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Carpinus betulus
L.
Il carpino bianco è un albero deciduo a distribuzione europeo-continentale presente in tutte le
regioni dell’Italia settentrionale e peninsulare salvo che in Valle d’Aosta. Cresce in boschi maturi di
latifoglie decidue, su suoli argillosi profondi, molto freschi e umiferi, con optimum nella fascia
submediterranea. Il legname è di difficile lavorazione perché a fibre contorte, duro e tenace; viene
impiegato nella fabbricazione di arnesi sottoposti a sforzo (manici, ruote dentate, denti di rastrello,
ecc.). Il carbone, un tempo, era impiegato in modo speciale per preparare la ‘polvere da schioppo’.
Dalla corteccia si ricavano principi tintori usati per colorare in giallo e in bruno le sete, le lane ed il
cotone. Le foglie, sia fresche che secche, forniscono un buon foraggio per ovini e suini. La pianta
viene anche utilizzata a scopo ornamentale, soprattutto perché si presta alla formazione di dense
siepi. Il nome generico, già utilizzato dagli antichi Romani, potrebbe derivare dalla radice sanscrita
‘kar’ (duro) per la durezza del legno; il nome specifico si riferisce alle foglie vagamente simili a
quelle della betulla. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Catalpa bignonioides
Walter
L’albero dei sigari è una specie originaria delle regioni meridionali degli Stati Uniti. Fu introdotta in
Europa verso la metà del ’700 a scopo ornamentale, a volte naturalizzandosi in ambienti ruderali e
lungo le strade. In Italia viene spesso coltivata, ed è anche segnalata come avventizia in molte
regioni dell’Italia centro-settentrionale e in Sardegna, dal livello del mare a 600 m circa. È spesso
utilizzata in parchi, giardini ed alberature stradali per le grandi e vistose infiorescenze, la chioma
espansa e i caratteristici lunghi frutti, da cui il nome volgare ‘albero dei sigari’. Il nome generico è
quello con cui gli indiani d’America la designavano; il nome specifico allude alla somiglianza con
piante del genere
Bignonia
, a sua volta dedicato all’abate Jean-Paul Bignon (1662-1743). Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Cedrus atlantica
(Endl.) Carrière
Il cedro dell’Atlante è originario dai monti dell’Atlante in Marocco, Algeria e Tunisia; in Italia è
stato introdotto nel XIX secolo e viene frequentemente coltivato nei parchi; è segnalato come specie
avventizia in Sicilia e Sardegna. Il legno, il più pregiato tra quello dei cedri, è bruno, molto odoroso
ed è durevole e resistente agli agenti atmosferici. L’albero vive più di 500 anni. Il nome generico
deriva dal termine greco ’kédros’, che indicava una conifera non meglio identificata; il nome
specifico e quello comune (cedro dell’Atlante) derivano dalla zona di origine, la catena dell’Atlante
in Nord-Africa. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Cedrus deodara
(Roxb.) G. Don
Il cedro dell’Himalaya è una specie originaria dalle catene occidentali dell’Himalaya (Afghanistan,
Pakistan, Kashmir, India nord-occidentale) dove vive tra i 1000 e i 2800 m. Fu introdotto in Europa
a scopo ornamentale nel 1822 ed è oggi ampiamente utilizzato come albero ornamentale in grandi
parchi e giardini, ma solo in aree con inverno mite. In Italia è segnalato a partire dal 1828, ed è oggi
è presente con più varietà; appare anche allo stato subspontaneo come specie avventizia in
Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto e Campania. Le temperature minime dell’inverno 1985
(fino a –20°C) eliminarono gran parte degli esemplari dalla Pianura Padana. Nei luoghi d’origine il
legno era storicamente usato per costruire templi, idoli e oggetti sacri. La specie è abbastanza
sensibile agli inquinanti atmosferici. Il nome generico deriva dal termine greco ‘kédros’, che
indicava una conifera non meglio identificata; il nome specifico deriva dal sanscrito ‘devad
ā
ru’ o
‘devodara’ (albero degli dèi), in riferimento all’imponenza dell’albero e all’utilizzo del legno.
Forma biologica: fanerofita scaposa.
Cedrus libani
A. Rich.
Il cedro del Libano è originario dell’Anatolia meridionale, della Siria e del Libano; in Europa è
stato introdotto nel XVII secolo a scopo ornamentale e per l’utilizzo del legname; in Italia è