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radicali ospitano batteri azotofissatori simbionti, per cui la pianta fertilizza naturalmente il suolo. Il
nome generico, già in uso presso i Romani, potrebbe derivare dalla radice celtica ‘al lan’ (presso
l’acqua) per l’ecologia di molte specie, quello specifico si riferisce ai rami giovani attaccaticci.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
Alnus incana
(L.) Moench
L’ontano bianco è un albero deciduo a vasta distribuzione circumboreale presente lungo tutto l’arco
alpino e sull’Appennino settentrionale (avventizio e naturalizzato in Sardegna). Cresce come specie
pioniera lungo i corsi d’acqua, su suoli prevalentemente calcarei, sino a circa 1300 m. Il legno non è
molto pregiato, anche se resiste bene alla prolungata immersione in acqua. Gli apparati radicali
ospitano batteri azotofissatori simbionti, per cui la pianta fertilizza naturalmente il suolo. Gli ontani
sono alberi utili per proteggere le rive dei corsi d’acqua, in quanto hanno un apparato radicale molto
espanso che le consolida. Il nome generico, già in uso presso i Romani, potrebbe derivare dalla
radice celtica ‘al lan’ (presso l’acqua) per l’ecologia di molte specie; il nome specifico si riferisce
alla pelosità biancastra della pagina inferiore delle foglie. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Periodo di fioritura: marzo-maggio.
Amelanchier ovalis
Medik.
Il pero corvino è un arbusto a distribuzione mediterraneo-montana presente, con tre sottospecie, in
tutte le regioni d’Italia, salvo forse che in Puglia. Cresce pioniero in boschi molto aperti, caldi ed
aridi, nelle pinete e nelle boscaglie, nei prati incespugliati e sui ghiaioni, su calcare ma anche su
arenarie basiche, dal livello del mare alla fascia subalpina. I frutti sono commestibili anche se
piuttosto insipidi. Il nome generico è quello della pianta nel dialetto francese della Savoia, quello
specifico si riferisce alla forma delle foglie. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
Amorpha fruticosa
L.
L’indaco bastardo è un arbusto deciduo introdotto dal Nord America e oggi diffuso lungo fiumi e
torrenti dell’Europa meridionale. Appare come specie avventizia spesso invasiva in quasi tutte le
regioni d’Italia, salvo che in Sicilia. Cresce sui greti e negli alvei fluviali, dal livello del mare a 600
m circa; è tanto invasiva da colonizzare anche scarpate autostradali e percorsi di dotti industriali.
Essendo caratterizzata da un’alta capacità adattativa ed elevata competitività, mette a repentaglio
molte essenze autoctone. Il nome generico in greco significa ‘deforme’, in riferimento alla corolla
con un solo petalo; i fiori abbondanti di colore violetto le conferiscono il nome comune di ’indaco
bastardo’. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
Berberis vulgaris
L. subsp.
vulgaris
Il crespino è un arbusto deciduo diffuso dall’Europa Centrale all’Africa nordoccidentale e alla
regione Irano-Turanica, soprattutto in aree con clima continentale, ormai naturalizzato anche
nell’Europa settentrionale, comprese le Isole Britanniche e la Scandinavia meridionale e in Nord
America; la specie è presente in tutte le regioni d’Italia. Cresce su pendii aridi, in pinete e boschi
submediterranei degradati, dal livello del mare sino a circa 2000 m. È l’ospite intermedio della
ruggine del grano (
Puccinia graminis
), un fungo basidiomicete che dalle foglie di
Berberis
si
trasferisce al grano producendo danni enormi. Sembra che già nei primi anni del ’600 alcuni
agricoltori si accorsero della relazione tra la
Berberis
e la ruggine, ma furono derisi da chi usava i
frutti della
Berberis
per fare marmellate. La cosa fu chiarita scientificamente solo nel 1865: per il
gravissimo impatto della ruggine sul grano, la coltivazione della
Berberis
è proibita in diversi Paesi.
La pianta è sia velenosa che medicinale, per la presenza di berberina; i frutti seccati sono
comunemente commercializzati in Iran e regioni limitrofe per preparare piatti di riso. Il nome
generico, di antico uso, deriva forse dal sanscrito ‘varvarata’ (ruvidezza) per la spinosità della
pianta; il nome specifico deriva dal latino ‘vúlgus’ (volgo) e significa ‘comune, diffuso, frequente’.
Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-giugno.