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Prunus spinosa
L. subsp.
spinosa
Il pruno selvatico è un arbusto deciduo a distribuzione eurasiatico-centroeuropea presente in tutte le
regioni d’Italia. Cresce nelle siepi, ai margini dei boschi, in densi popolamenti che colonizzano i
prati abbandonati, su suoli argillosi da mediamente freschi a subaridi, piuttosto ricchi in composti
azotati, con optimum nella fascia submediterranea; con il corniolo maschio è uno dei primi arbusti a
fiorire in primavera. I frutti, inizialmente molto aspri ed astringenti, diventano più gradevoli dopo
l’ammezzimento che di solito avviene con i primi geli. Il nome generico, già in uso presso i
Romani, è di etimologia incerta (deriva comunque dal greco ‘prunon’, che significa ‘prugna’),
quello specifico si riferisce ai rami spinescenti. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di
fioritura: marzo-aprile.
Pyracantha coccinea
M. Roem.
L’agazzino è un arbusto sempreverde diffuso nel bacino del Mediterraneo e in Asia Minore, di
dubbio indigenato in Italia, ove è presente allo stato subspontaneo in tutte le regioni salvo che in
Valle d’Aosta, Sicilia e forse Piemonte. È spesso coltivato a scopo ornamentale per la costruzione
di siepi protettive, cui si presta grazie alle dense spine presenti all’apice dei rami e talvolta appare
allo stato subspontaneo in boschi e boscaglie termofili e ai loro margini, in arbusteti e nelle siepi,
dal livello del mare a 900 m circa. I semi sono tossici. Il nome generico deriva da due parole greche
che significano ‘fuoco’ e ‘spina’ e si riferisce sia alla presenza di spine che al colore rosso vivo dei
frutti di alcune specie; il nome specifico, che in latino significa ’rosso’ si riferisce anch’esso al
colore dei frutti. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Pyrus communis
L.
Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed un pero dell’Asia occidentale
(
P. communis
subsp.
caucasica
). Ampiamente coltivato in tutta Italia sino alla fascia montana, è
sporadicamente inselvatichito nelle siepi che delimitano antiche proprietà. Le forme selvatiche,
chiamate
P. pyraster
, che secondo alcuni autori non meritano nemmeno il rango infraspecifico,
crescono su suoli argillosi freschi, sciolti, ricchi in basi. È una pianta abbastanza rustica che si
adatta bene a tutti i tipi di terreno, predilige posizioni soleggiate e può vivere circa 200 anni. La
potatura viene effettuata solo per migliorare la produttività, mentre non influisce sull’estetica. Il
legno, pesante, duro e compatto, è usato nella costruzione di oggetti di precisione come righelli o
squadre. La coltivazione a scopo alimentare risale a tempi antichissimi: fu citato da Omero, mentre
nelle Bucoliche Virgilio sprona Melibeo a innestare i peri, dimostrando l’uso consolidato di questa
pratica. Dal XIX secolo sono state prodotte cultivar di qualità e oggi esistono migliaia di varietà; i
frutti possono essere consumati freschi, cotti e utilizzati per fare marmellate. Il nome generico
deriva dal greco ‘pyr, pyròs’ (fuoco, del fuoco), per la forma conica dei frutti. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Pyrus pyraster
(L.) Burgsd.
Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed un pero dell’Asia occidentale
(
P. communis
subsp.
caucasica
). Le forme selvatiche europee, che secondo alcuni autori non
meritano nemmeno il rango infraspecifico, crescono su suoli argillosi freschi, sciolti, ricchi in basi.
Differiscono da quelle coltivate per i frutti molto più piccoli ed i rami subspinosi, ma sembra che
non esistano differenze genetiche tali da giustificare la loro distinzione a livello specifico. Il nome
generico deriva dal greco ‘pyr, pyròs’ (fuoco, del fuoco), per la forma conica dei frutti. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Quercus ilex
L. subsp.
ilex
Il leccio è l’albero mediterraneo per eccellenza, presente allo stato spontaneo in tutte le regioni
d’Italia salvo che in Valle d’Aosta, ma molto più abbondante nell’Italia mediterranea. È la specie
dominante nei residui boschi di sclerofille sempreverdi della macchia mediterranea, su suolo
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