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Picciolo coperto di ghiandole (lente!). Frutto secco (nocciola). Foglie mai lobate
Corylus avellana L.
Il nocciolo è una specie europea con tendenza subatlantico-
submediterranea presente in tutta Italia dalla fascia submediterranea a
quella montana. È diffuso in tutta la nostra regione sino alla fascia
montana; in Carso è comune solo nei boschi di dolina e nei loro mantelli,
in cui è spesso dominante. Cresce nelle radure e nei mantelli di boschi di
latifoglie decidue, su suoli limoso-argillosi profondi, freschi, umiferi,
ricchi in basi e composti azotati. Le qualità alimentari della nocciola sono
note fin dall'antichità: sono un alimento energetico di grande valore e una
preziosa fonte di vitamine e minerali. L'industria dolciaria utilizza la
farina di nocciole per la produzione di nocciolati, torroni e pasta di
gianduia (creata quando Napoleone bloccò l'importazione delle spezie e si
verificò una penuria di cacao). L'alta capacità pollonifera ha favorito la
coltivazione come pianta ornamentale e da frutto. Il legno, ottimo
combustibile, è utilizzato anche per palerie. Il nome generico deriva dal
greco 'koris' (elmo), e allude alla forma dell'involucro erbaceo che ricopre
la nocciola; il nome specifico deriva da Avella, un centro campano nella
provincia di Avellino, noto fin dai tempi dei Romani per la produzione di
nocciole. Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura:
marzo-aprile.
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Picciolo senza ghiandole. Frutto carnoso, a forma di mora. Alcune foglie spesso lobate
Broussonetia papyrifera (L.) Vent.
Specie di origine asiatico-orientale introdotta in Europa nella metà del
XVII secolo ed oggi presente come avventizia in quasi tutta Italia, dal
livello del mare ai 600 m circa. È diffusa in tutta la parte meridionale
della nostra regione; in Carso è comune ovunque. Cresce in ambienti
ruderali, compresi i muri, ma è anche un alberello ornamentale spesso
piantato lungo le strade. A volte diviene dominante, forse per allelopatia,
assieme ad ailanto e robinia. Dalla corteccia si ricavano, per macerazione,
fibre molto lunghe usate in Giappone nella produzione di una carta
pregiata, nota col nome di carta cinese o carta di seta, e in Polinesia per
produrre filati e tessuti. In Cina la pianta viene utilizzata in sostituzione
del gelso per l'allevamento dei bachi da seta. Il genere è dedicato al
naturalista francese P. M. A. Broussonet (1761-1807); il nome specifico
fa riferimento all'utilizzo della pianta per la produzione di carta: 'papyros',
infatti, è la pianta da cui gli antichi Egizi ricavavano la carta. Forma
biologica: fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura:
maggio-giugno.
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Foglie sempreverdi, coriacee
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Foglie decidue, non coriacee
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Foglie (non sono foglie ma fusti modificati!) più brevi di 4 cm, con punta pungente
Ruscus aculeatus L.
Il pungitopo è una specie mediterranea presente in tutte le regioni d'Italia.
La distribuzione regionale si estende dalla costa sino alle Prealpi con
singole stazioni nei fondovalle alpini; in Carso è localmente comune.
Cresce nella macchia mediterranea e negli aspetti più caldi dei boschi
decidui, su suoli limoso-argillosi profondi, neutro-basici, al di sotto della
fascia montana inferiore. Tutta la pianta è tossica da fresca. Insieme
all'agrifoglio è una delle piante tradizionali del Natale: la raccolta
sconsiderata a fini commerciali ne ha minacciato la presenza allo stato
spontaneo. Nella credenza popolare è considerata pianta augurale. I getti
giovani sono commestibili previa cottura e vengono consumati come gli
asparagi. In alcune regioni, con i rami spinosi della pianta venivano
protetti i formaggi in stagionatura contro i morsi dei topi, da cui il nome
italiano 'pungitopo'. Il nome del genere deriva dal greco 'rugchos' (becco,
rostro), per i cladodi dalla punta aguzza che ricordano un becco d'uccello.
Forma biologica: geofita rizomatosa/camefita fruticosa. Periodo di
fioritura: febbraio-aprile, settembre-ottobre.
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