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con L.R. n°4 del 2009) recepita dal relativo Regolamento del
Comune di Torino. È spesso utilizzata in parchi, giardini ed
alberature stradali, per le grandi e vistose infiorescenze, la chioma
espansa e i caratteristici lunghi frutti, da cui il nome volgare 'albero
dei sigari'. Cresce subspontanea in ambienti ruderali e lungo le
starde. Il nome generico è quello con cui gli indiani d'America la
designavano; il nome specifico allude alla somiglianza con piante
del genere
Bignonia
, a sua volta dedicato all'abate Jean-Paul
Bignon (1662-1743). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo
di fioritura: maggio-giugno.
Cedrus atlantica
(Endl.) Carrière
Il cedro dell'Atlante è originario dai monti dell'Atlante in Marocco,
Algeria e Tunisia; in Italia è stato introdotto nel XIX secolo e viene
frequentemente coltivato nei parchi; è segnalato come specie
avventizia in Sicilia e Sardegna. Nell'Orto Botanico di Torino la
specie è stata citata per la prima volta in coltivazione nel 1881.
Attualmente è presente con un unico esemplare di discrete
dimensioni che potrebbe risalire a fine '800 inizio '900. Il legno, il
più pregiato tra quello dei cedri, è bruno, molto odoroso ed è
durevole e resistente agli agenti atmosferici. L'albero vive più di
500 anni. Il nome generico deriva dal termine greco 'kédros', che
indicava una conifera non meglio identificata; il nome specifico e
quello comune (cedro dell'Atlante) derivano dalla zona di origine,
la catena dell'Atlante in Nord-Africa. Forma biologica: fanerofita
scaposa.
Cedrus deodara
(Roxb.) G. Don
Il cedro dell'Himalaya è una specie originaria dalle catene
occidentali dell'Himalaya (Afghanistan, Pakistan, Kashmir, India
nord-occidentale) dove vive tra i 1000 e i 2800 m. Fu introdotto in
Europa a scopo ornamentale nel 1822 ed è oggi ampiamente
utilizzato come albero ornamentale in grandi parchi e giardini, ma
solo in aree con inverno mite. In Italia è segnalato a partire dal
1828, ed è oggi è presente con più varietà; appare anche allo stato
subspontaneo come specie avventizia in Lombardia, Trentino-Alto
Adige, Veneto e Campania. Le temperature minime dell'inverno
1985 (fino a –20 °C) eliminarono gran parte degli esemplari dalla
Pianura Padana. Nell'Orto Botanico di Torino la specie è stata
citata per la prima volta in coltivazione nel 1843 con il nome di
Pinus deodara
e
Larix deodara
quando furono messi a dimora semi
provenienti dall'Himalaya e giovani piante acquistate dal vivaio Burdin di Torino. Attualmente è presente con un unico
esemplare. Nei luoghi d'origine il legno era storicamente usato per costruire templi, idoli e oggetti sacri. La specie è
abbastanza sensibile agli inquinanti atmosferici. Il nome generico deriva dal termine greco 'kédros', che indicava una
conifera non meglio identificata; il nome specifico deriva dal sanscrito 'devad
ā
ru' o 'devodara' (albero degli dèi), in
riferimento alla sua imponenza e all'utilizzo del legno. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Cedrus libani
A. Rich.
Il cedro del Libano è originario dell'Anatolia meridionale, della
Siria e del Libano; in Europa è stato introdotto nel XVII secolo a
scopo ornamentale e per l'utilizzo del legname; in Italia è segnalato
a partire dal 1822. Nell'Orto Botanico di Torino la specie è stata
citata per la prima volta in coltivazione nel 1821 con il nome di
Pinus cedrus; inoltre semi provenienti da Pavia furono seminati nel
1882. Attualmente è presente con un unico esemplare
probabilmente risalente agli ultimi decenni dell'800, di diametro
piuttosto rilevante, pari a circa 85cm, tale da avere i requisiti per
l'inserimento tra gli alberi monumentali della città di Torino
secondo quanto previsto dalla Legge Regionale n°50 del 1995 (e
sue modifiche con L.R. n°4 del 2009) recepita dal relativo
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