6
4
Foglie più brevi di 3 cm, disposte in ciuffetti su brevi rami laterali, caduche in inverno
Larix decidua Mill.
Il larice è una specie eurosiberiana che ha raggiunto l'Italia proveniente
dalla Siberia durante il periodo glaciale. Il suo areale naturale in Italia è
limitato alle Alpi, ove forma il limite degli alberi associandosi al pino
cembro nelle catene interne a clima più continentale; lungo gli Appennini
viene sporadicamente utilizzato per rimboschimenti, di solito a quote alte.
La distribuzione regionale, allo stato spontaneo, si estende su tutte le aree
montuose del Friuli. Il legno, piuttosto compatto, si presta sia per lavori di
ebanisteria che come legname da opera. Dalla resina si ricava la 'trementina
di Venezia', usata come solvente. Il nome generico, di uso antico, potrebbe
derivare dalla radice celtica 'lar' (grasso) con allusione alla resina; il nome
specifico allude al fatto che questa è l'unica Pinacea della nostra flora che
perde le foglie d'inverno. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
5
Foglie opposte (attaccate una di fronte all'altra sul ramo)
6
5
Foglie alterne (attaccate su punti diversi del ramo)
13
6
Pianta lianosa
Clematis vitalba L.
Specie europea presente in tutta Italia dal livello del mare sino alle faggete
termofile montane. Nella nostra regione è ampiamente diffusa; in Carso è
presente ovunque. Nelle boscaglie può formare intrichi impenetrabili,
soprattutto in forre fresche ed umide. Appare, spesso con l'edera, anche in
ambienti urbani. Ha la capacità di aggrapparsi e arrampicarsi su alberi e
arbusti, spesso danneggiandoli per l'abbondante sviluppo fogliare. Con il
rovo ricopre spesso i muretti secchi del Carso, nell'estremo stadio di
degradazione del mantello forestale. La pianta è tossica in tutte le sue parti
per la presenza di protoanemonina. In passato veniva chiamata 'erba dei
cenciosi' in quanto i mendicanti erano soliti procurarsi irritazioni ed
ulcerazioni con le sue foglie per impietosire i passanti. In certe regioni
d'Italia (ad es. in Friuli) i rami legnosi venivano usati dai ragazzi come
succedaneo delle sigarette (in friulano: 'cincinis'), uso da sconsigliare
assolutamente a causa della loro tossicità. Il nome generico deriva dal
greco 'klematis', diminutivo di 'klêma' (tralcio di vite), in riferimento al
portamento della pianta. Il nome specifico deriva dal latino 'vitis alba' (vite
bianca), per il colore dei fiori. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo
di fioritura: maggio-luglio.
6
Alberi o arbusti
7
7
Foglie palmato-lobate, con 5 lobi
8
7
Foglie non palmato-lobate
9
8
Foglie più brevi di 10 cm. Ali del frutto formanti una T con il peduncolo
Acer campestre L.
L'acero campestre è una specie europeo-asiatica occidentale presente in
tutta Italia (in Sardegna come avventizia) sino alla fascia montana inferiore.
È diffuso in tutta la nostra regione ed è comune in Carso. Cresce in boschi
misti di latifoglie decidue, soprattutto ai loro margini, a volte nelle siepi.
Predilige suoli calcarei, ma ha un'ampia valenza ecologica. Resiste
all'inquinamento ed alla siccità e sopporta le potature; è una pianta molto
rustica impiegata per siepi, molto decorativa soprattutto in autunno grazie
alla colorazione, di un giallo intenso, delle foglie in procinto di cadere. Il
legno, duro, compatto e omogeneo si presta alla costruzione di attrezzi
agricoli, piccoli oggetti ed è un buon combustibile. Capitozzato a circa 3 m
di altezza, è stato largamente impiegato come tutore vivo della vite nella
classica piantata che ha contraddistinto per secoli il paesaggio della Pianura
Padana. Può vivere 150-200 anni. Il nome generico era già in uso presso i
Romani, e deriva dal latino 'acer' (appuntito, acuto, duro, aspro), forse per
la forma dei denti fogliari di
A. platanoides
, oppure in riferimento al fatto
che il legno di alcune specie europee, molto compatto ed elastico, era usato
per la fabbricazione di lance; il nome specifico allude al fatto che la pianta