21
Abelia
sp.
Il genere
Abelia
comprende 20-30 specie originarie dell'Asia sudorientale
e dell'America centrale. Sono piante che da noi hanno uso esclusivamente
ornamentale, coltivate in parchi e giardini; ne esistono numerosissimi
ibridi e cultivar: uno dei più frequenti e quello piantato nel Parco Baden
Powell, è
Abelia
x
grandiflora
, che deriva dall'ibridazione di
A. chinensis
ed
A. uniflora
, entrambe di origine cinese. Il nome generico è dedicato a
Clark Abel (1780-1826), medico in India ed ambasciatore inglese in
Cina, che intendeva introdurla per primo in Europa; le sue piante però
andarono perdute in un naufragio, e la specie venne introdotta per la
prima volta in Inghilterra nel 1844. Forma biologica: fanerofita
cespugliosa. Periodo di fioritura: dipende dalla specie, ma molte cultivar
fioriscono quasi tutto l'anno.
Acer campestre
L.
L'acero campestre è un albero a distribuzione europeo-asiatica
occidentale presente in tutte le regioni d'Italia (in Sardegna come
avventizio). Cresce in boschi misti di latifoglie decidue, soprattutto ai
loro margini, a volte nelle siepi, di solito su suoli calcarei, ma con ampia
valenza ecologica, dal livello del mare alla fascia montana inferiore.
Resiste all'inquinamento e alla siccità e sopporta le potature; è una pianta
molto rustica impiegata per siepi, molto decorativa soprattutto in autunno
grazie alla colorazione, di un giallo intenso, delle foglie in procinto di
cadere. Il legno, duro, compatto e omogeneo, si presta alla costruzione di
attrezzi agricoli ed è un buon combustibile. Capitozzato a circa 3 m di
altezza, l'acero campestre è stato largamente impiegato come tutore vivo
della vite nella classica piantata che ha contraddistinto per secoli il paesaggio della Pianura Padana. Il nome generico
era già in uso presso i Romani, e deriva dal latino 'acer' (appuntito, acuto, duro, aspro), forse per la forma dei denti
fogliari di
A. platanoides
, oppure in riferimento al fatto che il legno di alcune specie europee, molto compatto ed
elastico, era usato per la fabbricazione di lance; il nome specifico si riferisce al fatto che la pianta è un importante
costituente delle siepi che delimitano i campi. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Ailanthus altissima
(Mill.) Swingle
L'ailanto fu introdotto dalla Cina nel 1760 per avviare l'allevamento di un
nuovo baco da seta (il baco tradizionale era decimato da catastrofiche
epidemie); l'allevamento non ebbe successo, ma l'ailanto si diffuse a tal
punto che, agli esordi dell'era industriale, incominciò a dimostrarsi
altamente aggressivo, giungendo oggi a occupare uno dei primi posti
nella classifica mondiale delle specie invasive e il primo posto nelle liste
nere dei territori a clima temperato: è un pericoloso demolitore di opere
murarie e monumenti, che poco per volta sgretola per azione
dell'apparato radicale. Cresce in tutta Italia presso gli abitati, lungo le vie,
sui muri, in prati abbandonati ove ritarda la ricostituzione dei boschi, al
di sotto della fascia montana. L'invasività è dovuta all'enorme numero di
semi (sino a 250.000 per albero all'anno), alla sostenuta riproduzione vegetativa per polloni e all'eliminazione della
concorrenza per allelopatia. Le foglie emanano un odore sgradevole per la presenza di formazioni ghiandolari alla
base della lamina, mentre semi e scorza sono tossici. Il nome generico, come riferisce Desfontaines, autore del genere,
deriva da un termine cinese antico che significa 'albero del cielo' o 'albero che può raggiungere il cielo', concetto
ripreso nel nome specifico. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
Arbutus unedo
L.
Il corbezzolo è un albero-arbusto sempreverde nativo dell'Europa meridionale, delle coste mediterranee del Nord
Africa e dell'Asia occidentale. In Italia cresce spontaneo nel Centro-Sud, dove si inserisce nel contesto della macchia
mediterranea, associandosi in particolare al leccio, su substrato siliceo, ma è presente anche in alcune regioni
settentrionali. Il miele di corbezzolo, piuttosto amaro, è apprezzato come curativo per le affezioni bronchiali. I frutti,
eduli, sono talora utilizzati per la preparazione di marmellate o liquori o mangiati freschi, ma il loro sapore non è
molto gradevole: il nome specifico, che origina da Plinio, deriva infatti da 'unum tantum edo' (ne mangio uno solo). Il
1...,11,12,13,14,15,16,17,18,19,20 22,23,24,25,26,27,28,29,30,31,...32