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aprono liberando i semi soltanto quando la pianta madre è stata colpita da
shock termico causato da un incendio, il che favorisce la disseminazione
della pianta in ambienti liberi dalla concorrenza di altre specie. Il genere è
il nome comune latino, derivato dal greco 'kypárissos', che origina da
'kuo' (io genero, produco germogli) e 'párisos' (simile, uguale), in
riferimento all'accrescimento simmetrico della pianta, oppure si riferisce a
Kypros (Cipro), isola nella quale il cipresso comune vive spontaneo; il
nome specifico allude ad una delle zone di origine, l'Arizona. Forma
biologica: fanerofita scaposa.
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Alberi molto più alti di 4 m. Foglie riunite in fascetti di 2,
più lunghe di 4 cm. Infruttescenza a pigna, legnosa
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Cespugli più bassi di 4 m a maturità. Foglie disposte in
verticilli, più brevi di 4 cm. Infruttescenza sferica, un po'
carnosa
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Foglie mediamente più brevi di 6.5 cm (misurare almeno 10 foglie!)
Pinus halepensis Mill. subsp. halepensis
Il pino d'Aleppo è un albero di origine mediterraneo-orientale, oggi
ampiamente coltivato per rimboschimento in tutta l'area mediterranea,
presente in quasi tutta Italia (avventizio in Trentino-Alto Adige e Friuli
Venezia Giulia), salvo che in Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia e
Veneto, dal livello del mare agli 800 m circa. Nella nostra regione è stato
introdotto e mostra scarsa attitudine a riprodursi, concentrandosi lungo la
costiera triestina ed il litorale friulano, ove è ospite della vegetazione
mediterranea. Il nome generico è quello usato dai Romani per indicare il
pino mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato
della pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen'
(testa) per la forma della chioma degli alberi; il nome specifico si riferisce
alla città d'Aleppo in Siria. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo
di fioritura: marzo-maggio.
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Foglie mediamente più lunghe di 6.5 cm
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Tronco grigio. Chioma non a forma di ombrella
Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra
Specie preglaciale a carattere relitto, con areale piuttosto ampio e
frammentario sulle montagne dell'Europa meridionale e differenziazione
in numerose stirpi locali variamente trattate a livello tassonomico. In
Italia le sue stazioni primarie sono limitate alle Alpi e Prealpi calcareo-
dolomitiche e all'Appennino centrale. Cresce su rupi calcaree, dal livello
del mare ai 1200 m circa. Nella nostra regione le stazioni primarie sono
limitate ad Alpi e Prealpi calcareo-dolomitiche; in Carso è stato introdotto
dalla metà dell'800 ed è divenuto ubiquitario ed invasivo, partecipando al
rimboschimento naturale delle lande con grande successo riproduttivo. Si
tratta di un pino molto apprezzato a scopo paesaggistico e ornamentale
per la sua adattabilità, per lo sviluppo relativamente rapido e per il
notevole effetto estetico. Può essere utilizzato come essenza da legno o
per il rimboschimento nelle zone montane in fasce comprese fra i 600 e i
1500 m. Il nome generico è quello usato dai Romani per indicare il pino
mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della
pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa)
per la forma della chioma degli alberi. Il nome specifico allude al colore
scuro della scorza e della chioma. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Tronco rossastro. Chioma a forma di ombrella
Pinus pinea L.