Duino_book_ita - page 29

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Cresce allo stato subspontaneo presso le aree urbane in siepi e boschetti
disturbati, su suoli di solito calcarei, ricchi in scheletro e aridi d'estate. È
una specie molto usata a scopo ornamentale. Grazie alla sua frugalità può
essere impiegata come pianta pioniera nei rimboschimenti. Il nome del
genere deriva dal greco antico 'kerkis' (navicella), in riferimento alla
forma del frutto; anche il nome specifico, che deriva dal latino 'siliqua', si
riferisce alla forma allungata del legume. Il nome comune è 'albero di
Giuda'; tale nome è probabilmente una storpiatura di 'albero della Giudea'
(regione in cui era molto diffuso); secondo la tradizione popolare, Giuda
si sarebbe impiccato su quest'albero. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Foglie a margine dentato. Fiori non rosa. Frutto diverso
da un legume
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Foglie lucide, più strette di 5 cm. Petali bianchi. Frutto carnoso a drupa, nero a
maturità
Prunus mahaleb L. s.l.
Il ciliegio canino è un arbusto submediterraneo presente in quasi tutta
Italia, salvo che in Sardegna, dal livello del mare agli 800 m circa (ma in
Sicilia arriva fino ai 1900 m). Nella nostra regione è diffuso dal Carso alle
Prealpi con qualche stazione sui versanti meridionali delle Alpi; in Carso,
ove sembra esserci solo la subsp.
fiumana
, è comune ovunque ed
abbondante presso la costa. Cresce in boschi radi, macchie, siepi, nei
mantelli di boschi termofili, anche pioniero su suoli di solito calcarei e
spesso sassosi. Dai frutti si ricavano essenze per liquori. Tutta la pianta
contiene cumarine, composti aromatici usati nella confezione di essenze
di frutta e profumi. Il legno, per le caratteristiche aromatizzanti, viene
usato per fabbricare pipe; veniva impiegato anche, a causa della sua
durezza e resistenza, per lavori di tornitura e per fabbricare giocattoli. La
pianta selvatica è spesso impiegata come portainnesto per varietà di
ciliegi da frutto. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di
etimologia incerta; quello specifico deriva dall'arabo, ed allude forse al
nome di un'antica città del Libano. Forma biologica: fanerofita cespitosa
(fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie opache, solitamente più larghe di 5 cm. Petali
assenti o non bianchi. Frutto di aspetto diverso
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Albero più alto di 10 m a maturità. Frutti portati da un lungo peduncolo munito di ala
trasversale
Tilia cordata Mill.
Il tiglio selvatico è un albero europeo presente in tutte le regioni dell'Italia
continentale salvo che in Puglia e forse in Umbria. Nella nostra regione è
diffuso dalla costa alla fascia montana, con ampie lacune nella bassa
pianura; in Carso è spesso coltivato nei villaggi presso le chiese, ma non è
raro anche allo stato spontaneo. Cresce nei boschi freschi di latifoglie
decidue su suoli limoso-argillosi profondi, ricchi in basi, spesso alla base
di pendii esposti a nord. I fiori e le brattee sono usati in erboristeria per la
preparazione di tisane calmanti ed emollienti. Oggi i tigli (spesso in
varietà ibridogene) riempiono gli spazi di verde ritagliati nelle nostre
città, poiché resistono bene all'inquinamento atmosferico. I Romani
utilizzavano la corteccia, tagliata in strisce, seccata e successivamente
macerata, per ricavarne delle fibre usate nella fabbricazione di corde,
tessuti e nella preparazione delle 'vincula tiliae', bende per fasciare le
ferite. È una specie molto longeva, che può vivere anche più di 1000 anni.
Il nome generico, già in uso presso i Romani, deriva dal greco 'ptilon'
(ala), in riferimento alla brattea del peduncolo fruttifero che funge da ala
durante la disseminazione facilitata dal vento; quello specifico significa
'cuoriforme' ed allude alla forma delle foglie. Forma biologica: fanerofita
cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Arbusti o alberelli più bassi di 10 m a maturità. Frutti
non portati da un peduncolo munito di ala
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