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1
Foglie aghiformi
2
1
Foglie non aghiformi
4
2
Albero molto più alto di 4 m. Foglie riunite in fascetti di 2, più lunghe di 4 cm.
Infruttescenza a pigna, legnosa
Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra
Il pino nero è un albero preglaciale a carattere relitto, con areale piuttosto
ampio e frammentario sulle montagne dell'Europa meridionale e
differenziazione in numerose stirpi locali variamente trattate a livello
tassonomico. In Italia le sue stazioni primarie sono limitate alle Alpi e
Prealpi calcareo-dolomitiche e all'Appennino centrale. Cresce su rupi
calcaree, dal livello del mare ai 1200 m circa. Nella nostra regione le
stazioni primarie sono limitate ad Alpi e Prealpi calcareo-dolomitiche; in
Carso è stato introdotto dalla metà dell'800 ed è divenuto ubiquitario ed
invasivo, partecipando al rimboschimento naturale delle lande con grande
successo riproduttivo. Si tratta di un pino molto apprezzato a scopo
paesaggistico e ornamentale per la sua adattabilità, per lo sviluppo
relativamente rapido e per il notevole effetto estetico. Può essere utilizzato
come essenza da legno o per il rimboschimento nelle zone montane in fasce
comprese fra i 600 e i 1500 m. Il nome generico è quello usato dai Romani
per indicare il pino mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece,
resina, essudato della pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal
celtico 'pen' (testa) per la forma della chioma degli alberi. Il nome specifico
allude al colore scuro della scorza e della chioma. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
2
Cespugli più bassi di 4 m a maturità. Foglie disposte in
verticilli, più brevi di 4 cm. Infruttescenza sferica, un po'
carnosa
3
3
Foglie (in realtà sono fusti modificati!) senza strie chiare di sopra. Fiori con petali
Asparagus acutifolius L.
L'asparago pungente è una specie stenomediterranea presente in tutte le
regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta e Piemonte, dal livello del mare
ai 1300 m circa. Nella nostra regione è diffusa soprattutto nella parte
orientale, dalla costa fino alla conca di Tolmezzo ove è però rara. I
germogli giovani sono commestibili previa cottura; dopo il consumo si
forma un metilcaptano, che viene eliminato con le urine, conferendo loro
un odore penetrante. I frutti sono tossici. Il nome generico deriva
probabilmente dall'antico persiano 'asparag' (germoglio, punta), oppure dal
greco 'speìro' (semino), che con l'alfa privativo sta ad indicare la facilità di
con cui la pianta si moltiplica per via vegetativa; il nome specifico si
riferisce ai cladodi rigidi e pungenti. Forma biologica: geofita
rizomatosa/nanofanerofita. Periodo di fioritura: agosto-settembre.
3
Foglie con una stria chiara di sopra. Fiori senza petali
Juniperus communis L.
Il ginepro comune è un arbusto eurasiatico presente in tutta Italia, dal
livello del mare ai 1500 m circa (raramente più in alto). Nella nostra
regione è diffuso, con lacune in pianura, sino alla fascia montana, più in
alto vicariato dalla subsp.
alpina
, mentre la var.
intermedia
è presente
nell'Istria montana e nelle Prealpi friulane; in Carso è comune quasi
ovunque. Cresce in arbusteti pionieri o in boschi molto aperti in cui la sua
frequenza aumenta con la profondità dei suoli e con l'altitudine, su suoli
argillosi da subaridi a freschi, spesso decalcificati e quindi da neutri a
subacidi. Il legno duro e compatto è ricercato per lavori di ebanisteria e per
la costruzione di utensili. Con i galbuli si aromatizzano le acquaviti di
cereali, ottenendo il famoso 'gin'. I galbuli possiedono anche proprietà
balsamiche e sono utilizzati nelle affezioni delle vie respiratorie e urinarie.
Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di origine controversa:
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