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Il pesco, originario della Cina, fu introdotto in Persia (da cui il nome) e da
lì a Roma nel I secolo d.C., diffondendosi in tutto il bacino del
Mediterraneo. In Egitto il frutto era sacro ad Arpocrate, il dio del silenzio
e dell'infanzia (infatti tutt'oggi si paragonano le guance dei bambini alle
pesche). In Europa è usato sia come pianta da frutto che come pianta
ornamentale. È ampiamente coltivato in tutta Italia, e spesso
rinselvatichito in arbusteti e cedui di latifoglie, dal livello del mare ai 600
m circa. Anche nella nostra regione è coltivato e spesso rinselvatichito
nelle parti più calde del territorio (Carso e pianura friulana); in Carso
appare sporadicamente lungo strade, nelle siepi, in boschetti disturbati,
nelle discariche e presso gli abitati, su suoli argillosi piuttosto asciutti e
abbastanza ricchi in composti azotati. Il nome generico, già in uso presso
i Romani, è di etimologia incerta; quello specifico allude al territorio da
cui la pianta fu introdotta in Europa. Forma biologica: fanerofita
cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
100
Petali bianchi, o rosa solo in parte. Foglie meno di 2.5
volte più lunghe che larghe. Frutto non vellutato
101
101
Ovario infero, completamente nascosto nel ricettacolo. Frutto contenente più semi
Malus pumila Mill.
Il melo, originario dell'Europa ed Asia occidentale per ibridazione con
altre specie, è coltivato in tutta Italia sino alla fascia montana. Nella
nostra regione è coltivato ovunque; in Carso è comune. Appare anche in
forme inselvatichite che si avvicinano alla forma selvatica da alcuni autori
trattata come specie distinta,
M. sylvestris
. È una delle piante da frutto più
coltivate e diffuse; la mela viene definita 'falso frutto' in quanto si
sviluppa dal ricettacolo, mentre il vero frutto sarebbe il torsolo, che si
forma dall'ovario. Il nome generico è quello già utilizzato dai Romani;
quello specifico in latino significa 'piccolo', 'nano'. È noto anche come
Malus domestica
Borkh., in tal caso il nome specifico allude alla sua
coltivazione presso le case. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo
di fioritura: aprile-maggio.
101
Ovario semi-infero, visibile sul fondo di un ricettacolo
scavato a coppa. Frutto contenente un solo seme
102
102
Foglie (senza il picciolo) più lunghe di 8 cm. Fiori e frutti portati da peduncoli più
lunghi di 3.5 cm
Prunus avium L. subsp. avium
Il ciliegio è oggi divenuto subcosmopolita per coltivazione in diverse
varietà. L'areale originario dovrebbe essere il territorio che va dal
Caucaso ai Balcani; l'ingentilimento e la messa a coltura sono iniziati
nell'Asia occidentale. Allo stato coltivato è comune in tutta Italia sino alla
fascia montana inferiore; allo stato subspontaneo è diffuso ma non
comune. Nella nostra regione è ampiamente diffuso. Cresce in boschi
mesofili maturi e talvolta nelle siepi, su suoli argillosi piuttosto profondi e
abbastanza ricchi in composti azotati. Si coltiva per il frutto fresco o da
conservare in alcool, come pianta ornamentale, per la ricca fioritura
primaverile e per l'aspetto che acquisisce in autunno con l'ingiallimento
delle foglie, oppure per il legname. Il legno è duro, a grana uniforme,
dalle tonalità calde, bruno-rossicce, e si presta bene per la costruzione di
mobili di pregio e lavori al tornio. Le foglie contengono una sostanza
colorante viola. Vive tra gli 80 e i 120 anni. Il nome generico, già in uso
presso i Romani, è di etimologia incerta, quello specifico in latino
significa 'degli uccelli'. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
102
Foglie più brevi di 8 cm. Fiori e frutti portati da
peduncoli più brevi di 3.5 cm
103
103
Foglie con larghezza massima al centro, pelose di sotto. Frutto ovale (susina)
Prunus domestica L. subsp. domestica