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Salix triandra
L. subsp.
triandra
Il salice da ceste è un arbusto deciduo a vasta distribuzione eurasiatico-sudeuropea presente, con
due sottospecie, in tutte le regioni dell’Italia continentale salvo che in Calabria (non ritrovata in
tempi recenti in Liguria). Forma gli arbusteti pionieri più interni e quasi puri lungo i corsi d’acqua,
su suoli da limoso- a sabbioso-argillosi periodicamente inondati, dal livello del mare alla fascia
montana inferiore. Come in tutti i salici, la scorza e le foglie contengono il glicoside salicina, che li
rende tossici per molti animali, e da cui si ricava l’acido salicilico. I rami giovani, soprattutto di
piante capitozzate ad hoc, vengono utilizzati come vimini per la costruzione di ceste, sedie, ecc. Il
nome generico, di antico uso, è di origine incerta: forse deriva dal celtico ‘sal lis’ (presso l’acqua);
il nome specifico si riferisce ai fiori maschili con tre stami. Forma biologica: fanerofita cespugliosa.
Periodo di fioritura: marzo-maggio.
Sambucus nigra
L.
Il sambuco nero è una specie a distribuzione subatlantico-sudeuropea presente in tutte le regioni
d’Italia. Originaria di boschi di forra freschi ed umidi si è poi diffusa in ambienti disturbati ed è
oggi comunissima presso gli abitati, su suoli limoso-argillosi piuttosto freschi, ricchi in basi e in
composti azotati, da neutri a subacidi, dal livello del mare alla fascia montana superiore. È una
pianta non longeva che vive circa 50 anni, da cui si possono estrarre varie sostanze, tra cui tannino,
saccarosio, olio essenziale, coloranti, cera e resine; per questo è utilizzata nella medicina popolare. I
fiori sono usati per preparare bevande, i frutti per sciroppi, marmellate, succhi e liquori; le foglie
sono invece tossiche. Il nome generico deriva dal greco ‘sambuke’, uno strumento musicale
costruito con legno tenero; il nome specifico si riferisce al colore nero dei frutti. Forma biologica:
fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Sambucus racemosa
L.
Il sambuco rosso è una specie delle montagne dell’Europa meridionale presente in Italia lungo tutto
l’arco alpino e sull’Appennino settentrionale. Cresce soprattutto nelle radure di faggete e a volte di
lariceti subalpini, con optimum nella fascia montana. In passato era stata ampiamente usata come
pianta medicinale con presunte proprietà depurative, purganti, lassative e diuretiche. I semi sono
tossici. I frutti privati dei semi contengono vitamina C ed A e vengono a volte utilizzati per la
preparazione di marmellate ed acqueviti; con i fiori si possono preparare frittelle. Il nome generico
deriva dal greco ‘sambuke’, uno strumento musicale costruito con legno tenero; il nome specifico si
riferisce al fatto che i fiori e i frutti sono disposti in racemi e non in corimbi come nel sambuco
nero. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
Sorbus aria
(L.) Crantz s.l.
Il sorbo nostrano, o farinaccio, è un alberello deciduo dell’Europa meridionale presente, con due
sottospecie, in tutte le regioni d’Italia. Cresce in boschi di latifoglie decidue, in boscaglie e
arbusteti, evitandone gli aspetti più caldi, su suoli preferibilmente calcarei, da sassosi ad argillosi,
sciolti, neutro-subacidi, nelle fasce submediterranea e montana. La specie appartiene a un gruppo
polimorfo con diverse microspecie di difficile identificazione. I frutti, commestibili ma di sapore
insipido, sono adatti alla distillazione, e un tempo venivano utilizzati per la fabbricazione delle
conserve; il legno, di color rosso-bruno con alburno avorio, è duro e compatto e un tempo era
impiegato per lavori artigianali come la costruzione di carri agricoli, manici di attrezzi e oggetti di
falegnameria. Il nome generico, già in uso presso i Romani, potrebbe derivare da due termini celtici
che significano ‘aspro’ e ‘mela’, quello specifico è di etimologia incerta. Forma biologica:
fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Sorbus domestica
L.
Il sorbo domestico è una specie dell’Europa meridionale presente allo stato spontaneo in tutte le
regioni d’Italia salvo che in Valle d’Aosta e Lombardia; in Italia settentrionale l’indigenato è