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foglie. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-
maggio.
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Foglie a conto
r
no triangolare o romboidale
Populus nigra L.
Il pioppo nero è un albero eurasiatico-sudeuropeo presente in tutta Italia dal
livello del mare alla fascia montana inferiore; viene spesso confuso con
ibridi introdotti chiamati
Populus x canadensis
. È diffuso in tutta la nostra
regione sino ai fondovalle. Cresce in stazioni umide ma spesso anche in
luoghi disturbati, su suoli da ghiaioso-sabbiosi a limoso-argillosi. Dal legno
si ottiene un'ottima pasta da carta; è impiegato inoltre nella fabbricazione di
fiammiferi, compensati e truciolati. Il portamento maestoso lo rende adatto
come pianta ornamentale. La var.
italica
, il pioppo cipressino, è
distinguibile per il portamento slanciato e colonnare simile al cipresso. Il
nome generico, di etimologia incerta, era già in uso presso gli antichi
Romani, quello specifico allude alla corteccia più scura di quella di altre
specie congeneri. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
marzo-aprile.
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Foglie a contorno non triangolare né romboidale
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Foglie a base cuoriforme
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Foglie a base non cuoriforme
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Foglie lucide, più strette di 5 cm. Petali bianchi. Frutto carnoso
Prunus mahaleb L. s.l.
Il ciliegio canino è un arbusto submediterraneo presente in quasi tutta
Italia, salvo che in Sardegna, dal livello del mare agli 800 m circa (ma in
Sicilia arriva fino ai 1900 m). Nella nostra regione è diffuso dal Carso alle
Prealpi con qualche stazione sui versanti meridionali delle Alpi; in Carso,
ove sembra esserci solo la subsp.
fiumana
, è comune ovunque ed
abbondante presso la costa. Cresce in boschi radi, macchie, siepi, nei
mantelli di boschi termofili, anche pioniero su suoli di solito calcarei e
spesso sassosi. Dai frutti si ricavano essenze per liquori. Tutta la pianta
contiene cumarine, composti aromatici usati nella confezione di essenze di
frutta e profumi. Il legno, per le caratteristiche aromatizzanti, viene usato
per fabbricare pipe; veniva impiegato anche, a causa della sua durezza e
resistenza, per lavori di tornitura e per fabbricare giocattoli. La pianta
selvatica è spesso impiegata come portainnesto per varietà di ciliegi da
frutto. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia
incerta; quello specifico deriva dall'arabo, ed allude forse al nome di
un'antica città del Libano. Forma biologica: fanerofita cespitosa (fanerofita
scaposa). Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie opache, solitamente più larghe di 5 cm. Petali verdastri. Frutto secco
Tilia cordata Mill.
Il tiglio selvatico è un albero europeo presente in tutte le regioni dell'Italia
continentale salvo che in Puglia e forse in Umbria. Nella nostra regione è
diffuso dalla costa alla fascia montana, con ampie lacune nella bassa
pianura. Cresce nei boschi freschi di latifoglie decidue su suoli limoso-
argillosi profondi, ricchi in basi, spesso alla base di pendii esposti a nord. I
fiori e le brattee sono usati in erboristeria per la preparazione di tisane
calmanti ed emollienti. Oggi i tigli (spesso in varietà ibridogene) riempiono
gli spazi di verde ritagliati nelle nostre città, poiché resistono bene
all'inquinamento atmosferico. I Romani utilizzavano la corteccia, tagliata in
strisce, seccata e successivamente macerata, per ricavarne delle fibre usate
nella fabbricazione di corde, tessuti e nella preparazione delle 'vincula
tiliae', bende per fasciare le ferite. È una specie molto longeva, che può
vivere anche più di 1000 anni. Il nome generico, già in uso presso i
Romani, deriva dal greco 'ptilon' (ala), in riferimento alla brattea del
peduncolo fruttifero che funge da ala durante la disseminazione facilitata