Ravenna, editi da L’ARCA Associazione di Volontariato, Ravenna, elencano tutte le specie vegetali superiori presenti nelle aree protette; costituiscono un censimento aggiornato sulla biodiversità della vegetazione naturale della costa romagnola. I censimenti vengono effettuati dai tre Autori sopra citati , con la partecipazione di numerosi collaboratori, citati nominalmente in ciascuno dei Quaderni a cui hanno partecipato. Il lavoro viene svolto a titolo volontario ed in nome e per conto del Parco Regionale del Delta del Po, Emilia Romagna, che concorre anche alla maggior parte delle spese di pubblicazione. Le determinazioni sono curate dagli Autori, con la collaborazione di numerosi specialisti italiani e stranieri per le specie dubbie o in evoluzione tassonomica. Copie cartacee di ciascun Quaderno sono disponibili presso l’Ente per la Gestione dei Parchi e la Biodiversità, Delta del Po, Emilia Romagna (Comacchio) o presso la Segreteria de L’Arca: 48123 Ravenna - via Canalazzo, 23 - tel/fax 0544 465019 e.mail larcara@alice.it, www.larcapuntealberete.it.
Lazzari G., Merloni N., Saiani D., 2007 - FLORA Punte Alberete - Valle Mandriole. Quaderno IBIS n. 1, AdV L’Arca, Ravenna, pp. 1-32 (Specie elencate 444; superficie ca. 500 ettari).
Lazzari G., Merloni N., Saiani D., 2008 - FLORA Bassa del Bardello e Dune litoranee di Ravenna. Quaderno IBIS n. 2,AdV L’Arca, Ravenna, pp. 1-40 (Specie elencate 369, superficie 99 ha Bardello , dune ca. 100)
Lazzari G., Merloni N., Saiani D., 2009 - FLORA Riserve Naturali dello Stato nell’area costiera di Ravenna. Quaderno IBIS n. 3, AdV L’Arca, Ravenna, pp. 1-48 (Specie elencate 568, superficie ca. 1790 ha).
Lazzari G., Merloni N., Saiani D., 2010 - FLORA Pinete storiche di Ravenna, San Vitale, Classe e Cervia. Quaderno IBIS n. 4, AdV L’Arca, Ravenna, pp. 1-64 (Specie elencate 844, superficie ca. 2000 ha.
Lazzari G., Merloni N., Saiani D., 2011 - FLORA Siti Natura 2000 di Foce Reno e Foce Bevano. Quaderno IBIS n. 5, AdV L’Arca, Ravenna, pp. 1-48 (Specie elencate 685, superficie ca. 2000 ha)
Lazzari G., Merloni N., Saiani D., 2012 - FLORA Siti Natura 2000 della fascia costiera ravennate. Quaderno IBIS n. 6, AdV L’Arca, Ravenna, pp. 1- 80 (Specie elencate 1050, superficie ca.10.000 ettari: 11 siti SIC/ZPS)


Partner/Partnerji: Università di Trieste, Dip. di Scienze della Vita (Lead Partner), Prirodoslovni Muzej Slovenije, Ljubljana, Univerza na Primorskem -Università del Litorale Koper/Capodistria, Università di Padova, Dip. di Biologia, Zavod Republike Slovenije za šolstvo Ljubljana, Comune di San Dorligo della Valle - Občina Dolina, Consorzio del Parco Regionale del Delta del Po Emilia Romagna, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Friuli Venezia Giulia (ARPA - FVG), Gruppo di Azione Locale Venezia Orientale (GAL Venezia Orientale - VEGAL), Triglavski Narodni Park, Univerza v Novi Gorici.

Progetto Strumenti interattivi per l’identificazione della biodiversità: un progetto educativo in un’area transfrontaliera (SiiT): finanziato nell’ambito del Programma per la Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013, dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali.

Projekt Interaktivna določevalna orodja za šole (SIIT): spoznavanje biotske pestrosti na čezmejnem območju sofinancirana v okviru Programa čezmejnega sodelovanja Slovenija-Italija 2007-2013 iz sredstev Evropskega sklada za regionalni razvoj in nacionalnih sredstev.


© Copyright 2013 SiiT.