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Pianta lianosa
Lonicera caprifolium L.
Il caprifoglio è una specie pontico-sudeuropea presente in tutte le regioni
dell'Italia continentale salvo che in Valle d'Aosta. La distribuzione
regionale si estende dalla costa alle Prealpi con singole stazioni nei
fondovalle alpini; in Carso è diffusa ma non molto comune. Cresce in
macchie, boscaglie, ai margini di boschi caducifogli (quercete e castagneti)
su suoli argillosi abbastanza profondi e freschi, su substrati sia calcarei che
arenacei ma ricchi in basi, al di sotto della fascia montana superiore. Le
bacche contengono glucosidi e sono tossiche. Il genere è dedicato al
botanico tedesco Adam Lonitzer-Lonicerus (1528-1586), il nome specifico
forse allude al fatto che le foglie sono appetite dalle capre. Forma
biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Alberi o arbusti
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Foglie lobate
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Foglie non lobate
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Petali bianchi, fusi tra loro. Frutto carnoso
Viburnum opulus L.
Il viburno palla di neve è spontaneo in Europa, Asia e Africa nord-
occidentale. È presente in quasi tutta l'Italia continentale, salvo che in
Puglia, Calabria e forse Valle d'Aosta, ma è più diffuso nelle regioni
settentrionali. La distribuzione regionale si estende su tutto il territorio
salvo che sul Carso triestino. Cresce in boschi umidi alveali, pioppete,
siepi, dal livello del mare ala fascia montana inferiore. È una pianta rustica
e facile da coltivare, molto utilizzata per la formazione di siepi in interventi
di rinaturalizzazione e per scopi ornamentali; in questo caso è ampiamente
coltivata la cultivar 'roseum', con infiorescenze globose costituite
interamente da fiori sterili. Tutte le parti della pianta, compresi i frutti, sono
tossiche. Il nome del genere è molto antico e di etimologia incerta:
potrebbe derivare dal latino 'viere' (legare, intrecciare), con allusione alla
flessibilità dei rami di alcune specie, utilizzati un tempo per costruire ceste,
oppure da 'vovorna' (dei luoghi selvatici); il nome specifico era utilizzato
dai Romani per indicare un acero, probabilmente l'acero campestre,
localmente chiamato tuttora 'opi', ed allude alla somiglianza delle foglie
lobate con quelle dell'acero. Forma biologica: fanerofita cespugliosa.
Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Petali verdastri o assenti. Frutto secco, alato
Acer campestre L.
L'acero campestre è una specie europeo-asiatica occidentale presente in
tutta Italia (in Sardegna come avventizia) sino alla fascia montana inferiore.
È diffuso in tutta la nostra regione ed è comune in Carso. Cresce in boschi
misti di latifoglie decidue, soprattutto ai loro margini, a volte nelle siepi.
Predilige suoli calcarei, ma ha un'ampia valenza ecologica. Resiste
all'inquinamento ed alla siccità e sopporta le potature; è una pianta molto
rustica impiegata per siepi, molto decorativa soprattutto in autunno grazie
alla colorazione, di un giallo intenso, delle foglie in procinto di cadere. Il
legno, duro, compatto e omogeneo si presta alla costruzione di attrezzi
agricoli, piccoli oggetti ed è un buon combustibile. Capitozzato a circa 3 m
di altezza, è stato largamente impiegato come tutore vivo della vite nella
classica piantata che ha contraddistinto per secoli il paesaggio della Pianura
Padana. Può vivere 150-200 anni. Il nome generico era già in uso presso i
Romani, e deriva dal latino 'acer' (appuntito, acuto, duro, aspro), forse per
la forma dei denti fogliari di
A. platanoides
, oppure in riferimento al fatto
che il legno di alcune specie europee, molto compatto ed elastico, era usato
per la fabbricazione di lance; il nome specifico allude al fatto che la pianta
è un importante costituente delle siepi che delimitano i campi. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Margine della foglia dentato o dentellato
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Margine della foglia intero
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