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Salix alba L.
Il salice bianco è un albero deciduo diffuso nelle porzioni centro-meridionali
dell'Eurasia, presente in tutte le regioni d'Italia. Cresce in aree umide presso
laghetti e lungo canali e corsi d'acqua svolgendo una funzione di
consolidamento del terreno, su suoli da argillosi a fangosi periodicamente
inondati, ricchi in basi e composti azotati, dal livello del mare alla fascia
montana inferiore. Il legno non marcisce presto in terreni saturi di acqua; i
rami giovani, soprattutto di piante capitozzate, sono utilizzati come vimini per
la costruzione di ceste, sedie, ecc. La scorza contiene acido salicilico,
componente essenziale dell'aspirina. Con le foglie si tingeva la lana di giallo. Il
nome generico, di antico uso, è di origine incerta: forse deriva dal celtico 'sal
lis' (presso l'acqua); il nome specifico si riferisce al colore biancastro della pagina inferiore delle foglie. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: febbraio-aprile.
Tamarix gallica L.
La tamerice gallica è una specie a distribuzione mediterraneo-atlantica con
areale centrato sulle coste del Mediterraneo occidentale, presente in tutte le
regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, Piemonte, Trentino-Alto Adige,
Umbria e forse Abruzzo (avventizia nelle Marche). Cresce in greti di torrenti,
su sabbie umide subsalse, dal livello del mare agli 800 m circa. Visti i suoi
habitat costieri, è una pianta resistente alle inondazioni di acqua salmastra.
Viene coltivata sia per il consolidamento dei terreni sabbiosi sia per formare
barriere frangivento in aree costiere e grazie alla ricca e vistosa fioritura viene
spesso utilizzata a scopo ornamentale. Il legno in passato era utilizzato per la
fabbricazione di pipe. Può vivere fino a 100 anni circa. Il nome generico pare
provenire da quello del fiume pirenaico spagnolo Tàmaris (o Tambro) o dai
Tamarici, popolo dei Pirenei. Questi termini sono però assonanti anche con l'arabo 'tamár' (palma) e con l'ebraico
'tamaris' (scopa), ed in effetti un tempo i ramoscelli di questa pianta venivano impiegati come ramazza; il nome
specifico deriva dal latino e allude alla sua presenza lungo le coste della Francia (Gallia). Forma biologica: fanerofita
cespugliosa/ fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Ulmus minor Mill. subsp. minor
L'olmo comune è un albero dell'Europa meridionale presente, con due
sottospecie, in tutte le regioni d'Italia. Cresce in boschi di ltifoglie decidue e
nelle siepi, su suoli argillosi, ricchi in basi e in composti azotati, da freschi a
periodicamente sommersi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore.
Tende a ibridarsi facilmente con l'olmo montano. Il legno, di colore bruno, è
molto robusto, duro e resistente a trazione e compressione; viene utilizzato per
articoli sportivi, sedie, pavimenti ecc ed è anche molto resistente alla
prolungata immersione in acqua. In passato la scorza, ricca di tannini e
sostanze coloranti, veniva usata per tingere di giallo le lane e le conce speciali.
Negli ultimi decenni gli olmi nostrani sono stati colpiti da una grave malattia,
la grafiosi, causata dal fungo ascomicete
Ceratocystis ulmi
; il micelio,
veicolato da coleotteri Scolitidi che scavano gallerie tra il legno e la corteccia, provoca la chiusura dei vasi conduttori e
quindi l'essiccazione della pianta. Il nome generico era già in uso presso i Romani, quello specifico si riferisce alla
minore dimensione delle foglie rispetto all'olmo montano. Forma biologica: fanerofita cespugliosa/ fanerofita scaposa.
Periodo di fioritura: febbraio-marzo.
Viburnum lantana L.
Il viborno, o lantana, è un albero dell'Europa centro-meridionale, Africa nord-
occidentale e Asia occidentale, presente in tutte le regioni dell'Italia
continentale salvo che in Puglia, Basilicata e Calabria. Cresce in boschi aperti
di latifoglie decidue, in arbusteti e nelle siepi, su suoli limoso-argillosi da
freschi a subaridi, ricchi in basi e composti azotati, con optimum nella fascia
submediterranea. La specie viene anche coltivata a scopo ornamentale e per
formare siepi miste e può vivere 30-50 anni. Quasi tutte le parti della pianta
sono tossiche, inclusi i frutti. Il nome del genere è molto antico e di etimologia
incerta: potrebbe derivare dal latino 'viere' (legare, intrecciare), in riferimento
alla flessibilità dei rami di alcune specie, utilizzati un tempo per costruire
ceste, oppure da 'vovorna' (dei luoghi selvatici); il nome specifico si riferisce