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volte coltivata a scopo ornamentale soprattutto per i grandi e caratteristici frutti, presente come
avventizia in tutte le regioni d’Italia salvo che in Valle d’Aosta, Toscana e Sardegna. In passato
questa pianta è stata usata saltuariamente in sostituzione del gelso per l’alimentazione del baco da
seta. Fornisce un legno abbastanza compatto e forte, pesante, flessibile e facile da lavorare,
utilizzato soprattutto nella fabbricazione di carrozze e, dalle tribù indiane, per la costruzione degli
archi. I guerrieri dalle tribù indiane degli ‘Osages’ usavano tingersi il viso in tempo di guerra con un
pigmento giallo estratto dalle radici di questa pianta. I giovani esemplari vengono impiegati come
pianta da siepe per i rami spinosi. Il genere è dedicato al geologo e naturalista americano Maclure; il
nome specifico si riferisce ai grossi frutti globosi, simili a pomi. Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Magnolia grandiflora
L.
La magnolia a fiori grandi è un albero sempreverde originario delle regioni sudorientali degli Stati
Uniti; fu importata in Europa nel 1726 e ne è documentata la presenza in Italia dal 1760. In natura
cresce normalmente al margine di paludi e corsi d’acqua, mentre da noi viene utilizzata soprattutto
come grande pianta ornamentale in parchi e giardini, per i fiori vistosi e profumati e per il denso
fogliame, anche se ha un accrescimento piuttosto lento. Il legno, duro e pesante, viene utilizzato
nelle aree d’origine per la costruzione di mobili, scatole, persiane ecc. Il genere è dedicato al
botanico francese Pierre Magnol (1638-1715), direttore del giardino botanico di Montpellier, che
introdusse la nozione di famiglia nella classificazione botanica; il nome specifico fa riferimento alle
ragguardevoli dimensioni dei fiori. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
maggio-luglio.
Malus sylvestris
(
L.) Mill.
Il melo selvatico è un albero dell’Europa centro-meridionale presente in tutte le regioni d’Italia
salvo forse che in Valle d’Aosta. Cresce in boschi e arbusteti, al di sotto della fascia montana
superiore e al di sopra della fascia mediterranea. Secondo alcuni autori non merita di essere distinto
dal melo coltivato, di cui rappresenta soltanto una forma inselvatichita. Il nome generico era già
utilizzato dai Romani; il nome specifico, dal latino ‘sylva’ (selva), si riferisce all’habitat boschivo.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Metasequoia glyptostroboides
Hu & W.C. Cheng.
La metasequoia, una delle poche conifere che d’autunno perdono le foglie, è l’unico rappresentante
vivente del genere, che era ampliamente diffuso nell’Eurasia e nelle zone occidentali dell’America
Settentrionale nel Mesozoico e nel Terziario, e che si riteneva estinto nel Pliocene.
Metasequoia
glyptostroboides
fu descritta sulla base di reperti fossili; soltanto nel 1941 ne fu rinvenuto un
individuo vivente nella Cina occidentale. Nel 1945 un gruppo di botanici si avventurò in aree
remote delle province cinesi del Sichuan e dello Hubei, dove vennero ritrovati circa 100 grossi
esemplari di
Metasequoia
, sfuggiti all’attenzione dei botanici occidentali del XIX secolo. Grazie
agli sforzi dell’Arnold Arboretum, i semi della metasequoia furono raccolti e distribuiti ai botanici
nordamericani ed europei, giungendo anche in Italia, dove i primi esemplari vennero fatti germinare
nel Giardino Botanico Borromeo, nell’Isola Madre del Lago Maggiore. Oggi la specie, sia pur
sporadicamente, è utilizzata da noi come pianta ornamentale in parchi e giardini. Forma biologica:
fanerofita scaposa.
Morus alba
L.
Il gelso bianco, originario dell’Asia orientale, fu introdotto in Europa nel XII secolo per
l’allevamento del baco da seta, che lo preferisce al gelso nero (la presenza in Italia è documentata
dal 1434). Oggi è presente in quasi tutte le regioni d’Italia. Cresce in filari piantati dall’uomo ai
margini degli abitati. I frutti sono commestibili, anche se quasi mai appaiono sul mercato per la
difficile conservazione. Il nome generico è quello utilizzato dagli antichi Romani per il gelso nero,
pianta da loro già conosciuta perché originaria dell’Asia Minore; deriva a sua volta dal greco antico