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Alberi con foglie aghiformi
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Foglie non aghiformi, o se aghiformi allora piccoli arbusti
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Foglie piatte. Con un unico seme avvolto da una coppa carnosa rossa
Taxus baccata L.
Il tasso è un relitto dell'epoca Terziaria, ancor oggi diffuso allo stato
spontaneo in tutta Italia con optimum nella fascia montana, ma
solitamente raro (è più frequente come pianta ornamentale in parchi e
giardini); solo in poche regioni d'Italia esistono ancora boschi dominati
dal tasso, per esempio in Sardegna, ove mancando il faggio il tasso si
associava con l'agrifoglio nelle foreste montane più umide. La
distribuzione regionale, allo stato spontaneo, si estende a quasi tutte le
aree montuose del Friuli, dove è comunque poco frequente, ma è
ampiamente coltivato a scopo ornamentale sino alla costa. Tutta la pianta,
compresi i semi, è molto velenosa (salvo l'arillo carnoso che circonda il
seme) per la presenza dell'alcaloide tassina. Da qui il nome volgare
'albero della morte'. È un albero molto apprezzato dal punto di vista
ornamentale, anche per la costruzione di siepi, poiché sopporta bene le
potature e resiste all'inquinamento. Ha legno duro, pesante ed omogeneo.
Può vivere fino a 2000 anni. Il nome generico deriva dal greco 'taxos', con
significato di arco, par la fabbricazione che veniva fatta col suo legno; il
nome specifico allude agli arilli rossi simili a delle bacche. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie non piatte. Con numerosi semi racchiusi in pigne
legnose
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Foglie più lunghe di 4 cm, riunite alla base in fascetti di 2
Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra
Specie preglaciale a carattere relitto, con areale piuttosto ampio e
frammentario sulle montagne dell'Europa meridionale e differenziazione
in numerose stirpi locali variamente trattate a livello tassonomico. In
Italia le sue stazioni primarie sono limitate alle Alpi e Prealpi calcareo-
dolomitiche e all'Appennino centrale. Cresce su rupi calcaree, dal livello
del mare ai 1200 m circa. Nella nostra regione le stazioni primarie sono
limitate ad Alpi e Prealpi calcareo-dolomitiche; in Carso è stato introdotto
dalla metà dell'800 ed è divenuto ubiquitario ed invasivo, partecipando al
rimboschimento naturale delle lande con grande successo riproduttivo. Si
tratta di un pino molto apprezzato a scopo paesaggistico e ornamentale
per la sua adattabilità, per lo sviluppo relativamente rapido e per il
notevole effetto estetico. Può essere utilizzato come essenza da legno o
per il rimboschimento nelle zone montane in fasce comprese fra i 600 e i
1500 m. Il nome generico è quello usato dai Romani per indicare il pino
mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della
pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa)
per la forma della chioma degli alberi. Il nome specifico allude al colore
scuro della scorza e della chioma. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Foglie più brevi di 4 cm, disposte in ciuffetti su brevi rami laterali
Cedrus deodara (Roxb.) G. Don
Questa specie, nativa nel versante occidentale dell'Himalaya
(Afghanistan, Pakistan, Kashmir, India nord-occidentale) dove vive tra i
1000 e i 2800 m, fu introdotta in Europa a scopo ornamentale nel 1822. È
utilizzata in Europa come albero ornamentale in grandi parchi e giardini,
ma solo in aree con inverno mite. Può vivere 150-200 anni. In Italia è
segnalata a partire dal 1828, ed è oggi è presente con più varietà; è
segnalato come specie avventizia in Lombardia, Trentino-Alto Adige,
Veneto e Campania. Le temperature minime dell'inverno 1985 (fino a –
20°C) eliminarono gran parte degli esemplari dalla Pianura Padana. Nei
luoghi d'origine il legno era storicamente usato per costruire templi, idoli
e oggetti sacri. È abbastanza sensibile agli inquinanti atmosferici. Il nome
generico deriva dal termine greco 'kédros', che indicava una conifera non
meglio identificata; il nome specifico deriva dal sanscrito 'devadāru' o
1,2,3,4 6,7,8,9,10,11,12,13,14,15,...18