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Abies nordmanniana
(Steven) Spach
L'abete di Nordmann, è nativo della Turchia , Georgia e Caucaso,
incluse le parti settentrionali dell'Armenia,ove cresce tra i 900 e i
2.200 m su montagne con precipitazioni che superano i 1.000 mm
annui. La sua attuale distribuzione è associata alla presenza di
foreste rifugiali che esistevano durante l'era glaciale presso le coste
del Mar Nero. Si tratta di un grande conifera sempreverde che
cresce sino a 60 m di altezza, con un diametro del tronco che può
raggungere i 2 m. Nel Caucaso Occidentale alcuni esemplari sono
stati segnalati per essere alti 78-85 m, essendo così gli alberi
spontanei più alti d'Europa . Nell'Orto Botanico di Torino la specie
è stata citata per la prima volta in coltivazione nel 1857 quando ne
fu acquistato un esemplare dai Sig.ri Portier e Mesender.
Attualmente è presente con un unico esemplare. L'abete di
Nordmann è una delle specie più importanti per la produzione di
alberi di Natale, essendo favorito dal suo attraente fogliame con aghi che non cadono facilmente quando l'albero si
secca. E 'anche un'importante albero ornamentale in parchi e grandi giardini di tutta Europa. Il legno, morbido e bianco,
viene utilizzato per costruzioni e per la produzione di carta. Il nome generico era già in uso presso i Romani e forse
deriva dal greco 'abios' (longevo), oppure dal latino 'abire' (andarsene), forse in riferimento alla grande altezza; quello
specifico è dedicato allo scopritore della specie, il naturalista finlandese Alexander von Nordmann (1803-1866), che
lavorava a Odessa. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Abies pinsapo
Boiss.
L'abete di Spagna è un albero originario della Spagna meridionale
(la varietà tipica) e del Marocco settentrionale (la var.
marocana
,
talvolta considerata specie a sé stante). Attualmente in Italia è usato
a scopo prevalentemente ornamentale in parchi e giardini.
Nell'Orto Botanico di Torino la specie è di recente coltivazione,
introdotta nel 1998 in seguito ad abbattimento per ragioni di
sicurezza di un esemplare di
Quercus ambigua
. Attualmente è
presente con un unico esemplare. Il nome generico era già in uso
presso i Romani e forse deriva dal greco 'abios' (longevo), oppure
dal latino 'abire' (andarsene), forse in riferimento alla grande
altezza; quello specifico deriva dal nome comune di questa specie
usato nella sua zona d'origine. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Acer campestre
L.
L'acero campestre è un albero a distribuzione europeo-asiatica
occidentale presente in tutte le regioni d'Italia (in Sardegna come
avventizia). Cresce in boschi misti di latifoglie decidue, soprattutto
ai loro margini, a volte nelle siepi, di solito su suoli calcarei, ma
con ampia valenza ecologica, dal livello del mare alla fascia
montana inferiore. Nell'Orto Botanico di Torino la specie è stata
citata per la prima volta in coltivazione nel 1821 e successivamente
nel 1874. Attualmente è presente con un unico esemplare. Resiste
all'inquinamento e alla siccità e sopporta le potature; è una pianta
molto rustica impiegata per siepi, molto decorativa soprattutto in
autunno grazie alla colorazione, di un giallo intenso, delle foglie in
procinto di cadere. Il legno, duro, compatto e omogeneo si presta
alla costruzione di attrezzi agricoli ed è un buon combustibile.
Capitozzato a circa 3 m di altezza, l'acero campestre è stato
largamente impiegato come tutore vivo della vite nella classica piantata che ha contraddistinto per secoli il paesaggio
della Pianura Padana. Il nome generico era già in uso presso i Romani, e deriva dal latino 'acer' (appuntito, acuto, duro,
aspro), forse per la forma dei denti fogliari di
A. platanoides
, oppure in riferimento al fatto che il legno di alcune specie
europee, molto compatto ed elastico, era usato per la fabbricazione di lance; il nome specifico si riferisce al fatto che la
pianta è un importante costituente delle siepi che delimitano i campi. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.