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Ailanthus altissima (Mill.) Swingle
L'ailanto fu introdotto dalla Cina nel 1760 per avviare l'allevamento di un
nuovo baco da seta (il baco tradizionale era decimato da catastrofiche
epidemie); l'allevamento non ebbe successo, ma l'ailanto si diffuse a tal punto
che, agli esordi dell'era industriale, incominciò a dimostrarsi altamente
aggressivo, giungendo oggi a occupare uno dei primi posti nella classifica
mondiale delle specie invasive e il primo posto nelle liste nere dei territori a
clima temperato: è un pericoloso demolitore di opere murarie e monumenti,
che poco per volta sgretola per azione dell'apparato radicale. Cresce in tutta
Italia presso gli abitati, lungo le vie, sui muri, in prati abbandonati ove ritarda
la ricostituzione dei boschi, al di sotto della fascia montana. L'invasività è
dovuta all'enorme numero di semi (sino a 250.000 per albero all'anno), alla
sostenuta riproduzione vegetativa per polloni e all'eliminazione della concorrenza per allelopatia. Le foglie emanano
un odore sgradevole per la presenza di formazioni ghiandolari alla base della lamina, mentre semi e scorza sono
tossici. Il nome generico, come riferisce Desfontaines, autore del genere, deriva da un termine cinese antico che
significa 'albero del cielo' o 'albero che può raggiungere il cielo', concetto ripreso nel nome specifico. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
Alnus glutinosa (L.) Gaertn.
L'ontano comune è un albero deciduo a vasta distribuzione eurosiberiana
presente in tutte le regioni d'Italia (in Puglia come specie avventizia). Cresce
lungo i corsi d'acqua, formando popolamenti ripari al di sotto della fascia
montana superiore che costituiscono habitat a conservazione prioritaria a
livello europeo. Il legno, di un caratteristico colore giallo-aranciato, assume
notevole resistenza quando è immerso nell'acqua per cui è sempre stato usato
per fondazioni di palafitte e strutture sommerse in genere; non a caso è un
albero adattato a terreni periodicamente inondati. Gli apparati radicali ospitano
batteri azotofissatori simbionti, per cui la pianta fertilizza naturalmente il
suolo. Il nome generico, già in uso presso i Romani, potrebbe derivare dalla
radice celtica 'al lan' (presso l'acqua) per l'ecologia di molte specie, quello
specifico si riferisce ai rami giovani attaccaticci. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-
aprile.
Berberis vulgaris L. subsp. vulgaris
Il crespino è un arbusto deciduo diffuso dall'Europa Centrale all'Africa
nordoccidentale e alla regione Irano-Turanica, soprattutto in aree con clima
continentale, ormai naturalizzato anche nell'Europa settentrionale, comprese le
Isole Britanniche e la Scandinavia meridionale e in Nord America; la specie è
presente in tutte le regioni d'Italia. Cresce su pendii aridi, in pinete e boschi
submediterranei degradati, dal livello del mare sino a circa 2000 m. È l'ospite
intermedio della ruggine del grano (
Puccinia graminis
), un fungo
basidiomicete che dalle foglie di
Berberis
si trasferisce al grano producendo
danni enormi. Sembra che già nei primi anni del '600 alcuni agricoltori si
accorsero della relazione tra la
Berberis
e la ruggine, ma furono derisi da chi
usava i frutti della
Berberis
per fare marmellate. La cosa fu chiarita scientificamente solo nel 1865: per il gravissimo
impatto della ruggine sul grano, la coltivazione della
Berberis
è proibita in diversi Paesi. La pianta è sia velenosa che
medicinale, per la presenza di berberina; i frutti seccati sono comunemente commercializzati in Iran e regioni limitrofe
per preparare piatti di riso. Il nome generico, di antico uso, deriva forse dal sanscrito 'varvarata' (ruvidezza) per la
spinosità della pianta; il nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'.
Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Crataegus monogyna Jacq.
Il biancospino è un arbusto a distribuzione eurasiatico-sudeuropea presente in tutte le regioni d'Italia. È uno dei
principali costituenti di boscaglie, macchie e siepi, e appare in tutti gli stadi dinamici della vegetazione legnosa, su
suoli da carbonatici a debolmente acidi; colonizza persino le pietraie, sia pur con esemplari rattrappiti e deformi, dal
livello del mare alla fascia montana inferiore, con optimum nella fascia submediterranea. Viene spesso utilizzato anche
come pianta ornamentale per siepi e giardini, apprezzata per la fioritura prolungata e profumata e per il colore vivace
dei frutti che perdurano a lungo. Le foglie e i frutti, commestibili ma insipidi, hanno proprietà officinali. Il legno di
colore rossastro, duro e compatto, viene impiegato per lavori al tornio e per la produzione di carbonella. Il nome
generico deriva dal greco 'kratos' (forza), antico nome comune della pianta, in riferimento alla durezza del legno;