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Acer negundo
L.
L'acero negundo, originario dal settore orientale del Nord America,
fu importato in Europa alla fine del '600 e segnalato per la prima
volta in Italia nel 1780. Nell'Orto Botanico di Torino la specie è
stata citata per la prima volta in coltivazione nel 1821. Attualmente
è presente con un unico esemplare di diametro piuttosto rilevante,
pari a circa 55 cm, tale da avere i requisiti per l'inserimento tra gli
alberi monumentali della città di Torino secondo quanto previsto
dalla Legge Regionale n°50 del 1995 (e sue modifiche con L.R.
n°4 del 2009) recepita dal relativo Regolamento del Comune di
Torino. È un albero a rapido accrescimento che vive fino a circa
150 anni e viene spesso coltivato a scopo ornamentale, in diverse
cultivar, alcune a foglie variegate. Spesso compare allo stato
spontaneo, comportandosi come una pericolosa specie aliena
invasiva avvantaggiata dal possedere frutti alati che il vento
disperde con grande facilità; mostra una decisa tendenza a insediarsi in ambienti abbandonati e umidi. Modifica
sensibilmente il paesaggio naturale e riduce la biodiversità delle cenosi boschive, soprattutto in ambienti ripariali; ha
esigenze ecologiche simili a quelle di diverse latifoglie autoctone dei suoli alluvionali freschi, dove cresce velocemente
e fruttifica in abbondanza. È specie inclusa nella lista nera delle specie alloctone vegetali in Lombardia, inserita tra le
specie esotiche a carattere infestante e dannose per la conservazione della biodiversità. In Italia è diffuso soprattutto al
Nord e al Centro ed è comune anche nella Pianura Padana. Dalla concentrazione della linfa, nell'area d'origine, si
produce una sostanza zuccherina ad uso alimentare (sciroppo d'acero), simile a quella ottenuta dall'acero da zucchero
(
Acer saccharum
). Il nome generico, già in uso presso i Romani, deriva dal latino 'acer' (appuntito, acuto), forse per
l'acutezza dei denti fogliari di diverse specie fra cui
Acer platanoides
, oppure in riferimento al fatto che il legno di
alcune specie europee, molto compatto ed elastico, era usato per la fabbricazione di lance. L'etimologia del nome
specifico è incerta, ma sembra sia collegata, nei richiami subliminali di Linneo, allo hindi 'nigrundi', al bengali
'nishinda' e al filippino 'lagundi', termini riferiti a specie asiatiche di
Acer
. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo
di fioritura: aprile-maggio.
Acer opalus
Mill. subsp.
opalus
L'acero opalo è una specie dell'Europa sudoccidentale, presente con
due sottospecie in tutta Italia salvo che in Valle d'Aosta, Trentino-
Alto Adige, Veneto e Sardegna; la sottospecie nominale ha
distribuzione più ristretta, essendo limitata ai rilievi dal Piemonte
all'Appennino Tosco-Emiliano. Nell'Orto Botanico di Torino la
specie è stata citata per la prima volta in coltivazione nel 1821.
Attualmente è presente con un unico esemplare di diametro
piuttosto rilevante, pari a circa 52 cm, tale da avere i requisiti per
l'inserimento tra gli alberi monumentali della città di Torino
secondo quanto previsto dalla Legge Regionale n°50 del 1995 (e
sue modifiche con L.R. n°4 del 2009) recepita dal relativo
Regolamento del Comune di Torino. Cresce in cerrete e boschi
misti mesofili. L'utilità e gli impieghi di quest'acero sono volti alla
lavorazione del legno. Il nome generico era già in uso presso i
Romani, e deriva dal latino 'acer' (appuntito, acuto), forse per la forma dei denti fogliari di
A. platanoides
, oppure in
riferimento al fatto che il legno di alcune specie europee, molto compatto ed elastico, era usato per la fabbricazione di
lance; il nome specifico è di etimologia incerta: potrebbe riferirsi all'opale e alludere al colore delle foglie. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile.
Acer pseudoplatanus
L.
L'acero di monte è un albero a distribuzione europeo-asiatica
occidentale presente in tutte le regioni d'Italia (in Sardegna come
avventizio). Nell'Orto Botanico di Torino la specie è di relativamente
recente coltivazione, non sono note fonti che ne attestino la coltura in
epoche storiche. Attualmente è presente con alcuni esemplari. Nel
verde pubblico torinese è ben rappresentata una specie dall'aspetto
piuttosto simile,
Acer platanoides
, con circa 5.000 esemplari, che è la
terza specie maggiormente presente nel verde pubblico torinese.
Cresce in boschi freschi, soprattutto di forra, e colonizza anche i
percorsi delle slavine contribuendo alla ricostituzione del bosco,
dalla fascia submediterranea a quella montana. Il legno, duro ed
elastico, è il più pregiato tra quello degli aceri, per cui questo albero
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